
Abusi: quali “verità, giustizia e risarcimenti”
Tratto da: Adista Documenti n° 21 del 08/06/2024
Marzo 2024. Giuseppe (61 anni) dopo aver denunciato nel 2020 al Servizio Tutela Minori della sua diocesi gli abusi subiti in età adolescenziale (dai 12 ai 16 anni), durante la sua formazione nel seminario di un ordine religioso del Veneto, su sua richiesta si sente comunicare verbalmente, dallo stesso STM, che il processo canonico si è concluso. Il sacerdote abusatore, collocato in altra diocesi, è stato esonerato dal servizio pastorale.
Vicenda paradigmatica nella chiesa italiana. Quali “verità, giustizia e risarcimenti”?
Scorrendo la vasta documentazione della chiesa universale in merito agli abusi, troviamo ferme condanne, richieste di perdono, palesata vergogna e definizione di linee guida e interventi necessari perché nulla più accada o quantomeno la realtà della pedofilia, negli ambienti ecclesiali, trovi anticorpi in grado di scongiurare i livelli raggiunti.
Pronunciamenti a vari livelli a partire da quello più elevato dei papi regnanti, da Benedetto XVI a papa Francesco, dalle diverse conferenze episcopali ai dicasteri vaticani, un profluvio di dissertazioni, analisi, programmi di intervento, talvolta orientati verso un’incisività ricercata e in apparenza convinta, in altre circostanze palesemente atte a fronteggiare quanto, in numerosi Paesi, andava emergendo per inchieste giornalistiche e, talvolta, conseguenti indagini indipendenti da parte di volonterose conferenze episcopali.
Questa non è la sede per un dettagliato elenco di tali documenti che, in linea di massima, non si può certo affermare che non prendano in considerazione la drammatica piaga che affligge la Chiesa e di rimando e in modo ineludibile le realtà civili in cui la Chiesa si trova ad essere presente ed operare.
Mi preme questa precisazione per chiarire da subito che il tema dovrebbe impattare in prima battuta sulla coscienza civile di ognuno di noi prima che sul nostro essere Chiesa. Gli abusi, nei codici delle società civili, sono innegabilmente gravissimi delitti contro la persona, ancorché posti in essere contro minori o persone vulnerabili. Tale considerazione vuol togliere di mezzo, da subito, una deviata e deviante interpretazione ecclesiale che vede in tali vicende un’offesa a Dio e alla comunità con riferimento al sesto comandamento.
Innegabile tale ricaduta sul piano religioso ma non accettabile se questo comporta l’assunzione di un abito mentale e comportamenti concreti che hanno portato e portano alla definizione e assunzione di un solo foro interno alla Chiesa stessa.
I succitati documenti e pronunciamenti (in merito rimando volentieri all’interessante e compiuto lavoro di raccolta posto in essere dalla Rete Viandanti sul suo sito www.viandanti.org - “Abusi nella Chiesa”) sono generalmente rivolti alla definizione di procedure interne all’Istituzione che si fondano sulla normativa del diritto canonico, assolutamente meritevole di revisione e aggiornamento anche con riferimento al cammino compiuto da ampie componenti della Chiesa stessa dopo il Concilio Vaticano II.
In prevalenza si è generalmente evitato di prevedere denunce alle autorità civili e solo negli ultimi anni alcune Conferenze episcopali, anche in Europa, hanno intrapreso comportamenti coerenti e trasparenti avvalendosi di una fattiva collaborazione con le procure dei relativi Stati.
Dopo la fondamentale indagine posta in essere agli inizi del millennio dai giornalisti del Boston Globe molto altro è emerso in merito nella Chiesa Cattolica ma ancora in modo e per entità del tutto insufficienti.
Il gesuita padre Hans Zollner, già parte della Commissione Pontificia per la tutela dei minori, ha più volte affermato che il personale pedofilo nella Chiesa si può stimare tra il 3% il 5%!
Adista svolge da sempre un prezioso lavoro di informazione con il relazionare su quanto accade e viene posto in essere a livello mondiale, dagli esiti della Commissione di indagine indipendente francese CIASE (presieduta da Jean-Marc Sauvé) alle diverse indagini indipendenti commissionate da diverse realtà della Chiesa tedesca.
In Germania i recenti lavori sinodali hanno posto al centro lo scandalo degli abusi ritenendolo uno dei pilastri del clericalismo al quale spesso si riferisce papa Francesco.
