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NON ALLINEATI ALL'IMPERO. A CUBA INCONTRO DI UN MOVIMENTO IN CERCA DI RILANCIO

Tratto da: Adista Notizie n° 67 del 30/09/2006

33558. L'AVANA-ADISTA. È la più grande organizzazione mondiale dopo l'Onu, e il più importante forum di concertazione politica del Sud del mondo: il Movimento dei Paesi Non Allineati, nato nel 1961 in piena guerra fredda, nel quadro della lotta di emancipazione dei popoli dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina (per iniziativa, in particolare, dell'egiziano Nasser, dell'indiano Nehru, dell'indonesiano Sukarno e dello jugoslavo Tito), punta oggi con decisione a un rilancio, per iniziare a giocare, nel panorama politico internazionale, un ruolo all'altezza della sua storia e della sua forza numerica (118 i Paesi membri, quasi i due terzi di quelli che compongono le Nazioni Unite).

Sei anni dopo la storica Conferenza di Bandung, che nell'aprile del 1955 aveva riunito 29 capi di Stato della prima generazione postcoloniale di leader africani e asiatici attorno ad alcuni principi che avrebbero dovuto governare le relazioni internazionali, il Movimento dei Paesi Non Allineati - non allineati a nessuno dei due blocchi militari allora esistenti, la Nato e il Patto di Varsavia - celebrava a Belgrado l'atto di fondazione (presenti 25 Paesi tra cui uno solo dell'America Latina, Cuba, dove la Rivoluzione aveva compiuto appena due anni), con l'obiettivo di promuovere l'autodeterminazione, l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale degli Stati, di lottare contro l'apartheid, il colonialismo vecchio e nuovo, il razzismo, l'imperialismo in tutte le sue forme, l'uso della forza nelle relazioni internazionali, e a favore del disarmo, della non interferenza nelle questioni interne degli Stati, della coesistenza pacifica tra le nazioni, del rafforzamento delle Nazioni Unite, della cooperazione internazionale su basi di uguaglianza, della ristrutturazione del sistema economico internazionale.

Entrato in crisi con la fine della Guerra Fredda, a cui era legato nel nome e nella ragione d'esistere, il Movimento dei Paesi Non Allineati vuole ora dimostrare che le motivazioni che ne avevano determinato la nascita, come pure gli obiettivi che ne avevano ispirato la condotta, sono più che mai attuali nella presente congiuntura internazionale, a cominciare dalla necessità di non allinearsi: ora non più rispetto a due blocchi, ma all'unico Impero esistente, quello degli Stati Uniti. Al XIV Vertice dei Paesi Non Allineati, svoltosi all'Avana (che lo aveva già ospitato nel 1979, a conferma del prestigio di cui gode Cuba all'interno del Movimento, del quale occuperà per tre anni la presidenza, prima di cederla all'Egitto nel 2009) dall'11 al 16 settembre, il gruppo di Paesi bollato dagli Usa come asse del male ha giocato un ruolo preponderante all'interno del Movimento, prendendo posizione in maniera forte contro l'aggressivo unilateralismo statunitense e pronunciandosi con altrettanta forza a favore di un mondo multipolare.

Contro l'unilateralismo

Durante il Vertice, non a caso, il Movimento ha espresso appoggio e solidarietà alla Bolivia e al Venezuela, si è pronunciato contro l'embargo a Cuba e a favore della restituzione all'isola del territorio occupato dagli Usa a Guantánamo, ha riaffermato il diritto del popolo portoricano alla libera determinazione e all'indipendenza, ha condannato le azioni di Israele contro il Libano e la Palestina e ha difeso il programma nucleare iraniano, ritenendo legittima l'aspirazione del Paese ad ampliare il proprio orizzonte energetico, e condannando l'ipocrisia degli Usa che, ha sottolineato il ministro degli Esteri cubano Felipe Pérez Roque, da una parte si oppone al programma iraniano e dall'altro incrementa i suoi arsenali e quelli degli alleati, a cominciare da Israele (per quanto, ha precisato, Cuba abbia scelto di sviluppare un programma energetico su basi nuove, molto diverse da quelle nucleari). E ha, inoltre, discusso, per iniziativa in particolare della delegazione cubana (presieduta da Raúl Castro a nome di Fidel, ancora in convalescenza) e di quella venezuelana, azioni di cooperazione Sud-Sud attorno a concreti programmi sociali, di alfabetizzazione e di salute, o attorno a proposte come quella, avanzata da Hugo Chávez, di una Banca del Sud, che sta movendo i primi passi in America Latina: una grande banca, ha spiegato Chávez, "per finanziare il nostro sviluppo e non quello che ci vogliono imporre il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, a spese, molto spesso, della nostra sovranità, dell'anima e della speranza di milioni di esseri umani". Nella Dichiarazione Finale, il Movimento ha espresso una dura condanna del terrorismo, i cui atti, afferma, rappresentano "le violazioni più evidenti al diritto internazionale", ponendo in pericolo la stabilità delle nazioni e minacciando la base stessa delle società: il terrorismo, si legge, non deve essere vincolato alla religione, alla nazionalità o all'etnia, né equiparato alla lotta legittima dei popoli sotto dominazione coloniale o occupazione straniera. Forte il pronunciamento (subito ribadito dal Movimento dei non Allineati durante la 61.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, dal 12 al 21 settembre) rispetto alla democratizzazione delle Nazioni Unite e alla riforma immediata del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Come ha affermato il vicepresidente cubano Carlos Lage, "le Nazioni Unite devono essere riformate e trasformate in un vero strumento di cooperazione e di pace, in un'organizzazione che possa compiere i principi guida plasmati nella sua Carta. Il Consiglio di Sicurezza deve ampliare il numero dei suoi membri, modificare i metodi di lavoro, rendere trasparenti le proprie deliberazioni e sradicare l'ingiusto privilegio di veto". (claudia fanti)

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