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IL PAPA AVVERTE I VESCOVI CANADESI: RIPORTATE ALL'OBBEDIENZA I POLITICI CATTOLICI VITTIME DEL RELATIVISMO

Tratto da: Adista Notizie n° 67 del 30/09/2006

33557. ROMA-ADISTA. Nuova visita, nuova solenne 'lavata di capo' per i vescovi canadesi. Se a maggio era stato il turno di quelli del Quebec (v. Adista n. 37/06) e di quelli della regione Atlantico, questa volta è toccato a quelli dell'Ontario, in visita ad limina al pontefice e alla Curia dall'1 all'11 settembre scorso. Ai prelati del Canada - Paese a forte tasso di secolarizzazione e quindi 'terra di missione', già teatro della penultima Giornata Mondiale della Gioventù - Benedetto XVI ha rivolto in questi mesi un crescendo di critiche e ammonimenti, culminato nell'aspro discorso che il papa ha loro rivolto l'8 settembre a Castel Gandolfo, rimproverandoli soprattutto per non aver saputo mettere in riga i laici cattolici del Paese, 'colpevoli' di aver permesso e in alcuni casi addirittura sostenuto la recente legge che rende legale il matrimonio omosessuale attraverso una nuova definizione, 'inclusiva', del termine coniuge (v. Adista n. 11/05).

"Nel nome della 'tolleranza'", ha detto il pontefice, "il vostro Paese è arrivato a sopportare la follia di una ridefinizione del coniuge, e nel nome della 'libertà di scelta' ha a che fare ogni giorno con la distruzione di bambini non nati". L''indisciplina' dei laici canadesi arriva fino ai livelli più alti della politica, con due ex-primi ministri, Jean Chretien e Paul Martin, entrambi cattolici praticanti, che si erano fatti sostenitori delle richieste di "eguaglianza matrimoniale" provenienti dalla maggior parte della società canadese. Secondo Benedetto XVI, si tratta di "false dicotomie" all'interno della comunità cristiana, "particolarmente dannose quando i leader politici cristiani sacrificano l'unità della fede e danno corso alla disintegrazione della ragione e dei principi dell'etica naturale cedendo ad effimere mode sociali e alle spurie richieste dei sondaggi d'opinione". Ai vescovi il compito di effettuare un'opera di pressione e lobbying sui deputati, perché i "valori" cattolici siano rispecchiati nella legislazione (prontissimo a raccogliere l'invito del papa, l'arcivescovo di Halifax, mons. Terrence Prendergast, che in una lettera pastorale resa nota pochi giorni dopo il discorso del papa, ha prontamente esortato i suoi fedeli a "scrivere ai propri deputati" per indurli a ripensare il loro sostegno al matrimonio omosessuale).

Un avvertimento chiaro a tutti i politici che vogliono vivere la loro fede all'interno della sfera pubblica, rivendicando lo spazio di autonomia della coscienza. E il monito è risuonato tanto più forte in quanto il discorso ai vescovi dell'Ontario - in cui Ratzinger ritorna con forza sui temi culturali del "relativismo", tanto nella Chiesa quanto nella società, che avevano caratterizzato la celebre omelia della messa di apertura del Conclave (v. Adista n. 31/05) - è stato registrato e trasmesso dalla Radio Vaticana. È la prima volta che questo accade per un discorso ad limina, segno della particolare risonanza che il pontefice voleva dare ai suoi contenuti, destinati ad un uditorio più ampio della sola Chiesa canadese.

Dentro un "orizzonte relativistico", ha detto il papa, "si ha un'eclisse dei sublimi fini della vita, assieme a un abbassamento dei livelli di eccellenza, a una timidità di fronte alla categoria del bene e a una incessante ma insensata ricerca di novità spacciate come realizzazione di libertà".

Ratzinger non poteva dimenticare le voci fuori dal coro che negli ultimi mesi si erano levate da alcuni settori della Chiesa canadese, come la Conferenza dei Religiosi Canadesi, autrice in febbraio di un documento che chiedeva innovazioni radicali sui punti più scottanti del magistero (morale sessuale, omosessualità, celibato, ordinazione femminile), o i 19 preti del Quebec che avevano criticato la posizione della Chiesa verso gli omosessuali (v. Adista n. 24/06). Egli ha quindi ammonito i prelati canadesi contro le "vaghe chiacchiere su un 'regno dei valori'" che "indebolisce l'identità cristiana" e riduce il messaggio del Regno di Dio.

Come prevedibile, le reazioni al discorso del papa sono state accese. La sua affermazione che il Canada "esclude Dio dalla sfera pubblica" è suonata strana in un Paese dove i vescovi sono stati chiamati a dire la loro in Parlamento sulla legge sul matrimonio omosessuale e dove lo Stato finanzia le scuole cattoliche. Proprio a queste ultime Benedetto aveva rivolto parole di stima per la loro opera di "evangelizzazione della cultura" di fronte all'"insidioso relativismo" odierno. Ma la presidente dell'associazione insegnanti cattolici dell'Ontario, Donna Marie Kelly, ha tenuto a precisare che nelle scuole cattoliche la dottrina cattolica fa parte del curriculum, senza però che essa sia oggetto di valutazione: "Come posso giudicare il cammino di fede di un'altra persona?", si è chiesta. E ha aggiunto che "come insegnante", non forniva "istruzioni teologiche", dichiarandosi scettica sulla possibilità che le parole del papa inducano gli insegnanti a dispensare più teologia dalla cattedra.

Chi invece non ha commentato il discorso di papa Benedetto XVI è stato il presidente dei prelati dell'Ontario, mons. Richard Smith, vescovo di Pembroke. Questi, cinquantenne e in odore di qualche promozione, in un'intervista prima della partenza per Roma si era detto pronto a ricevere la chiamata a una nuova, aggressiva evangelizzazione: "La gente non conosce Dio, non conosce Cristo. C'è una nuova forma di paganesimo e non basta cercare di mantenere il gregge attuale". Ma a Roma si è anche parlato di nomine: quella del successore dell'arcivescovo di Toronto, card. Aloysius Matthew Ambrozic, che ha ormai quasi 77 anni ed è arrivato in Italia accompagnato dai suoi tre ausiliari. (alessandro speciale)

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