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Nicaragua: religiose e religiosi

Nicaragua: religiose e religiosi "in clandestinità" celebrano "7 anni di resistenza alla dittatura"

Un documento per chiedere «la fine immediata della repressione e il ripristino dei diritti fondamentali» è l’iniziativa di un gruppo di religiose e religiosi nicaraguensi che, per evitare espulsioni e carcere, si firmano come «provenienti dalla clandestinità». Il loro scritto è pubblicato in data di ieri, 23 marzo, sul sito di www.religiondigital.org. Di seguito, in una nostra traduzione.

 

Nonostante la crescente violenza, la paranoia e, purtroppo, persino la follia della dittatura Ortega-Murillo, questo aprile celebriamo sette anni di resistenza non violenta contro questa brutale dittatura.

Grazie al sostegno di donne e uomini, giovani e anziani, nelle comunità di tutto il nostro Paese, abbiamo imparato molto in questi sette anni di lotta, resistenza, sostegno... e impegno per il Vangelo e il Popolo di Dio. 

Nonostante tutti gli omicidi, i rapimenti, gli esili forzati e le torture, la nostra fiducia è più forte che mai. Questa fiducia non si trova nelle armi della dittatura, né nelle vuote parole di coloro che si definiscono "oppositori". La nostra fiducia è riposta nella promessa di Gesù e di suo Padre, che sono sempre dalla parte delle vittime della storia. 

Abbiamo imparato che la nostra forza sta nell’accompagnare le persone, un popolo con decenni, se non secoli, di esperienza nella lotta per la sopravvivenza. Questa lotta ha evidenziato l'importanza delle relazioni umane nello sviluppo delle comunità in resistenza. Di fronte a una dittatura riconosciuta a livello mondiale come artefice di crimini contro l’umanità, la nostra resistenza si basa sulla formazione di comunità in cui le relazioni umane e i valori evangelici ci identifichino.

Parlare di “relazioni umane” e di “valori evangelici” può suonare un po’ utopico ad alcuni. Ma quando il nostro pane quotidiano sono minacce, assedi, rapimenti, esili... e proiettili, la natura "utopica" del Vangelo diventa molto reale! (La vita, il rapimento, la tortura e l'omicidio di Gesù sono ancora molto reali) 

Seguendo l'esempio di monsignor Oscar Romero, che ha dato la vita denunciando l'oppressione e difendendo i più vulnerabili, alziamo la nostra voce, soprattutto con le vittime di persecuzioni, di incarcerazioni arbitrarie e di esilio forzato. La dignità umana è sacra e nessuno ha il diritto di calpestarla.

Chiediamo la fine immediata della repressione e il ripristino dei diritti fondamentali in Nicaragua. La comunità internazionale non può restare indifferente alle sofferenze di un popolo che grida giustizia. Come ha detto l'arcivescovo Romero: «Una Chiesa che non soffre persecuzioni, ma piuttosto gode dei privilegi e del sostegno delle cose terrene, attenzione! Non è la vera chiesa di Gesù Cristo».

Con Gesù, la nostra speranza non si fonda su grandi successi storici, neppure spettacolari. Abbiamo imparato – con l’aiuto delle comunità in cui viviamo – ad attendere e ad avere fiducia nella promessa di Gesù e del Padre, espressa nelle beatitudini e nella vita di Gesù. Gesù e suo Padre sono e saranno sempre dalla parte delle vittime della storia: degli esclusi, degli emarginati, dei disprezzati, degli scartati... degli "avanzi".

Non solo speriamo e confidiamo in questa promessa, ma restiamo impegnati a partecipare alla lotta in corso per mantenerla.

Religiosi e religiose nicaraguensi provenienti dalla clandestinità

*Foto ritaglia di Jorge Mejía tratta da Flickr

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