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Apparizioni di Amsterdam: l'

Apparizioni di Amsterdam: l'"ultima" parola del Vaticano

Tratto da: Adista Notizie n° 27 del 20/07/2024

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Di fronte ai «persistenti dubbi sollevati» circa le presunte apparizioni e rivelazioni degli anni 1945-1959 a Ida Peerdeman ad Amsterdam, legate alla devozione della “Signora di tutti i popoli”, con un comunicato diffuso l’11 luglio il Dicastero per la Dottrina della Fede rende noto quanto stabilito all’unanimità, il 27 marzo 1974, nella Sessione Ordinaria dell’ex Sant’Uffizio: «Quanto al giudizio dottrinale: “Constat de non supernaturalitate”; quanto a indagare ulteriormente sul fenomeno: “Negative”». Un verdetto approvato da papa Paolo VI durante l’udienza, concessa al prefetto della CDF dell’epoca, il card. Franjo Šeper, qualche giorno dopo, il 5 aprile 1974. «Tanto si comunica – conclude il comunicato firmato dal prefetto card. Víctor Manuel Fernández – affinché il santo Popolo di Dio e i suoi Pastori possano trarne le debite conseguenze».

È l’ennesima (si spera l’ultima) parola “fine” su un culto problematico, incoraggiato spesso dagli stessi vescovi di Amsterdam che, nei 50 anni successivi a quella decisione già definitiva, ne hanno fatto strame, ribaltandola più volte in funzione della volontà di avere in diocesi una “nuova Lourdes”; un culto che tuttavia ha fatto comodo anche alla parte più conservatrice del Vaticano stesso, spaventato dalle fughe in avanti del cattolicesimo progressista postconciliare olandese. Un culto che, con un avvitamento logico-razionale acrobatico, era stato negli ultimi anni consentito, purché sganciato dalle visioni e apparizioni da cui pure derivava. Non poteva che accadere che, in questa confusione intenzionale, la devozione verso la Signora di tutti i popoli continuasse indisturbata e che anche le visioni di Ida Peerdeman continuassero a farne parte.

D’altronde, che questo “caso” specifico fosse nel radar del DDF è apparso chiaro lo scorso 26 maggio, con la pubblicazione del documento “Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali”, approvato dal papa; non può essere una coincidenza il fatto che Fernández, nel testo introduttivo, per spiegare perché fosse necessario riformare l'iter di approvazione ecclesiale di apparizioni e visioni, portasse a esempio proprio la lunga e contraddittoria vicenda delle “apparizioni di Amsterdam”. E a una domanda specifica in conferenza stampa del giornalista olandese Hendro Munsterman (mariologo, tra i massimi esperti nel campo), che chiedeva come fosse possibile consentire il culto affermando che le visioni da cui esso deriva sono false, Fernández aveva risposto che a volte si lascia un margine alla devozione; «a volte funziona, a volte no».

Palesemente, qui non ha funzionato. Il vescovo di Haarlem-Amsterdam mons. Johannes Hendriks e il suo predecessore, Jos Punt, entrambi molto legati alla devozione, agiscono come se il divieto vaticano del 1974 – rinnovato nel 2020 – non esistesse. E lo stesso accade all’interno della comunità che finora ha avuto al centro della sua spiritualità queste presunte rivelazioni private, la Famiglia di Maria, su cui Adista conduce un’inchiesta da quasi due anni.

Constat de non, non constat...

Ma come è possibile che si sia dovuti arrivare fino a oggi per una parola definitivamente definitiva sulle presunte visioni dell’olandese Ida Peerdeman, amica intima del cofondatore della Famiglia di Maria p. Gebhard Paul Maria Sigl, che pretendeva di essere stata depositaria, tra il 1945 e il 1959, di 56 apparizioni della “Signora di tutti i popoli”, ruotanti intorno alla rivendicazione, per Maria stessa, del titolo di “corredentrice” (che metterebbe la sua azione mediatrice di salvezza sullo stesso piano di quella di Gesù) e alla richiesta del relativo dogma? Un dogma che oltretutto, per l’ambiguità insita nel valore del titolo stesso, usato con disagio nel magistero del XX Secolo, è stato sempre rifiutato dal Vaticano, e anche, nel 2000, dall’allora card. Joseph Ratzinger. Ancora nel 2021, papa Francesco in udienza generale affermava: «Cristo è l’unico Redentore: non ci sono co-redentori con Cristo».