Notavo che si tratta di un grave problema in primis sul piano civile e quindi si rende necessario un forte appello alla coscienza laica di ogni cattolico adulto. Come è possibile rapportarsi al Vangelo e alla sua radicalità e non reagire in modo deciso e fermo di fronte alla piaga degli abusi? Abusi di coscienza, spirituali, psicologici e sessuali posti in essere a fronte di una conclamata e distorta concezione del sacro, interpretata, per quanto concerne i presbiteri, da una visione del ministero ordinato escludente ed esclusiva in una Chiesa patriarcale ed autoreferenziale.
Nel contesto internazionale citato, la Chiesa italiana è fanalino di coda, chiusa a riccio nell’espletamento di pratiche interne volte principalmente, per quanto asserito, alla formazione, alla raccolta e gestione, sempre ad intra, di quanto talvolta emerge. Il primo report del novembre ‘22 e la seconda rilevazione del novembre ‘23 hanno disvelato numeri risibili, una rete di monitoraggio ancora incompleta e buchi informativi eclatanti. Gli stessi destinatari della formazione hanno posto in evidenza la mancanza di riferimenti esterni a comprova dei necessari confronti.
I dati validati, peraltro da personale dell’Università Cattolica di Piacenza (nessuna terzietà assicurata), soggiacciono ad una significativa mentalità di approccio ben manifestata da mons. Lorenzo Ghizzoni (presidente del Servizio tutela Minori delle CEI) che, in occasione della presentazione del primo report nel novembre ‘22, affermava circa le commissioni indipendenti sul modello francese:
«Non faremo proiezioni di dati o campionamenti come si fa in altre realtà ecclesiali, con cifre che piacciono a chi vuole seminare zizzania»; aggiungeva che gli enti indipendenti di ricerca «hanno fatto danni»; ribadiva che la CEI non costituirà «una commissione nazionale composta da persone che non sanno nulla della vita della Chiesa»; ridicolizzava l'iter di verità e giustizia affermando che alla CEI «non interessa mettere alla berlina preti e vescovi».
La posizione della CEI, presidente il card. Zuppi, non è mutata e per la Chiesa cattolica nel Belpaese: niente Commissione indipendente; niente messa a disposizione degli archivi diocesani e di ogni istituzione della Chiesa; nessuna individuazione e allontanamento immediato di chi ha omesso e coperto; nessuna denuncia all’autorità giudiziaria dei presunti colpevoli.
Poco o nulla si muove nelle realtà diocesane a parte qualche convegno e una asserita attività di formazione pensata e posta in essere priva di validazioni esterne. Nessun dialogo e confronto con chi nella società civile e tra i gruppi e movimenti di base del mondo cattolico hanno posto l’accento sul tema.
Utile, in ogni caso, sottolineare le eccezioni come:
- un confronto del dicembre ’22 nella diocesi di Pinerolo, promosso dalla CdB Viottoli
- quanto significativamente posto in essere dalla diocesi di Bolzano.
Il progetto triennale della diocesi di Bolzano “Il coraggio di guardare”, per elaborare e prevenire abusi e altre forme di violenza, presentato il 17 novembre 2023, sembrerebbe un caso unico in Italia. Già a partire dalla sua presentazione, avvenuta con il coinvolgimento e la partecipazione della componente civile della società: rappresentanti delle istituzioni, magistratura e forze dell’ordine, a sottolineare che gli abusi rappresentano un problema sociale che richiede la partecipazione di tutte le parti in causa.
Due i cardini del progetto: l’ascolto dei sopravvissuti e il lavoro di indagine con due studi legali indipendenti, uno tedesco (già responsabile del Rapporto sugli abusi delle diocesi di Monaco e di Colonia) e uno altoatesino.
Per affrontare gli abusi, il percorso – portato avanti in collaborazione con l’Istituto di antropologia della Pontificia Università Gregoriana, presieduto da p. Hans Zollner – si basa su tre fasi: chiarire, elaborare, prevenire. Sulla base dei dati emergenti dagli archivi diocesani verranno raccolte ulteriori informazioni con questionari e interviste ai testimoni dei fatti. I risultati verranno resi pubblici e costituiranno la base per il lavoro successivo di elaborazione e prevenzione. Un esempio che andrebbe seguito altrove, dalle altre diocesi, perché senza fare verità sul passato, senza procedure trasparenti e senza mettere al centro i sopravvissuti, prevenire non è possibile.
L’iniziativa posta in essere a Bolzano potrebbe innescare un cambio di prospettiva, un cambio di priorità nei compiti della Chiesa e un cambio di mentalità.
