
Papa Francesco e la migrazione globale: prassi e teologia
Tratto da: Adista Notizie n° 31 del 13/09/2025
Per celebrare la 112ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, nel settembre 2025, per la quale papa Francesco ha scelto il tema “Migranti, Missionari di Speranza”, desidero riflettere sulla sua eredità in relazione alla migrazione globale. Considerato il trattamento crudele dei migranti da parte di Donald Trump e della sua amministrazione, il tema appare oggi più urgente che mai [...].
Papa Francesco è stato, più di qualunque suo predecessore, il papa dei migranti. Durante i suoi dodici anni di pontificato, ha costantemente esortato i leader mondiali e le persone comuni a trattare i migranti con umanità e rispetto per la loro dignità. Ha ripetutamente condannato le politiche di deportazione di massa, ha invocato leggi sull’asilo più accoglienti e ha ribadito la dignità di coloro che attraversano i confini in cerca di una vita migliore. Non è stato il primo a mostrare profonda preoccupazione per i migranti: dal XIX Secolo, diversi papi hanno pubblicato documenti significativi. Dal 1914, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (GMMR). Tuttavia, Francesco è stato il primo a compiere gesti significativi e potenti, che sono la concretizzazione dei suoi insegnamenti. In quasi tutti i suoi 47 viaggi internazionali, la questione migratoria è stata in primo piano, e in molti di essi Francesco ha compiuto azioni straordinarie. Tra queste, ne evidenzio dodici, in ordine cronologico.
1. Quando scelse Lampedusa come meta del suo primo viaggio, volle segnalare chiaramente che la questione migratoria sarebbe stata un tema centrale del suo pontificato. L’8 luglio 2013, papa Francesco celebrò sull’isola una Messa penitenziale e gettò una corona in mare in memoria dei circa 20.000 migranti morti tentando di raggiungere le coste europee. Nella sua omelia, confessò che le storie dei migranti annegati erano per lui «una spina dolorosa nel cuore». Disse di essere giunto a Lampedusa per manifestare la sua vicinanza a quelle persone e per scuotere le nostre coscienze contro quella che definì la «globalizzazione dell’indifferenza» nei confronti di quanti sono costretti a lasciare la propria casa. Richiamò due domande di Dio riportate nel libro della Genesi: la prima rivolta ad Adamo – «Adamo, dove sei?» – e la seconda a Caino – «Caino, dov’è tuo fratello?»: domande poste perché essi avevano smarrito il senso della propria identità e della solidarietà verso gli altri, in particolare i poveri, i migranti e i marginalizzati. Il papa aggiunse poi di voler proporre una terza domanda: «Qualcuno di noi ha sofferto per la morte di questi fratelli e sorelle? Qualcuno di noi ha versato lacrime per queste persone che erano su quella barca?». Infine ci esortò a chiedere a Dio «la grazia di piangere per la nostra indifferenza».
2. Il 24 settembre 2015, nel suo discorso al Congresso degli Stati Uniti – il primo mai tenuto da un papa – Francesco esortò i legislatori ad abbracciare i migranti invece di temerli: «Noi, popolo di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché la maggior parte di noi è stata un tempo straniera. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che molti di voi discendono a loro volta da immigrati». Chiese una risposta al fenomeno migratorio che fosse «sempre umana, giusta e fraterna».
3. Il 17 febbraio 2016, celebrò una messa a Ciudad Juárez, in Messico, lungo il confine con gli Stati Uniti, richiamando l’attenzione sui milioni di persone che rischiano la vita tentando di attraversarlo. Pregò per «cuori aperti» di fronte alla «tragedia umana che è la migrazione forzata». Durante il volo di ritorno a Roma, affermò, con chiaro riferimento a Trump, che una persona che sostiene la costruzione di muri «non è cristiana».
