
Beirut, città mediterranea e cosmopolita contro i nazionalismi
Tratto da: Adista Documenti n° 19 del 17/05/2025
DOC-3389. ROMA-ADISTA. Domenica 4 maggio il popolo libanese ha votato per le prime elezioni locali del Paese in quasi un decennio, mesi dopo che il cessate il fuoco del novembre 2024 (peraltro ripetutamente violato, con distruzioni morti e feriti), mediato dagli Stati Uniti, ha posto un alt al conflitto esplicito tra Israele e Hezbollah. Si tratta del primo turno di votazioni, che si svolge per regione, è iniziato nei distretti del Monte Libano, tra cui la periferia sud di Beirut, dove ha sede il quartier generale di Hezbollah. «I sondaggi per sindaci e consigli comunali – osserva EuroNews (4/5) – sebbene non siano significativi quanto le elezioni parlamentari libanesi previste per il 2026, sono un barometro di quanto il devastante conflitto, che ha causato oltre 4.000 morti e interi quartieri distrutti, abbia influito sul sostegno a politici e partiti». Si prevede che Hezbollah e il suo compagno partito sciita, il Movimento Amal, otterranno la maggior parte dei voti per i consigli comunali e i sindaci della periferia sud di Beirut.
Non è facile – ma è estremamente importante perché è anche storia e futuro del nostro Occidente – districarsi nella realtà libanese, un angolo di Medio Oriente che affonda radici e frutti in un percorso storico molto più articolato di altri nello stesso scacchiere. Giunge a proposito in questi giorni, edito da Castelvecchi, l’ultimo libro del giornalista e saggista Riccardo Cristiano, Beirut. Il futuro del mosaico arabo. «Questo libro va letto – scrive nella prefazione Lorenzo Trombetta – perché va al cuore del problema: quale Medio Oriente e, soprattutto, quale Mediterraneo desideriamo? Il pantano in cui siamo immersi da almeno un quarto di secolo e che, con uno sguardo più lungo, è frutto di politiche vecchie di almeno cento anni, è intriso di frammentazione etnica, tribale, confessionale, mascherata dalla presenza di Stati nazionali – siano essi monarchie o repubbliche – dominati da élite locali e da forze straniere, regionali e internazionali, interessate tutte a dominare i territori e le loro risorse, mantenendo divise le comunità lungo presunte o reali linee verticali di appartenenze identitarie».
Di seguito, un brevissimo assaggio (pagg. 20-24) – il titolo è redazionale – del lavoro di Cristiano.
*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza
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