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PROTESTANTI E POLITICA: LA SFIDA DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA

Tratto da: Adista Notizie n° 61 del 09/09/2006

33521. TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. "In questo momento noi evangelici avvertiamo con grande trepidazione delle preoccupazioni rispetto ad alcuni temi: i temi della laicità, dei diritti delle minoranze, del pluralismo religioso, dell'accoglienza, dell'integrazione. Rispetto a queste grandi questioni ci è sembrato giusto avviare, o proseguire, un discorso con alcuni membri delle nostre Chiese che hanno delle responsabilità di primo o di primissimo piano". Così il direttore di Confronti Paolo Naso introduce il dibattito "Libertà religiosa e presenza evangelica nella società italiana", svoltosi nella serata del secondo giorno del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste (vedi notizia precedente). L'incontro, dedicato alla memoria di due grandi figure dl protestantesimo italiano – il giurista valdese Giorgio Peyrot e lo storico metodista Giorgio Spini –, ha infatti visto la partecipazione del deputato Ds Valdo Spini (figlio proprio di Giorgio), del senatore di Forza Italia Lucio Malan, e del ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista (sono inoltre intervenuti Marco Ventura e Daniele Garrone).

"Non nasce questa sera un ‘partito protestante', e nemmeno una lobby", ha però precisato Naso. "Non è nel Dna della laicità evangelica la concezione che chi si impegna politicamente debba rendere conto del proprio operato a questa o quella istituzione ecclesiastica. Il politico deve infatti rispondere della propria condotta solo alla propria coscienza ed ai propri elettori".

È evidente tuttavia che la dimensione religiosa ha conquistato una rilevanza politica negli ultimi anni tale da porre alla ‘laicità del credente' importanti ed ineludibili sollecitazioni. "Aver affermato un reale pluralismo religioso è un grande merito dell'evangelismo italiano, una conquista che ha contribuito fra l'altro a rendere l'Italia più europea", ha dichiarato Valdo Spini nel suo intervento. Dopo aver ripercorso le tappe storiche che portarono nel 1984 alla firma dell'Intesa tra Chiese evangeliche e metodiste e lo Stato italiano (la prima Intesa stipulata nel nostro Paese con una confessione non cattolica, siglata ancor prima della revisione del concordato con cui cadeva la qualifica di religione di Stato attribuita al cattolicesimo), Spini richiama la necessità di un impegno ulteriore "per dare attuazione alla Costituzione anche a beneficio di tutti gli altri". Sono sette le nuove propose di Intesa pervenute negli ultimi 10 anni alla presidenza del Consiglio, oltre a due modifiche di Intesa: nove documenti in totale che "dovrebbero essere tradotti al più presto in disegni di legge governativi ed inviati al Parlamento".

C'è poi l'importante questione della legge sulla libertà religiosa, prevista nell'impianto costituzionale, ma che da molti anni non riesce a venire alla luce. Oggi l'approvazione di questa legge non è più una semplice "questione di principio" come poteva essere prima dell'avvento del fenomeno migratorio nelle proporzioni che conosciamo. "Vi sono tre ‘centrali' musulmane che hanno avanzato proposte di Intesa", ricorda Spini, "e solo una legge sulla libertà religiosa può fornire un percorso praticabile" anche in vista di Intese future.

Due diversi approcci all'integrazione

Dà subito una risposta a nome del governo il ministro Paolo Ferrero ("ho sentito Prodi nel pomeriggio" proprio su tutte queste tematiche), secondo il quale "è tempo di mettere a calendario sia le Intese sia la legge sulla libertà religiosa. Realisticamente – tenendo conto del delicato percorso di approvazione della Finanziaria – credo che il 2007 potrà essere l'anno decisivo". L'urgenza di una tale legge è inoltre suggerita dal "mutamento epocale" che caratterizza il nostro Paese divenuto ormai "terra di immigrazione", da Paese "povero e di emigranti quale era fino a pochi decenni fa". "Dobbiamo contribuire a cambiare la concezione con la quale l'Italia si concepisce dentro il mondo, perché è del tutto irrealistico pensare che la risposta ad un fenomeno strutturale ed impetuoso sia quella di tenere gli immigrati fuori dalla porta: è semplicemente impossibile". La soluzione sta nell'evitare i due corni estremi del "pietismo più spicciolo" da un lato e degli argomenti "da estrema destra degli anni ‘10, ‘20 e ‘30" dall'altro. In tal senso tutto ciò che concorre ad abbattere muri (come la cittadinanza, o il diritto di voto, o il riconoscimento delle istituzioni religiose cui mira proprio la legge sulla libertà religiosa) contribuisce ad evitare i fenomeni degenerativi di "tribalismo identitario" che sono il primo brodo di coltura dell'"integralismo criminale" contro cui si scagliano i fautori di destra della "società fortezza". I rigurgiti fortemente identitari di molte comunità di immigrati sono infatti del tutto "artificiali", sono la risposta "difensiva e modernissima prodotta dallo sradicamento". Basta osservare i tratti quasi caricaturali di ‘italianità' di alcune comunità di nostri concittadini nel mondo. "La materia è complicata - chiosa il ministro - e ci vorrebbero meno slogan e più pragmatismo". In chiusura Ferrero non si sottrae ad una riflessione di carattere teologico: "Negli ultimi anni troppo spesso Dio nell'immaginario è stato associato agli obblighi e alle leggi. È stato usato per costruire identità forti ed incomunicabili. Questo Dio è stato stiracchiato da tutte le parti. È stato usato come fonte di legittimazione contro l'altro. Questa è una bestemmia contro il Dio che abbiamo conosciuto nei Vangeli che invece chiama l'uomo alla libertà. Come credenti abbiamo il dovere di predicare questo Dio contro l'idea di un Dio che esclude, che indica il nemico da uccidere, che è usato dai Ferrara per predicare un'idea di Occidente come fortezza".

Infine, non sono mancati momenti polemici nel dibattito con l'intervento di Lucio Malan. Malan, esponente di Forza Italia, ha criticato innanzitutto il sermone del pastore Genre nel qualequesti aveva sostenuto che "con la moltiplicazione dei pani Gesù guarisce i discepoli dall'economia di mercato". Durante il Sinodo, prosegue Malan, abbiamo un'attenzione da parte dei media del tutto straordinaria rispetto a quella su cui possiamo contare di solito: "È proprio questo il messaggio che vogliamo far passare?". "L'argomento principale trattato dalla moderatora della Tavola valdese al Tg1 è stato i Pacs. Io sono contrario ai Pacs e del resto la mia è una posizione che non va affatto contro la posizione ufficiale della mia Chiesa, ma il messaggio che è passato è un altro". "La questione dei Pacs inoltre è una questione che ha poco a che fare con la laicità dello Stato e preferirei che la mia Chiesa si impegnasse su altro".

Inoltre Malan ha ripreso il tema dell'integrazione denunciando i pericoli provenienti dagli immigrati di fede musulmana. "In Inghilterra un sondaggio effettuato poco dopo gli ultimi attentati terroristici sventati a Londra rileva che circa la metà dei musulmani residenti è favorevole all'introduzione della Shari'a. Non credo che i musulmani in Italia siano molto diversi, tanto più che la nostra è una immigrazione più recente. Si dice che con coloro che sono qui dobbiamo esercitare l'accoglienza, ma ‘integrazione' non significa pensare che siano come noi e sottovalutare i pericoli che si corrono". (e.c.)

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