
Meno spese militari più diritti: i pacifisti scrivono a Cgil e Uil in vista dello sciopero generale
Le reti pacifiste – Europe for Peace, Rete italiana Pace Disarmo (RiPD), Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace, Sbilanciamoci!, Coalizione AssisiPaceGiusta – che hanno animato la grande Giornata di mobilitazione “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora!” del 26 ottobre scorso a Bari, Cagliari, Firenze, Milano, Palermo, Roma e Torino (v. Adista online), hanno inviato una lettera a Cgil e Uil (che avevano aderito alla Giornata di mobilitazione) chiedendo di mettere al centro dello sciopero generale convocato per il 29 novembre la questione del taglio alle spese militari.
«Come facciamo – motivano i pacifisti – a difendere il nostro diritto alla salute, a salvare il nostro sistema sanitario, ad affrontare le emergenze climatiche e i disastri ambientali, a investire sui giovani, sulla scuola e sul diritto ad un lavoro dignitoso, a contrastare la povertà e le disuguaglianze sociali che stanno esplodendo, a sviluppare la solidarietà e la cooperazione internazionale se non riduciamo le spese militari?».
In tal senso, il tema della riduzione delle spese militari dovrebbero rappresentare un pilastro delle richieste sindacali alla politica italiana. E anche lo sciopero generale di fine novembre dovrebbe dare voce, si legge nella lettera, «alla necessità urgente di tagliare le spese militari. Le guerre e la corsa al riarmo hanno già gravemente compromesso il tenore di vita degli italiani, la nostra economia e la nostra democrazia. Dobbiamo fare ogni sforzo per fermare questo dramma».
L’impegno pacifista e quello sindacale sono oggi più che mai convergenti e «le lotte per il lavoro e per la pace camminano da sempre assieme»: «Le guerre sono contro i lavoratori, che ne pagano in prima persona il prezzo umano ed economico»; le guerre sono contro la scuola, la sanità, al lavoro dignitoso, sono contro le politiche di contrasto alla crisi climatica, alla povertà e alla disoccupazione.
Eppure, l’attuale manovra di bilancio, accusa la lettera, «aumenta del 12% la spesa militare e nei prossimi 3 anni le spese per armamenti ammonteranno a 40 miliardi di euro. È uno schiaffo alla sofferenza e ai diritti dei lavoratori, a chi si trova in condizioni di povertà, al disagio di molti milioni di cittadini del Paese. L’esclusione sociale è aumentata e riguarda il 25% della popolazione italiana, ben 4,5 milioni di italiani rinunciano a curarsi perché non hanno i soldi per le visite e gli esami diagnostici».
Rinnovando l’auspicio a rinsaldare la convergenza tra forse pacifiste e sigle sindacali, le reti pacifiste lanciano il nuovo appuntamento di “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora”, il 10 dicembre prossimo, in occasione della Giornata internazionale per i Diritti Umani.
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