Per trovare una risposta, bisogna tornare al 7 maggio 1956, quando l’allora vescovo di Haarlem-Amsterdam, Johannes Petrus Huibers, aveva dichiarato, con un’espressione un po’ contorta, ma dal significato chiarissimo, che le visioni non erano soprannaturali: «La Commissione episcopale incaricata di indagare sull'autenticità delle apparizioni e dei messaggi della Beata Vergine sotto il titolo di "Signora di tutti i Popoli" – si legge nel documento episcopale – dopo un serio esame e ripetute discussioni, ha espresso il suo parere unanime che, in considerazione del contenuto dei messaggi stessi, date le circostanze in cui si sono svolti i fatti, non si trova nulla che non possa essere spiegato in modo del tutto naturale e che nuovi argomenti forniscono la certezza che non esiste la minima base per supporre che vi sarebbe un'origine soprannaturale». Una valutazione che nella sostanza aveva già espresso in una lettera il 29 maggio del 1954, ma che qui va oltre: «Siamo ora obbligati a mantenere la nostra decisione che l'immagine della “Signora di tutti i Popoli” non possa essere venerata in pubblico. Siamo anche obbligati, in conformità al canone 1399, 5 del Codice di Diritto Canonico, con la nostra piena autorità episcopale a vietare tassativamente a tutti, clero e laici, di diffondere scritti o tenere riunioni o in qualsiasi modo presentare apparizioni o messaggi come di origine soprannaturale». L’anno successivo, il vescovo ripeté la medesima dichiarazione, la CDF approvò la sua posizione e la ribadì ancora nel 1972.

E si arriva così al 1974, quando la CDF, in una notificazione del 24 maggio, afferma, «a seguito di ulteriori sviluppi e dopo un nuovo e più approfondito esame del caso», di «confermare con la presente notificazione la fondatezza del giudizio già espresso dalla competente autorità ecclesiastica e invita sacerdoti e laici a cessare qualsiasi propaganda circa le pretese apparizioni e rivelazioni della Signora di tutti i popoli». Ma lo fa richiamando, con una traduzione imprecisa, il giudizio di Huibers, affermando che questi «dichiarava che “non constava della soprannaturalità delle apparizioni”». Questa traduzione imprecisa, più “aperta” del giudizio del vescovo olandese, che pure veniva qui del tutto confermato, ha dato il destro a successivi ribaltamenti da parte dei vescovi locali. Nel 1996, il vescovo Henny Bomers di Haarlem, dopo consultazioni con il Vaticano, acconsentì alla venerazione della Signora di tutti i popoli, ma senza un riconoscimento delle apparizioni. Il suo successore, mons. Punt – che da bambino era stato consacrato dalla madre alla Signora di tutti i popoli – nel 2002 arbitrariamente e senza consultare il Vaticano o i suoi colleghi vescovi olandesi approvò il culto.

Nel 2005 però la CDF rimosse alcune parole dalla preghiera che Maria avrebbe consegnato a Ida Peerdeman, poiché non conformi alla dottrina cattolica: e, come ha sottolineato Munsterman, questo era «un segnale forte del fatto che il Vaticano non riconosceva come autentiche queste apparizioni: è difficile immaginare che Roma corregga la Vergine Maria…». E si arriva al 2020, quando il nunzio apostolico in Libano (Paese dove il culto si era diffuso) ribadisce la disposizione del 1974 della CDF al cardinale e patriarca Béchara Boutros Raï, capo della Chiesa maronita, che aveva chiesto chiarimenti: le apparizioni di Ida Peerdeman sono false e i fedeli devono «smettere ogni forma di propaganda delle presunte apparizioni e dei messaggi della Signora di tutti i popoli». Ma il vescovo di Haarlem-Amsterdam Hendriks, in assenza di una comunicazione ufficiale vaticana, fa finta di nulla. Anche quando una comunicazione della CDF del 6 novembre 2020 arriva al superiore della Famiglia di Maria a Roma. Il 30 dicembre, però, è costretto a darne notizia, ma lo fa diluendo la sua accettazione del giudizio negativo di Roma tra varie altre considerazioni: Roma permette di continuare a chiamare Maria "Signora di tutti i popoli" e di utilizzarne l'immagine e la preghiera (legate comunque alle apparizioni: sarebbe stata la Madonna apparsa a dettarne le caratteristiche). Ma deve anche dire che «l'uso delle immagini e della preghiera non può in alcun modo essere considerato come un riconoscimento – neanche implicito – del carattere soprannaturale degli eventi in questione». «Questo è il giudizio della Chiesa – si rassegna Hendriks – e dobbiamo obbedirvi con la fiducia che il Signore guida e non abbandona la Sua Chiesa». 

