Nessun articolo nel carrello

Autonomia differenziata: il Forum Disuguaglianza e Diversità in prima linea per il referendum e per un'Italia unita, libera e giusta

Autonomia differenziata: il Forum Disuguaglianza e Diversità in prima linea per il referendum e per un'Italia unita, libera e giusta

ROMA-ADISTA. “Sì all’Italia unita, libera e giusta. Una firma contro l’Autonomia differenziata”. È questo lo slogan della mobilitazione che prenderà il via domani e dopodomani con iniziative e banchetti in tutta Italia.

L’autonomia differenziata è una legge che va abrogata perché spaccherà il Paese in tante piccole patrie, aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le già insopportabili disuguaglianze a danno di tutta la collettività. È per questo che il Forum Disuguaglianze e Diversità ha aderito, diventando uno dei 34 soggetti del Comitato promotore, al percorso per il Referendum per l'abrogazione della legge che dovrà raccogliere entro settembre le 500mila firme necessarie. «L’autonomia differenziata, togliendo il fondo di perequazione economica, sostanzialmente dicendo ‘chi ha di più ha più servizi, chi ha di meno si arrangi’, aumenta le disuguaglianze non solo tra Nord e Sud ma anche tra aree urbane e interne, e all’interno delle stesse Regioni e delle medesime aree urbane. Facendo questo, nei fatti, svuota di senso la nostra Costituzione. Non soltanto perché l’Italia non sarà più una e indivisibile, ma perché sarà un’Italia ingiusta che aumenterà le distanze e che lascerà sempre più soli i poveri e i vulnerabili. Verrà svuotata tutta la Costituzione e in particolare quell’articolo 3 che ispira il lavoro del ForumDD, perché sarà impossibile per la Repubblica rimuovere in modo uguale in tutto il Paese gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana», ha commentato Andrea Morniroli, cocoordinatore del ForumDD, che sarà presente all’avvio della campagna referendaria a Napoli martedì 23 luglio alle ore 18 in piazza Municipio.

Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha pubblicato oggi anche una nota di approfondimento

“Autonomia differenziata e disuguaglianze di accesso ai servizi”, curata da Mariella Volpe,

economista e membro dell’Assemblea del ForumDD, con tre focus sui sui settori più sensibili, oggetto di potenziali maggiori rischi derivanti dall’impatto della legge, ovvero la sanità, l’istruzione e l’assistenza agli anziani non autosufficienti.

Il documento evidenzia come nella legge sull'autonomia differenziata non si menzioni alcun fondo per combattere i divari regionali che nel nostro Paese sono ancora profondi, tradendo il principio di solidarietà e perequazione che è un principio cardine dell’articolo 119 della Costituzione. Garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni, infatti, significa per i cittadini e le cittadine poter esercitare i propri diritti allo stesso modo ovunque si risieda. Invece l’Italia è segnata da squilibri strutturali della spesa pubblica e l'autonomia differenziata cristallizzerà questo squilibrio: secondo i dati dei Conti Pubblici territoriali (Cpt), il 70,7% della totalità della spesa del Settore Pubblico Allargato in Italia continua ad essere concentrato nelle regioni del Centro-Nord, il 29,3% nel Mezzogiorno. I problemi non riguardano però soltanto chi abita nel Sud Italia. Rispetto alla sanità, le regioni settentrionali corrono gli stessi rischi di desertificazione sanitaria di quelle meridionali, quasi tutte estremamente deboli nell'assistenza territoriale. In Italia , infatti, la spesa pubblica è di molto inferiore a quella di altri paesi europei e questo già oggi determina un aumento delle disuguaglianze all’interno delle Regioni, fra aree urbane e interne. Dai dati del Rapporto Ahead di Cittadinanzattiva, emerge ad esempio che Asti e provincia contano meno pediatri

per numero di bambini rispetto alla media nazionale (ogni professionista segue 1813 bambini fra gli 0 e i 15 anni, la media nazionale è di 1/1061 e la normativa prevede circa 1 pediatra per 800 bambini). Nella provincia di Bolzano ogni medico di medicina generale segue in media 1539 cittadini dai 15 anni in su (la media nazionale è di 1 medico ogni 1245 pazienti, sebbene la normativa fissi tale rapporto a 1/1500). Con l’autonomia differenziata la Lombardia potrebbe pagare di più i propri medici, e se il Piemonte, più povero, non riuscisse a emulare la Lombardia si troverebbe a dover fronteggiare un’ulteriore carenza di medici.

Sul fronte dell’istruzione, genitori e figli e figlie che cambiano residenza si troverebbero di

fronte ad assetti dell’istruzione assai diversi. Regionalizzare la scuola infatti disgrega il sistema nazionale dell’istruzione pervenendo a programmi diversi nei diversi territori, e a sistemi diversi di reclutamento degli insegnanti, facendo perdere alla scuola la sua funzione principale che è quella di generare uguaglianza.

Rispetto all’assistenza agli anziani non autosufficienti, l'autonomia differenziata priva l’Italia di ogni speranza di una riforma unitaria sul settore, attesa da 20 anni, in un Paese che oggi investe molto meno di tanti altri paesi Eu per il long term care: il 10,1% dell’intera spesa sanitaria pubblica a fronte del 26,3% della Svezia, del 24,8% dell’Olanda, del 24,3% del Belgio, del 18,2% nel Regno Unito e del 16,3% in Germania. Sebbene la politica sanitaria negli anni recenti abbia stabilito che l’assistenza domiciliare (ADI) è la modalità migliore per erogare le cure a pazienti fragili con cronicità, prevalentemente anziani, nel 2022 erano circa 459 mila gli anziani assistiti in ADI, il 3,3% della popolazione con più di 64 anni. Erano meno di 400 mila nel 2019, il 2,9%. L’incremento maggiore dell’indicatore si è osservato al Centro, da 2,6% a 3,6%, mentre è rimasto sostanzialmente stabile nel Mezzogiorno (2,9% nel 2022) e in debole aumento al Nord (da 2,7% a 3,0% nel Nord-ovest, da 3,5% a 3,8% nel Nord-est).

Non solo i cittadini e le cittadine. L’autonomia differenziata danneggerà anche le piccole e medie imprese, che pur essendo l’ossatura dell’economia del Paese, saranno ostacolate non soltanto dall’assenza di politiche ma anche da un insieme di norme diverse che impediranno una reale concorrenza su un mercato sempre più sovranazionale.

«L'autonomia differenziata frammenta le politiche nazionali, divide l’Italia e danneggia sia il Sud che il Nord, impoverisce il lavoro, compromette le politiche ambientali, colpisce l’istruzione e la sanità pubblica, smantella il welfare universalistico, penalizza i comuni e le aree interne, aumenta la burocrazia e complica la vita alle imprese, frena lo sviluppo. Per tutte queste ragioni il Forum Disuguaglianze e Diversità ritiene urgente fermare questa legge contraria allo spirito Costituzionale e distante anni luce da chi lotta contro le disuguaglianze», conclude Morniroli.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.