4. Il 16 aprile 2016, papa Francesco visitò l’isola greca di Lesbo, dove centinaia di migliaia di persone erano arrivate fuggendo dalla guerra civile in Siria, dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale. Portò in Italia 12 rifugiati siriani – tre famiglie con sei bambini – che si trovavano a rischio di deportazione, facendoli salire sul volo papale. Riconobbe che il suo gesto umanitario era soltanto «una goccia d’acqua nel mare. Ma dopo questa goccia, il mare non sarà mai più lo stesso». Cinque anni più tardi, nel dicembre 2021, dopo la sua visita a Cipro, ripeté un gesto simile facendo trasferire in Italia un altro gruppo di richiedenti asilo.
5. Nel 2017, Francesco sollecitò il presidente degli Stati Uniti Trump a riconsiderare la decisione di porre fine al programma DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals). Il Pontefice sottolineò che una persona veramente “pro-life” non dovrebbe cercare di separare i figli dai genitori, ma piuttosto difendere la famiglia, che definì «la culla della vita».
6. Il 24 ottobre 2021, mentre crescevano in Europa i controlli contro la migrazione irregolare, papa Francesco lanciò un appello appassionato per porre fine alla pratica di riportare in Libia e in altri Paesi non sicuri i migranti soccorsi in mare, dove rischiavano violenze e trattamenti disumani.
7. Il 9 ottobre 2022, papa Francesco canonizzò Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), vescovo italiano fondatore dei Missionari di San Carlo Borromeo, congregazione dedicata alla cura dei migranti. Durante la Messa di canonizzazione, il Pontefice affermò che rifiutarsi di prendersi cura dei migranti «è rivoltante, è peccaminoso, è criminale».
8. Il 28 agosto 2024, durante l’udienza generale, Francesco mise da parte il ciclo di catechesi abituale e parlò delle persone che attraversano mari e deserti per raggiungere una terra dove poter vivere in pace e sicurezza. Sottolineò come oggi il «mare» e il «deserto», luoghi in cui Dio aveva accompagnato il suo popolo durante l’Esodo, siano diventati per i migranti un cimitero. Aggiunse con fermezza: «Bisogna dirlo chiaramente: ci sono persone che lavorano sistematicamente e con ogni mezzo possibile per respingere i migranti. E questo, quando fatto con consapevolezza e responsabilità, è un peccato grave».
9. Il 29 settembre 2024, in occasione della 111ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, affermò che Dio stesso è un migrante che cammina con e dentro ogni migrante del suo popolo, precedendolo e accompagnandolo come «compagno di viaggio, guida e ancoraggio di salvezza».
10. Il 10 febbraio 2025, papa Francesco inviò ai vescovi degli Stati Uniti una lettera nella quale condannò la definizione di «criminali» attribuita da Trump a migranti in situazione irregolare, e criticò il programma di deportazioni di massa. Deportare persone che spesso hanno lasciato la loro terra a causa di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzioni o gravi degradi ambientali, dichiarò, significa minare la dignità di moltissimi uomini e donne. Gli Stati Uniti devono «accogliere, proteggere, promuovere e integrare» i migranti.
11. Per la 112ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 2025, papa Francesco scelse il tema “Migranti, Missionari di Speranza”, unendo in modo indissolubile la dimensione missionaria e quella migratoria come aspetti vitali della Chiesa.
12. Durante il suo ultimo discorso pubblico, a Pasqua, il giorno prima della sua morte, affrontò ancora una volta la questione migratoria: «Quanto disprezzo talvolta si riversa sui vulnerabili, sui marginalizzati e sui migranti!». «In questo giorno, desidero che tutti noi possiamo sperare di nuovo e ravvivare la fiducia negli altri, compresi coloro che sono diversi da noi, o che provengono da terre lontane, portando con sé usi, costumi, stili di vita e idee sconosciute! Perché tutti noi siamo figli di Dio!».
