Don Antonio Maione torna a celebrare nella chiesa dove fu ordinato 62 anni fa
16 luglio 2024 – ore 18,30: caldo torrido nella chiesa di S. Francesco al Vomero a Napoli dove sono convenute diverse centinaia di persone per il 62° anniversario di sacerdozio di Antonio Maione, pastoralista e psicologo di quasi 88 anni di età, che celebrò la sua prima Messa in quella stessa chiesa.
Perché ricordare il 62° anniversario? Boh! Perché così ci è piaciuto fare. E’ nostra prerogativa non formalizzarci…
Da tempo, forse dal 50° anniversario, non facevamo più un raduno così numeroso. Del resto, forse non a caso, quella chiesa è dedicata a S. Francesco, un santo anticonformista per antonomasia che è sempre stato molto presente nella vita e nel ministero di Antonio.
Credo che il nostro vocìo, i nostri saluti, i nostri abbracci nell’incontrarci in chiesa, abbiano disturbato non poco il piccolo gruppo di fedeli intento a recitare il rosario. Ci dispiace…
Ma il rivederci dopo tanti anni ci ha particolarmente eccitati e commossi. E’ risultato difficile anche il riconoscersi perché il tempo, a volte, lascia dei segni indelebili…
Subito ha prevalso quel senso di gioia che ha sempre caratterizzato le nostre Messe con Antonio, Messe dialogate, direi “concelebrate”…
Nei momenti di silenzio la mente di chi ha percorso quasi ininterrottamente con lui gli anni del suo sacerdozio, è tornata indietro a rivedere le tante vicissitudini vissute all’interno di un’istituzione dove Antonio che parlava di libertà, di autenticità e di realizzazione, veniva considerato una “pietra scartata” che Cristo ha provveduto a rendere “pietra d’angolo”.
Ora ci ritrovavamo, pacificati,ancora una volta intorno all’altare da cui Antonio ha ripreso a parlare della gioiosa novità di ogni vita, unica ed irrepetibile, portando ad esempio una pianta di arance amare di un paese lontano che si ammalò di una sorta di cancro che la indusse a produrre arance diverse, arance dolci, diventate poi delle primizie apprezzate in tutto il mondo.
Siamo quindi ritornati a riflettere sul presente, sulle meraviglie che Dio opera in ciascuno di noi e che sono tutte gioiosamente da scoprire.
Forse mai come in quella Messa, dai nostri cuori si è elevata una preghiera di lode e di ringraziamento a Dio che manda profeti al suo popolo, profeti scelti tra le “pietre scartate”.
Antonio è uno di questi…
Nella “preghiera dei fedeli”, ovviamente spontanea, alcuni hanno fatto riferimento all’incontro personale avuto con Antonio che ha inciso profondamente sulla visione della vita e sul rapporto con Dio.
Siamo tornati a casa col cuore colmo di speranza. E’ dalle persone gioiose e pacificate con se stesse e con Dio che il mondo può avere una svolta positiva. Persone che non “dicono le preghiere”, ma che si fanno preghiera, che non offrono sacrifici, ma che si fanno dono…
“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”… (Mt 11,25).
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