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La metamorfosi inquietante della guerra in Ucraina

La metamorfosi inquietante della guerra in Ucraina

TARANTO-ADISTA. C’erano una volta i principi della guerra difensiva. L’Ucraina, invasa brutalmente dalla Russia nel 2022, aveva conquistato il sostegno dell’opinione pubblica internazionale con un racconto chiaro: resistenza, autodifesa, difesa dei civili, della sovranità, della sua libertà. Non era una guerra per conquistare, ma per sopravvivere. All’epoca, ogni attacco ucraino su territorio russo veniva subito smentito da Kiev e respinto mediaticamente dal governo ucraino come “false flag”, ossia come operazioni di ddisinformazionemesse in campo dal Cremlino per delegittimare la causa ucraina.

Oggi le cose sono cambiate. Nel giro di tre anni, assistiamo a un’inversione di paradigma: attacchi regolari su regioni russe, aeroporti, infrastrutture, persino sulla capitale Mosca. Droni ucraini sono temuti nei giorni delle celebrazioni per la vittoria sul nazismo, un simbolo profondamente radicato nella memoria collettiva russa. Non si tratta più solo di rispondere all’invasione di Putin, ma di colpire il cuore della Russia, la sua stessa memoria storica. Quali potranno essere le conseguenze in termini di aumento di consensi per Putin è facile immaginare. Forse questo porterà a Zelensky nell'ala nazionalistica Ucraina, quella più estrema.

È difficile non vedere in queste azioni un cambiamento di strategia Che segna una metamorfosi di questa guerra. Un mutamento pericoloso, che travalica i confini della legittima difesa per trasformarsi in qualcosa di più simile a una guerra totale, su scala globale e simbolica. Non è solo l’Ucraina ad aver cambiato postura: questo tipo di operazioni, un tempo considerate troppo rischiose o destabilizzanti, oggi sembrano godere di un tacito — e a volte esplicito — sostegno occidentale. Una legittimazione che spinge verso un’escalation sempre più difficile da controllare.

Ci si deve allora chiedere: fino a che punto la narrazione iniziale regge ancora? Cosa resta dei principi umanitari, della proporzionalità, della ricerca di una via d’uscita negoziata? La guerra, si sa, tende a divorare i suoi scopi iniziali. E quando la sete di vittoria prende il posto del desiderio di pace, tutti, anche chi sostiene la guerra in buona fede, devono fermarsi a riflettere. Questa metamorfosi preoccupa profondamente. Non per negare il diritto ucraino a difendersi, ma per ribadire che la pace, quella vera, non nascerà da questa escalation. Senza questa consapevolezza, rischiamo che la guerra finisca per generare nuove catene d'odio e per perpetuare solo sé stessa e le leadership che stanno alla sua testa.

* Presidente PeaceLink

 

Immagine tratta da: Immagine tratta da:Kamenski, Alexander: Chagall. Die Russischen Jahren 1907-1922. Stoccarda: Klett-Cotta, 1989, in Flickr

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