Come se niente fosse...

E arriviamo ai giorni nostri: nel giugno 2022, dopo una visita apostolica, la Famiglia di Maria – che originariamente aveva anche il titolo di “corredentrice” nel nome – viene posta sotto tutela dal Vaticano, e il superiore e co-fondatore p. Gebhard Paul Maria Sigl destituito dalle sue funzioni. Proprio alla Famiglia di Maria – che ha al centro della sua spiritualità le rivelazioni private, e in particolare quelle di Ida Peerdeman – è affidata la cura pastorale del santuario ad Amsterdam, anche se formalmente, a occuparsi del culto e degli eventi, è la “Fondazione Signora di tutti i popoli”. Quello che emerge da diverse testimonianze, è che il divieto del Vaticano è bellamente ignorato. Adista ha riportato quanto riferito da alcuni studenti del liceo cattolico di Nitra (Slovacchia), che raccontavano come sia sempre disponibile, negli ambienti comuni della scuola, gestita dalla Famiglia di Maria, materiale informativo sulle visioni e le apparizioni; all’ultima edizione della giornata internazionale di preghiera per la Signora di tutti i popoli, lo scorso 8 giugno, presso il santuario di Heiloo in Olanda, presiedevano i vescovi Hendriks e Punt e concelebrava la messa anche p. Martin Barta, della Famiglia di Maria, fino a poco tempo fa "assistente ecclesiastico internazionale della fondazione pontificia "Aiuto alla Chiesa che soffre", ora sostituito dal passionista p. Anton Lässer dal presidente card. Mauro Piacenza; in quell'occasione circolava un opuscolo completamente centrato sulle visioni di Ida Peerdeman; durante l'incontro sono state riportate alcune testimonianze di presunte guarigioni miracolose attribuite alla Signora di tutti i popoli. E il vescovo emerito Punt, a un certo punto, ha persino detto: «Maria parla sempre come parla la Bibbia; stabilisce un legame tra la vita spirituale e morale degli uomini e gli eventi sulla terra. Lo fa a Fatima (…), lo fa ad Akita, che si basa sull'immagine e la devozione di Amsterdam, e le sue parole diventano ancora più severe. Parla di fuoco che cadrà dal cielo se le persone non si convertiranno, della divisione nella Chiesa, vescovo contro vescovo, cardinale contro cardinale, e lo vediamo intorno a noi». Punt, con accortezza, ha citato Amsterdam solo indirettamente, appoggiandosi a un culto, quello di Akita, consentito dalla Chiesa, almeno da quella locale. Già, perché c’è un legame tra Amsterdam e Akita (in Giappone) dove nel 1973 suor Agnese Katsuko Sasagawa, affermò di aver avuto apparizioni che, a differenza di Amsterdam, sono state approvate dal vescovo locale mons. John Shoojiroo Ito (1989), col beneplacito, nel 1988, dell’allora prefetto della CDF Joseph Ratzinger: un angelo avrebbe pregato con la religiosa la preghiera di Amsterdam, e la statua che riproduce la Signora di tutti i popoli, là conservata, avrebbe lacrimato sangue. Nel 1999 però una lettera del nunzio apostolico in Giappone mons. Ambrose De Paoli chiarisce, per conto della CDF (presieduta sempre da Ratzinger), che «La Santa Sede non ha mai dato alcun tipo di approvazione né agli eventi né ai messaggi di Akita». Ma questa è ancora un’altra storia.

 

*In foto, mons. Jos Punt alla giornata annuale di preghiera per la Signora di tutti i popoli, Heiloo (Olanda), 8 giugno 2024.

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