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"VIVERE BENE", L'OBIETTIVO DELLA POLITICA. LA PROPOSTA DI EVO MORALES AI CAPI DI STATO SUDAMERICANI

Tratto da: Adista Documenti n° 76 del 28/10/2006

DOC-1789. LA PAZ-ADISTA. Per i popoli indigeni di Abya Yala, come essi chiamano il Continente americano, la resistenza è iniziata praticamente da quando i bianchi sono scesi dalle loro imbarcazioni. Ed è proseguita per oltre 500 anni, conoscendo non pochi momenti di gloria (solo negli ultimi anni, l'insurrezione zapatista in Chiapas e il crescente protagonismo in Ecuador e Bolivia, culminato con la destituzione di diversi presidenti e con l'elezione, in Bolivia, del primo presidente indigeno, l'aymara Evo Morales). Ma, dopo 514 anni di "colonialismo interno ed estero", ora serve un salto di qualità: dalla lotta di resistenza alla conquista del potere, il "vero potere" fondato sull'esperienza dei popoli originari, allo scopo di ristabilire il "vivere bene" tramandato dagli antenati, cioè "il vivere in armonia fra le persone e con la natura". È stato proprio questo salto, "Dalla resistenza al potere", il tema dell'Incontro dei popoli indigeni di Abya Yala, svoltosi dall'8 al 12 ottobre a La Paz, in Bolivia, il Paese in cui tale passaggio è stato per la prima volta tentato, ben oltre la mera conquista del governo.

Tentativo oltremodo sofferto, considerando gli ostacoli incontrati dal governo Morales, contro il quale, proprio nei giorni dell'incontro, si sono ascoltate voci insistenti di colpo di Stato. In evidente affanno di fronte alle difficoltà in cui si dibatte l'assemblea costituente, voluta da Morales per "rifondare la Bolivia", alla minaccia secessionista di Santa Cruz e delle province più ricche, ai problemi sorti, sul piano internazionale, in seguito alla nazionalizzazione delle risorse energetiche, il governo è tuttavia determinato ad andare avanti. E se non hanno certo giovato alla sua immagine gli scontri "fratricidi" a Huanani tra i minatori alle dipendenze dello Stato e quelli delle cooperative minerarie (sorte, queste ultime, dopo la chiusura delle miniere provocata dall'ondata neoliberista nel Paese), conclusisi con un saldo di 16 morti e varie decine di feriti (nonché con il licenziamento del ministro dell'attività mineraria Walter Villarroel, vicino al settore cooperativista), il governo Morales ha mostrato una buona capacità di reazione, disponendo, tra l'altro, l'assunzione da parte dell'impresa mineraria statale di 4mila lavoratori cooperativisti di Huanani.

In questo quadro, i 1.300 rappresentanti indigeni giunti a La Paz non hanno mancato di esprimere un forte sostegno al governo Morales: "Siamo testimoni - si legge nel documento finale - dei gravi problemi che stanno affrontando il popolo e il governo boliviani, a causa dei gruppi economici oligarchici appoggiati dagli Stati Uniti. Siamo anche testimoni degli sforzi che il popolo e il governo boliviano guidato dal compagno presidente Evo Morales stanno compiendo per costruire un nuovo Paese. Siamo solidali con questo eroico sforzo. Vigileremo permanentemente su quello che succede in Bolivia e chiediamo ai popoli del pianeta di dare il loro appoggio e la loro solidarietà a questo processo".

Un processo che, proprio in coincidenza con l'incontro dei popoli indigeni di Abya Yala, ha trovato significativa conferma in un documento di grande rilevanza politica: la lettera, non a caso intitolata "Costruiamo con i nostri popoli una vera Comunità Sudamericana di Nazioni per 'vivere bene'", inviata da Evo Morales ai capi di Stato sudamericani e ai popoli del Sudamerica per invitarli al II Vertice della Comunità Sudamericana di Nazioni (nata l'8 dicembre del 2004 a Cusco, in Perù, con l'adesione di 12 Paesi: Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Venezuela, Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Cile, Guyana e Suriname; v. Adista n. 90/04) in programma a Cochabamba, in Bolivia, l'8 e il 9 dicembre prossimo, e al simultaneo Vertice Sociale per l'integrazione dei Popoli, dal 6 al 9 dicembre. Un appello - così distante dai documenti della classe politica di casa nostra - a portare avanti, "dall'alto e dal basso", un processo di integrazione che sia dei e per i popoli e abbia come scopo il "vivere bene". Lo riportiamo qui di seguito in una nostra traduzione dallo spagnolo. (claudia fanti)

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