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Leone XIV: «Alle porte dell’opulenza sta oggi la miseria di interi popoli, piagati dalla guerra e dallo sfruttamento»

Leone XIV: «Alle porte dell’opulenza sta oggi la miseria di interi popoli, piagati dalla guerra e dallo sfruttamento»

Ieri, domenica 28 settembre, alle 10, Leone XIV ha presieduto la messa in piazza San Pietro in occasione del Giubileo dei Catechisti. Della sua omelia riportiamo di seguito i primi due paragrafi:

Cari fratelli e sorelle,

le parole di Gesù ci comunicano come Dio guarda il mondo, in ogni tempo e in ogni luogo. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato (Lc 16,19-31), i suoi occhi osservano un povero e un ricco, chi muore di fame e chi si ingozza davanti a lui; vedono le vesti eleganti dell’uno e le piaghe dell’altro leccate dai cani (cfr Lc 16,19-21). Ma non solo: il Signore guarda il cuore degli uomini e, attraverso i suoi occhi, noi riconosciamo un indigente e un indifferente. Lazzaro viene dimenticato da chi gli sta di fronte, appena oltre la porta di casa, eppure Dio gli è vicino e ricorda il suo nome. L’uomo che vive nell’abbondanza, invece, è senza nome, perché perde sé stesso, dimenticandosi del prossimo. È disperso nei pensieri del suo cuore, pieno di cose e vuoto d’amore. I suoi beni non lo rendono buono.

Il racconto che Cristo ci consegna è, purtroppo, molto attuale. Alle porte dell’opulenza sta oggi la miseria di interi popoli, piagati dalla guerra e dallo sfruttamento. Attraverso i secoli, nulla sembra essere cambiato: quanti Lazzaro muoiono davanti all’ingordigia che scorda la giustizia, al profitto che calpesta la carità, alla ricchezza cieca davanti al dolore dei miseri! Eppure il Vangelo assicura che le sofferenze di Lazzaro hanno un termine. Finiscono i suoi dolori come finiscono i bagordi del ricco, e Dio fa giustizia verso entrambi: «Il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto» (v. 22). Senza stancarsi, la Chiesa annuncia questa parola del Signore, affinché converta i nostri cuori.

*Foto Pixabay

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