Ritiro dai territori palestinesi occupati e obbligo di risarcimento: la Corte internazionale di Giustizia "condanna" Israele
«Lo Stato di Israele ha l'obbligo di porre fine alla sua presenza illegale nei Territori palestinesi occupati il più rapidamente possibile, di cessare immediatamente tutte le nuove attività di insediamento, di evacuare tutti i coloni e di risarcire i danni arrecati».
È netto il «parere consultivo» (19/7/24) https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/186/186-20240719-adv-01-00-en.pdf della Corte Internazionale di Giustizia dell'Onu in risposta alle richieste dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite circa la presenza israeliana nei Territori palestinesi.
Una valutazione di condanna, questa della Corte di Giustizia Internazionale, che nulla cambia allo stato dei fatti, sia perché il premier Benyamin Netanyahu ha rimandato al mittente gli addebiti rivoltigli – «Il popolo ebraico non è conquistatore nella propria terra, né nella nostra eterna capitale Gerusalemme, né nella terra dei nostri antenati in Giudea e Samaria»; «Nessuna falsa decisione dell'Aja distorcerà questa verità storica, così come non si può contestare la legalità dell'insediamento israeliano in tutti i territori della nostra patria» –; sia perché non c’è sentore che possa venir meno a Israele l’appoggio degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, anche se il “parere” della CIG chiama tutti i Paesi che hanno sottoscritto la Carta delle Nazioni Unite a collaborare in difesa dei diritti del popolo palestinese.
Le conclusioni dell’analisi (80 pagine, 284 punti) resa nota dalla CIG trattano infatti non solo le «conseguenze legali» per Israele di una politica di apartheid, ma anche «le conseguenze giuridiche per gli altri Stati» perché «gli obblighi violati da Israele comprendono alcuni obblighi erga omnes», ovvero «l'obbligo di rispettare il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e l'obbligo derivante dal divieto dell'uso della forza per acquisire territorio, nonché alcuni dei suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani».
Di seguito, alcuni dei punti delle conclusioni del parere consultivo della CIG.
«A. Conseguenze legali per Israele
267. Per quanto riguarda la conclusione della Corte secondo cui la continua presenza di Israele nei territori occupati è illegale, la Corte ritiene che tale presenza costituisca un atto illecito che comporta una responsabilità internazionale. Ciò che è avvenuto è un atto illecito di carattere continuativo causato dalle violazioni da parte di Israele, attraverso le sue politiche e pratiche, del divieto di acquisizione del territorio con la forza e diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese.
Di conseguenza, Israele ha l’obbligo di porre fine alla sua presenza nei territori palestinesi occupati il più rapidamente possibile. Come affermato dalla Corte nel Wall Advisory Opinion, l'obbligo di uno Stato responsabile di un atto illecito a livello internazionale di porre fine a tale atto è ben stabilito nel diritto internazionale generale, e la Corte ha più volte confermato l’esistenza di tale obbligo (Conseguenze giuridiche della separazione dell'arcipelago delle Chagos da Mauritius in 1965, Parere consultivo, I.C.J. Relazioni 2019 (I), pag. 139, par. 178; Conseguenze giuridiche del Costruzione di un muro nei territori palestinesi occupati, parere consultivo, I.C.J. Rapporti 2004 (I), pag. 197, par. 150).
268. La Corte osserva inoltre che, per quanto riguarda le politiche e le pratiche di Israele in riferimento alla questione (palestinese) ritenute illegali, Israele ha l'obbligo di porvi fine. A questo proposito, Israele deve cessare immediatamente ogni nuova attività di insediamento. Israele ha anche l'obbligo di abrogare tutte le leggi e le misure che creano o mantengono la situazione illegale, compresi quelle che discriminano il popolo palestinese nei territori palestinesi occupati, nonché tutte le misure volte a modificare la composizione demografica di qualsiasi parte del territorio.
B. Conseguenze giuridiche per gli altri Stati
273. La Corte passerà ora ad esaminare le conseguenze giuridiche degli atti internazionalmente illeciti di Israele nei Territori Palestinesi Occupati nei confronti di altri Stati.
274. La Corte osserva che gli obblighi violati da Israele comprendono alcuni obblighi erga omnes. Come la Corte ha indicato nel caso Barcelona Traction, tali obblighi sono per loro natura “di interesse di tutti gli Stati” e “in considerazione dell'importanza dei diritti coinvolti, tutti gli Stati possono essere ritenuti portatori di un interesse giuridico alla loro tutela”. (Barcelona Traction, Light and Power Company, Limited (nuova domanda: 1962) (Belgio c. Spagna), seconda fase, sentenza, I.C.J. Rapporti 1970, pag. 32, par. 33).Tra gli obblighi erga omnes violati da Israele figurano l’obbligo del rispetto del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e l'obbligo derivante dal divieto dell'uso della forza per acquisire territorio, nonché alcuni altri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani.
275. Per quanto riguarda il diritto all'autodeterminazione, la Corte ritiene che, mentre spetta all'Assemblea Generale e al Consiglio di Sicurezza pronunciarsi sulle modalità necessarie per porre fine alla presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati e alla piena realizzazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, tutti gli Stati devono cooperare con le Nazioni Unite per mettere in atto tali modalità. Come ricordato nella Dichiarazione sui Principi del Diritto internazionale relativo alle relazioni amichevoli e alla cooperazione tra gli Stati ai sensi della Carta delle Nazioni Unite, “[ogni] Stato ha il dovere di promuovere, attraverso azioni congiunte e separate, la realizzazione della parità di diritti e dell'autodeterminazione dei popoli, in conformità con le disposizioni della Carta, e di prestare assistenza alle Nazioni Unite nell’attuazione delle responsabilità affidategli dalla Carta riguardo l’implementazione del principio” (Risoluzione dell’Assemblea Generale 2625 (XXV))
276. Per quanto riguarda il divieto di acquisizione del territorio con la forza, la Corte osserva che il Consiglio di Sicurezza ha dichiarato in diverse occasioni, in relazione ai Territori Palestinesi Occupati, l'inammissibilità dell'acquisizione di territori con la forza e ha stabilito che “tutte le misure adottate da Israele per modificare il carattere fisico, la composizione demografica, la struttura istituzionale o lo status dei territori palestinesi e degli altri territori arabi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme, o di qualsiasi parte di essi, non hanno alcuna validità giuridica” (Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 465 (1980)).
Inoltre, il Consiglio di Sicurezza nella risoluzione 2334 (2016) ha ribadito che “non riconoscerà alcuna modifiche alle linee del 4 giugno 1967, anche per quanto riguarda Gerusalemme, se non quelle concordate dalle parti attraverso i negoziati”, e ha invitato ”tutti gli Stati, tenendo presente il paragrafo 1 di questa risoluzione, a distinguere, nei loro rapporti pertinenti, tra il territorio dello Stato di Israele e i territori occupati dal 1967”».
*Foto di Devendra Makkar tratta da Flickr
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!