
A Nuova Delhi
Ai 6.534 domiciliati a Gaza. Agli uomini e alle donne di ragione e di cuore.
Cari amici,
i duri fatti della storia ci dicono che ci sono oggi al potere tre uomini che ci trascinano nell’abisso, un americano, un ucraino e un israeliano, e se non fosse per la fede condivisa ancora da miliardi di persone nella salvezza che viene da Dio, sarebbe molto difficile dire se il mondo potrà sopravvivere a tale sciagura.
Il gesto in qualche modo ricapitolativo di tutte e tre le tragedie è stato ora compiuto dall’americano, che ha interdetto alla delegazione palestinese l’accesso in America per partecipare alla prossima sessione dell’Assemblea generale dell’ONU che, nella débacle del Consiglio di Sicurezza, dovrebbe prendere in mano la causa della pace del mondo. L’intento è chiaro: Trump vuole portare a termine il genocidio che sta compiendo in unione con Netanyahu, mettendo intanto il bavaglio al popolo palestinese. Ciò facendo Trump ha demolito il principio stesso di un diritto internazionale e di una regola nel rapporto tra le Nazioni, principio che nessun potere, pur se criminale, aveva osato negare, almeno a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.
È chiaro che, perché questo diritto e regole sul piano internazionale sussistano, è indispensabile che tutti i soggetti, a cominciare dai più discussi e sgraditi, possano incontrarsi e abbiano libero accesso a un luogo istituzionalmente deputato dal consenso generale a farlo.
Questo luogo non può che essere sottoposto a una sovranità, perché non esiste nessun luogo del mondo che non sia sotto la sovranità di qualcuno, dunque, è evidente che in questo specialissimo caso tale sovranità deve essere sospesa perché il sistema possa funzionare. Dunque, riguardo a New York come sede dell’ONU Trump non può esercitare la sua sovranità perché non ne dispone. Negare i visti per accedere all’ONU sarebbe come se l’Italia impedisse ai cardinali di raggiungere il Conclave, secondo quanto è esplicitamente previsto dai Trattati Lateranensi: tutto un sistema che salta.
Stando così le cose è necessario che governi e popoli chiedano immediatamente che la prossima sessione dell’Assemblea generale dell’ONU si tenga altrove; ma poiché non si tratta solo di un problema logistico, la scelta più appropriata sarebbe di riunirla a Nuova Delhi, presso la tomba del Mahatma Gandhi.
Nel sito pubblichiamo un testo di Tomaso Montanari su Gaza e l’appello di suor Giovanna da Ma’in, e un articolo di Alejandro Marcó del Pont sulla sconfitta nello Studio Ovale.
Con i più cordiali saluti,
da "Prima Loro" (Raniero La Valle).
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