Un cambio di prospettiva: non più la visione autoreferenziale della Cei, ma l’attenzione alle vittime.
Un cambio di priorità: gli abusi devono essere al centro dei compiti della Chiesa, non uno fra i tanti temi sul tappeto.
Un cambio di mentalità: solo con un approccio trasparente che si avvalga di uno sguardo esterno si può fare verità, e solo così si può arrivare a rendere la Chiesa un posto sicuro.
Sul piano info/formativo da notare il numero 4/23 della rivista Concilium interamente dedicato agli abusi nella Chiesa (ed. Queriniana) del quale si è tenuta una apprezzata presentazione online lo scorso 12 aprile per iniziativa del “Laboratorio Re-insurrezione”. Hanno partecipato Ludovica Eugenio, Federica Tourn e Virginia Soldanha, autrici di articoli presenti nel numero dedicato della rivista.
Mentre nel contesto civile il presidio informativo sul tema abusi nella Chiesa continua ad essere la Rete L’Abuso, nel febbraio del 2022 è sorto il Coordinamento #ItalyChurchToo che ricomprende realtà, movimenti e persone laiche e parte del mondo cattolico oltre le riviste Adista e Tempi di Fraternità.
Recente, a seguito del processo penale giunto a sentenza di primo grado a carico di don Giuseppe Rugolo della diocesi di Enna, la produzione del podcast “La Confessione” (Spotify) ad opera di Stefano Feltri, Federica Tourn e Giorgio Meletti. Il podcast analizza in modo dettagliato le fasi processuali e tende a porre in evidenza il comportamento della Chiesa e dei suoi principali interpreti.
Che fare sul tema degli abusi (minori, religiose, persone vulnerabili) tra le realtà di base della Chiesa con ispirazione conciliare? Alcune (pochissime) fanno parte del Coordinamento #ItalyChurchToo (Noi Siamo Chiesa, Donne per la Chiesa, le CdB, la rivista Tempi di Fraternità, …) altre hanno risposto ad appelli occasionali ma nel complesso pare oltremodo difficile fare rete e massa critica per confrontarsi e rivolgere puntuali richieste ad una gerarchia silente e arroccata.
Il tema abusi viene considerato, quando viene considerato, uno dei tanti aspetti e oltremodo scomodo e imbarazzante. Il problema è sistemico e come tale va affrontato come più volte dichiarato anche da esponenti di primo piano, non ultimo il cardinal Reinhard Marx. Un errore non concepirlo come il passepartout per proporre una riforma ineludibile che, in primis, ponga al centro una piena ricomprensione della donne nella realtà ecclesiale e certo non per replicare modi, figure e pratiche clericali.
Per tornare al breve racconto in premessa, chi darà risposte a Giuseppe? Ascoltato dal Servizio Tutela minori, che ha assicurato attenzione e vicinanza, alla fine non gli è stato nemmeno comunicato avvio ed esito di una procedura tutta interna. Marzo 2024 solo una comunicazione verbale dopo espressa richiesta. Quale verità? Abusi acclarati, abusatore solo messo in disparte dopo quale confronto con le autorità interne? I superiori di seminario avevano il dovere della vigilanza, quali responsabilità?
Quale giustizia? Quali i contenuti del dispositivo della sentenza della Congregazione per la Dottrina della Fede? Quali le motivazioni?
Quali risarcimenti? nulla!
Per i risarcimenti alle vittime/sopravvissuti la Chiesa tedesca ha stanziato 40 milioni di euro e la Chiesa francese 20 milioni di euro (500 i risarciti ad oggi). Mentre negli USA le diocesi continuano a fallire sotto i colpi dei risarcimenti richiesti dalle vittime (ultima la diocesi di Baltimora -settembre 2023), la Chiesa italiana se ne guarda bene da indagare e disvelare la migliaia di vittime che non hanno il coraggio, la determinazione e il contesto di aiuto per denunciare.
Cari vescovi italiani spiegate il senso di tanto richiamo alla misericordia e al perdono, di richieste per la pace contro gli armamenti, di rispetto per l’ambiente, di appelli per l’accoglienza dei migranti senza sentire il desiderio di fare chiarezza all’interno della Chiesa per recuperare una credibilità lacerata.
Michelangelo Ventura è componente del coordinamento nazionale di “Noi Siamo Chiesa” e co-rappresentante di NSC nel Coordinamento nazionale #ItalyChurchToo contro gli abusi nella Chiesa Cattolica
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!