
L’inedia della comunità internazionale, «semaforo verde» per il massacro dei palestinesi
Europe for Peace, Rete italiana Pace e Disarmo, Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, Sbilanciamoci! e Coalizione Assisi Pace Giusta – reti che in occasione del terzo anniversario dell’invasione russa in Ucraina avevano promosso una giornata di mobilitazione sul tema “Insieme contro tutte le guerre, la pulizia etnica e la corsa al riarmo” (v. Adista) – lanciano un nuovo appello in seguito alla ripresa dell’iniziativa bellica di Israele contro la Striscia di Gaza.
«Se il Consiglio di Sicurezza dell’ONU insieme ai Governi del mondo non fermeranno il governo israeliano», ammettono con agghiacciante consapevolezza le reti firmatarie, «Netanyahu ed i suoi ministri non si fermeranno. Ormai è chiaro agli occhi di tutti: l’inazione o peggio ancora la complicità della comunità internazionale rappresentano un vero e proprio semaforo verde agli eccidi contro la popolazione palestinese e alla sottrazione della loro terra».
Quello che sembrava mesi fa uno scenario da film apocalittico oggi si fa sempre più realtà, e quel folle «progetto di deportazione dei palestinesi dalla striscia di Gaza si avvicina di più ogni giorno che la guerra miete vittime innocenti, che gli ospedali vengono distrutti, che gli aiuti umanitari sono tenuti fuori da una cintura ermetica nel tentativo di colpire con la sete, la fame e per assenza di medicinali la popolazione civile». La rottura della tregua da parte di Israele mette in pericolo la vita stessa degli ostaggi israeliani, si legge nell’appello, «dei quali continuiamo a chiedere la liberazione così come chiediamo la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi illegalmente detenuti».
Israele, denunciano le 5 reti pacifiste, continua a ignorare o, peggio, reprimere la voce dei dissidenti interni che chiedono pace per la liberazione degli ostaggi e, nel frattempo, prosegue la violenza e gli arresti indiscriminati anche in Cisgiordania, svelando al mondo i suoi intenti più profondi.
Per questa ragione Netanyahu non si fermerà se non sarà costretto dalla comunità internazionale: «Facciamo appello alla società civile italiana ed europea, ai Sindaci, alle forze democratiche ed associative, alle organizzazioni sindacali, agli intellettuali, artisti, uomini e donne di tutte le fedi, affinché levino forte la propria voce e si mobilitino in ogni città per costringere governi, Unione Europea e Onu ad assumere una immediata iniziativa politico-diplomatica per fermare il massacro».
Sono 6 i punti centrali dell’appello: i firmatari chiedono «un cessate il fuoco immediato e duraturo»; «la fine del blocco degli aiuti e l’assedio alla popolazione da parte israeliana»; «il varo di sanzioni economiche nei confronti d’Israele e la sospensione dell’accordo di partenariato Ue/Israele»; «il blocco reale di tutte le commesse di armamenti»; «il riconoscimento da parte dell’Italia e della Ue dello Stato di Palestina»; «l’adozione di “provvedimenti ombrello da parte della Ue” a protezione dei giudici internazionali della Corte e del tribunale dell’Aja dalla sanzioni e dalle ritorsioni decise dall’amministrazione USA».
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