La teologia della migrazione di papa Francesco
Questi gesti simbolici, insieme a molti altri, rappresentano l’attuazione concreta della teologia della migrazione di Francesco. Le parole che li hanno accompagnati esprimono il suo insegnamento sulla migrazione e sui migranti. Il papa ci ricorda che prendersi cura dei migranti non è soltanto un atto umanitario, ma il cuore stesso del Vangelo. Nella sua enciclica Laudato si’ ha condannato la «diffusa indifferenza» di fronte alla sofferenza dei rifugiati costretti a lasciare le proprie case a causa del degrado ambientale. Nella Fratelli Tutti, ha denunciato con forza il nazionalismo e la xenofobia, affermando che per i cristiani è inaccettabile trattare i migranti come «meno degni, meno importanti, meno umani». Francesco propone una visione nuova di Dio come migrante. Facendo riferimento all’Esodo come alla grande migrazione del Popolo di Dio, egli suggerisce che Dio «precede e accompagna» i suoi figli. Dio, afferma il Papa, è «sempre vicino, incarnato, migrante e rifugiato». Per questo motivo i migranti sperimentano Dio come «compagno di viaggio, guida e ancoraggio di salvezza. A lui si affidano prima di mettersi in cammino e lo cercano nei momenti di necessità. In lui trovano consolazione nelle ore di scoraggiamento». Dio non solo cammina con il suo popolo, ma anche dentro di esso, identificandosi con gli uomini e le donne lungo il cammino della storia, in particolare con i più piccoli, i poveri e gli emarginati.
In terzo luogo, così come Dio è migrante, anche Gesù è migrante. Dovette rifugiarsi in una società e in una cultura a lui estranee. Nell’incarnarsi, il Figlio di Dio, afferma Francesco, scelse di vivere personalmente il dramma della migrazione. Richiamando la Costituzione Apostolica di Pio XII Exsul Familia (La cura dei migranti), egli sottolinea che Gesù, Maria e Giuseppe furono migranti e rifugiati in Egitto per sfuggire alla minaccia di Erode.
In quarto luogo, Gesù ci insegna a riconoscere la dignità di ogni essere umano. Francesco ribadisce che il valore essenziale della persona umana supera e sostiene tutte le altre considerazioni che regolano la vita sociale. Una legge è giusta soltanto se tratta tutti con pari dignità, soprattutto i più poveri e i più emarginati. Ciò non esclude lo sviluppo di politiche per regolare una migrazione ordinata e legale, ma mai a scapito degli altri. Francesco dichiara con fermezza: «Ciò che è costruito sulla forza, e non sulla verità della pari dignità di ogni essere umano, inizia male e finirà male».
In risposta alle affermazioni del vicepresidente statunitense JD Vance, secondo il quale l’amore e la carità (ordo amoris) dovrebbero dare priorità ai concittadini rispetto ai migranti, Papa Francesco ribatte che «l’amore cristiano non è un’espansione concentrica di interessi che poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi». Al contrario, richiama la parabola del Buon Samaritano, invitando a vivere «una fraternità aperta a tutti, senza eccezioni».
Per papa Francesco i migranti sono veri e propri «missionari di speranza». Egli osserva come spesso i migranti portino con sé Bibbie, libri di preghiere e rosari durante i loro viaggi attraverso deserti, fiumi, mari e confini. Con questi segni testimoniano la loro fede e la loro speranza, diventando annunciatori del Vangelo anche nelle condizioni più difficili.
Infine, Francesco riassume i doveri della società e dei governi nei confronti dei migranti in quattro verbi fondamentali: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Queste azioni costituiscono il nucleo essenziale di un’etica della migrazione. I migranti devono essere accolti a braccia aperte e senza discriminazioni; i loro diritti devono essere pienamente tutelati; devono essere aiutati a crescere come persone e a contribuire al bene della società; infine devono essere messi nelle condizioni di diventare membri a pieno titolo della comunità, senza che la loro eredità culturale e religiosa venga emarginata o annullata.
Peter C. Phan è docente presso la cattedra di Dottrina Sociale Cattolica intitolata a Ignacio Ellacuria, Georgetown University, Washington DC
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