
Savino Pezzotta: nella Cisl «l’eclissi della democrazia sindacale»
Tratto da: Adista Notizie n° 35 del 11/10/2025
42386 ROMA-ADISTA. Il vero problema non è tanto il “caso Lauria” quanto piuttosto «l’eclissi di una vera democrazia sindacale» all’interno della Cisl. È l’opinione di Savino Pezzotta (già segretario generale Cisl dal 2000 al 2006) che, a partire dalla vicenda di Francesco Lauria (il dirigente sindacale messo sotto processo dalla nuova segretaria generale Daniela Fumarola per aver espresso delle critiche nei confronti del governo Meloni: v. notizia precedente), delinea un ritratto impietoso del sindacato di ispirazione cattolica degli ultimi tempi a partire da un aspetto: la forte riduzione della «libertà di esprimere opinioni critiche» o semplicemente «diverse» da quelle del segretario. «Invece del confronto democratico – scrive Pezzotta (l’Unità, 1 ottobre) – si sceglie sempre più spesso la strada disciplinare, riducendo il sindacato a una struttura monolitica. Chi governa tende a proteggere se stesso, a non tollerare voci critiche, rinunciando al pluralismo interno che è il vero lievito della democrazia. Si predica la partecipazione nei luoghi di lavoro, che non può che essere pluralistica, e nello stesso tempo la si nega all’interno, imponendo una coesione dall’alto».
«Così si perde credibilità», aggiunge Pezzotta, e si snatura il sindacato, che «è nato come comunità, come spazio di confronto, come scuola di cittadinanza attiva. La chiusura oligarchica in un fortino di “sindacalisti a vita” spegne questa dimensione, impoverendo non solo la Cisl, ma anche il tessuto democratico della società». Di più: «La carenza di democrazia interna rischia di trasformarsi in una crisi etica, come è già avvenuto in diversi partiti, minando dall’interno la legittimità stessa del sindacato, che perde così quell’autonomia decisionale, radicata nella vita concreta dei lavoratori, che oggi dovrebbe esprimersi nella difesa del potere d’acquisto, nella salvaguardia della sanità pubblica, in una riforma fiscale più giusta, nel rifiuto delle guerre e del riarmo», un aspetto su cui, ad esempio, la Cisl ha detto poco o nulla, aderendo supinamente alle politiche di riarmo e di incremento delle spese militare portare avanti dal governo di destra.
«Il sindacato appare ridotto a macchina organizzativa autoreferenziale, chiusa nella propria “bolla”, come se avesse smarrito la capacità di collocarsi in un orizzonte solidaristico e universale, e di condividere con altri la battaglia per la Pace – scrive Pezzotta –. Non è distinguendosi dalla Cgil che si chiarisce l’identità della Cisl, nata come “Sindacato Nuovo” con Pastore, Romani e Carniti, ma nella capacità di ritrovare, anche dopo i contrasti, una tensione unitaria. Forse l’unità sindacale organica oggi è difficile, ma non per questo bisogna rinunciare a dare corpo a un pluralismo convergente, ispirato alla formula pastoriana del “marciare divisi, colpire uniti”». Conclude Pezzotta: «Il tempo che viviamo, segnato da drammi e catastrofi incombenti, mostra la necessità di una nuova presenza del sindacalismo: per dare voce ai deboli, contrastare i prepotenti, rafforzare la democrazia. Come sempre nei momenti di crisi, tutto deve cominciare dal basso: dalla parola libera degli iscritti e dalle categorie». Quella parola che però viene silenziata a colpi di provvedimenti disciplinari, come il “caso Lauria” dimostra.
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