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E IL CARDINALE RESTÒ SOLO. IN POCHI NELLA CHIESA ITALIANA SEGUONO LA LINEA DI RUINI

Tratto da: Adista Notizie n° 47 del 24/06/2006

33446. ROMA-ADISTA. Nel mondo cattolico sempre più voci prendono posizione per il "No" al prossimo referendum costituzionale. Oltre alle quasi 50 riviste ed associazioni di ispirazione cristiana che hanno aderito all'appello "Per la costituzione" promosso, fra le altre, dalla nostra testata (per adesioni: costituzione@mclink.it), si sono pronunciate per il "No" anche l'Azione Cattolica, le Acli, la Fuci, il Meic, l'Agesci e molte altre realtà della galassia cattolica (vedi numero verde allegato).

Poche le voci fuori dal coro. Come quella del vescovo di Civitavecchia mons. Girolamo Grillo che ha polemizzato con il cardinal Tettamanzi a seguito della pubblicazione sul sito del settimanale della diocesi di Milano (www.incrocinews.it) di un documento della presidenza diocesana dell'Azione Cattolica contro la riforma costituzionale proposta dal centrodestra. "Personalmente", ha dichiarato mons. Grillo, " non mi sentirei proprio di pubblicare nel settimanale della mia diocesi un pronunciamento su referendum costituzionale. Dai ospitalità ad un movimento e finisci che gli altri t'azzannano, succederebbe il finimondo". "Se la Conferenza episcopale non si è pronunciata", ha aggiunto il vescovo, "bisogna astenersi da qualsiasi posizione ed evitare forzature. Come si fa a dire fate così o cosà? Qui non si parla assolutamente di principi etici, ma della Costituzione".

Riprende il concetto anche il vescovo di Como Alessandro Maggiolini: "I preti facciano i preti e non diano indicazioni di voto, mica sono in ballo questioni legate alla morale o alla fede".

Sulla stessa linea si colloca anche la Compagnia delle Opere, ‘braccio economico' di Comunione e Liberazione. Il comunicato diramato dalla CdO recita: "al di là delle possibili letture, la riforma sottoposta a referendum resta un insieme di norme con alcuni contenuti interessanti e altri discutibili, che la rendono quanto mai inadatta a essere approvata o respinta in toto. Di conseguenza, nessun elettore, nemmeno il più esperto, sarà in grado di dire in modo circostanziato quale sia la sua posizione in merito. E l'astensione la farà da padrona. (…) Se si vuole cambiare, occorre impegnarsi insieme a ridisegnare un assetto di regole condivise che sostengano il rinnovamento dell'Italia; è ciò che molti prefigurano come una nuova fase costituente. Costoro, senza precondizioni, un dialogo e un lavoro lo hanno già iniziato; e nessun monosillabo – certamente il No ancor meno del Sì - potrà fermare il desiderio e lo sforzo di incidere sugli assetti del Paese fino a toccare, per migliorarla, anche la sua dimensione costituzionale".

Comunione e Liberazione prende invece una esplicita posizione per il "Si" attraverso un appello pubblicato dal settimanale Tempi e promosso da Gianni Baget Bozzo e Luigi Amicone: "La nuova Costituzione", si legge sul documento, "stabilisce che la nazione viene prima della Costituzione, la società prima dello Stato, la libertà prima dei suoi vincoli. Elimina il concetto che la società italiana aveva bisogno di essere redenta dal suo passato e che il suo diritto era legittimato solo dall'antifascismo. Con essa i cittadini diventano, con il loro consenso, il principio della decisione, il popolo e la sua libertà sono la Costituzione vivente. Finisce la partitocrazia, cioè la concezione che il popolo diviene libero cedendo ai partiti la scelta delle decisioni. Cade il concetto che solo i partiti che hanno votato la Costituzione del '48 sono legittimati a interpretarla ed eventualmente a mutarla". I primi firmatari dell'appello sono: Roberto Formigoni, Giancarlo Galan, Mario Mauro, Maurizio Lupi, Giovanni Cantoni, Marta Sordi, Santo Versace, Franco Zeffirelli, Giuliano Ferrara, Maurizio Belpietro.

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