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 Fede e politica: tornare al Vaticano II

Fede e politica: tornare al Vaticano II

Tratto da: Adista Documenti n° 33 del 27/09/2025

DOC-3406. ROMA-ADISTA. Ha riscosso grande successo l’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Meeting di Rimini (27 agosto), tradizionale kermesse estiva di Comunione e liberazione (Cl), il movimento fondato da don Luigi Giussani a cavallo del 1968 come “erede” di Gioventù studentesca, gruppo creato dallo stesso Giussani al liceo “Berchet” di Milano nel 1954. Un discorso ampio con il quale la premier, parlando di famiglia, parità scolastica, sussidiarietà, difesa della vita e valori dell’Occidente, ha scaldato i cuori e accarezzato le pance della platea ciellina, che le ha tributato una standing ovation (l’intervento integrale può essere letto qui: https://shorturl.at/sYRWb).

Particolare interesse e curiosità ha destato la parte conclusiva del discorso di Meloni, in cui la premier si è rivolta direttamente ai ciellini. «Voi, che siete rimasti fedeli al carisma del vostro fondatore, non avete mai disprezzato la politica – ha detto la presidente del Consiglio –. Anzi. Non vi siete rinchiusi nelle sacrestie nelle quali avrebbero voluto confinarvi, ma vi siete sempre “sporcati le mani”. Declinando nella realtà quella “scelta religiosa” alla quale mezzo secolo fa altri volevano ridurre il mondo cattolico italiano, e che san Giovanni Paolo II ha ribaltato, quando ha descritto la coerenza, nella distinzione degli ambiti, tra fede, cultura e impegno politico».

Un passaggio sorprendente, sicuramente non “farina del sacco di Meloni” – è intervenuta la mano del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, uomo ombra della premier e da sempre vicino ai settori cattolici neointegralisti? Oppure del ciellino Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati e solido alleato di governo di Fratelli d’Italia? –, che rispolvera una lacerante vicenda del cattolicesimo italiano degli anni Settanta-Ottanta, la storica “rivalità” fra Cl e Azione cattolica (Ac) e soprattutto due diversi modi di declinare la fede nel post Concilio. Meloni infatti allude alla svolta realizzatasi nell’Ac – tradizionalmente fedele alle direttive delle gerarchie ecclesiastiche e contigua alla Democrazia cristiana – durante la presidenza del montiniano Vittorio Bachelet (1964-1973), quando l’Ac intraprende la strada della «scelta religiosa», ridimensionando il proprio ruolo politico e mettendo in discussione il collateralismo con la Dc, privilegiando «evangelizzazione» e «formazione cristiana delle coscienze», come viene sancito dal nuovo Statuto dell’associazione, approvato nel 1969, anche con la benedizione di Paolo VI (santo come papa Wojtyla: che glielo spiega a Meloni e al suo ghostwriter?). Una scelta criticata, anche successivamente, da parte dei settori conservatori delle gerarchie ecclesiastiche e duramente contestata da Cl, impegnata invece sulla linea della «presenza» nella società e nella politica (soprattutto negli anni del pontificato di Giovanni Paolo II).

«L’Ac, dando vita alla “scelta religiosa”, intese abbandonare la stagione del “collateralismo” con la politica attiva, con la Democrazia cristiana (dicono ancora qualcosa i comitati Civici di Luigi Gedda?) per affermare nell’associazione il primato della Parola e dell’Eucarestia, della formazione, del servizio alla Chiesa, dell’evangelizzazione e promozione umana», ha replicato a caldo Rosy Bindi, all’epoca giovane e stretta collaboratrice di Bachelet (Avvenire, 30/08/2025). «In tempi storici di grande cambiamento non fece una scelta intimistica, non si rifugiò nelle sacrestie, ma con la Chiesa del Concilio volle riscoprire la centralità del Vangelo, da cui tutto il resto prende significato».

Al discorso di Meloni reagisce anche Guido Formigoni (docente di Storia contemporanea alla Libera Università di lingue e comunicazione Iulm di Milano e autore di importanti volumi sull’Ac e sulla storia del cattolicesimo italiano del Novecento (L’Azione cattolica italiana, Àncora, 1988; L’Italia dei cattolici. Fede e nazione dal Risorgimento a oggi, Il Mulino, 2010; e, con Paolo Pombeni e Giorgio Vecchio, Storia della Democrazia cristiana 1943-1993, Il Mulino, 2023), con un ampio intervento sul sito web dell’Ac di Milano – che pubblichiamo integralmente –, in cui vengono affrontati i nodi dell’attuazione del Concilio, del pluralismo dei credenti e dei rapporti fra fede e storia. 

*Foto da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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