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DICO: LA ‘CHIESA DEL SILENZIO' SI RIPRENDE LA PAROLA

Tratto da: Adista Documenti n° 16 del 24/02/2007

DOC-1832. ROMA-ADISTA. Alla fine non si chiamano Pacs ma Dico, la "dichiarazione" di convivenza può essere fatta anche singolarmente da uno dei due partner - con il rischio di esiti paradossali dal punto di vista legale - e gli anni per accedere ai diritti ereditari sono nove: ma anche così il disegno di legge sui "diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi" è inaccettabile alla Cei. Tanto che il card. Camillo Ruini ha annunciato, il 12/2, "una parola meditata, ufficiale e accreditata che sia impegnativa per coloro che seguono il magistero della Chiesa e chiarificatrice per tutti". Una mossa draconiana per chi si illudeva - malgrado le patenti ‘minacce' pubblicate da Avvenire il 6/2 (v. Adista n. 13/07) - che con uno sforzo di conciliazione (o di annacquamento, secondo altri) in più, le posizioni della Cei potessero ammorbidirsi. Lo ha sottolineato Pierluigi Castagnetti (su l'Unità del 12/2): "Non mi aspettavo un attacco così duro proprio perché la preoccupazione del governo, in particolare dei ministri cattolici, è stata quella - dopo il famoso editoriale di Avvenire sul "non possumus" che aveva creato una notevole amarezza nei cattolici - di grande disponibilità". Una chiusura completa che conferma che la posta della partita in corso è molto più ampia del semplice riconoscimento delle coppie di fatto: come ha detto ad Adista un dirigente del Movimento per la Vita, che ha chiesto di rimanere anonimo, "con questa battaglia, dopo quella della legge 40, speriamo di invertire la rotta che ha preso l'Italia dal '74, dal referendum sul divorzio. Se vinciamo sui Pacs, tra qualche anno anche la legge 194 sarà diversa".

Il risveglio della ‘Chiesa del silenzio'

C'è un fatto nuovo - rispetto agli ultimi anni - che va letto anche nel contesto della prossima, ma non imminente, sostituzione del card. Ruini alla guida della Chiesa italiana: la compattezza monolitica del mondo cattolico, sui Dico, è incrinata. E soprattutto, questa volta chi dissente dalla linea Cei sembra intenzionato a far sentire la sua voce con chiarezza, senza le esitazioni registrate in occasione del referendum sulla procreazione assistita. A dare il ‘la' è stato mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, al tg di Rai1, nel giorno della presentazione del ddl sui Dico. "Una cosa abbastanza ben fatta", ha commentato, "una soluzione che va incontro a delle esigenze senza creare i pericoli che si temevano per la famiglia naturale". Un'opinione ripetuta in una lettera a Repubblica dell'11/2, che Adista ripropone all'interno di un'ampia rassegna su questo numero (v. articolo successivo).

I soldatini del cardinale

Mons. Bettazzi, tra i vescovi, è l'unico (o quasi) ad aver dissentito pubblicamente dalla linea di Ruini, in una Cei squassata da voci e colpi bassi in attesa della nomina del nuovo presidente. Ma molti sacerdoti e teologi autorevoli, come testimoniato dalla nostra rassegna, hanno espresso, con diverse sfumature, il loro dissenso.

Chi, di certo, non delude mai il card. Ruini - non solo per i contenuti ma soprattutto per i toni - è il gruppo di laici clericali scesi in campo in occasione del referendum sulla legge 40 e pronti ad un nuovo confronto. Don Giorgio Zucchelli, presidente della Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), dalle colonne di Avvenire (14/2) ha indicato proprio nel comitato Scienza&Vita il modello da seguire: "Si ha notizia di numerosi incontri spontanei programmati in varie parti del Paese (…) è un segnale interessante, di cui abbiamo già visto un significativo precedente in occasione del referendum del 2005 sulla Legge 40". Se questi sono i metodi, il quotidiano della Cei è più in difficoltà ad attaccare il ddl sui Dico sul piano dei contenuti, dal momento che Rosy Bindi e Barbara Pollastrini, nello stilare il documento, hanno accolto la quasi totalità delle richieste della Chiesa. Così Carlo Cardia, nell'editoriale di Avvenire dell'11/2, si trova costretto a contestare lo "spirito" della legge, che sarebbe quello dell'"arrendersi (…) di fronte ai desideri individuali, anche a quelli provvisori". Ma si tratta di un argomento debole, e per trarsi d'impaccio l'editorialista ricorre a un terreno fidato: l'omofobia. "C'è l'equiparazione di principio dei rapporti eterosessuali ai rapporti omosessuali, fino a ricomprenderli dentro lo stesso orizzonte, la medesima semantica (…). [La legge] interviene per elevare l'omosessualità allo stesso livello dell'eterosessualità (…). È inevitabile che si aprano le porte alla piena legittimazione (dei rapporti omosessuali), fino all'esaltazione culturale ed emotiva".

L'appello dei cattolici democratici

Di seguito, pubblichiamo l'appello stilato da Giuseppe Alberigo (e che vede tra i primi firmatari Vittorio Bellavite, Ugo Perone, Raniero La Valle, Ettore Masina, Alberto Melloni, Giuseppe Ruggieri e Alessandro Parola) per "supplicare" i vescovi italiani a non pubblicare l'annunciata nota "impegnativa" che imporrebbe ai parlamentari cattolici di votare contro il ddl sui Dico. Sarebbe un gesto, scrive Alberigo, "di inaudita gravità" perché così "l'Italia ricadrebbe nella deprecata condizione di conflitto tra la condizione di credente e quella di cittadino". Un nuovo non expedit, insomma, da denunciare "con dolore, ma con fermezza"; "una sciagura che porterebbe la nostra Chiesa e il nostro Paese fuori dalla storia".

All'appello dei cattolici democratici ha subito risposto un ‘controappello' di teo-con, atei clericali e ‘veterani' di Scienza & Vita, lanciato dal direttore del Foglio Giuliano Ferrara e sottoscritto, tra gli altri, da Vittorio Mathieu, Sergio Ricossa, Lucetta Scaraffia, Francesco D'Agostino, Antonio Socci, Giovanni Maria Vian, Eugenia Roccella e Sergio Soave. Bisogna "mantenere chiara e libera", vi si legge, "l'impostazione di dottrina e di cultura morale in tema di legislazione familiare" e sarebbe "ingiusta ogni forma di intimidazione intellettuale contro l'autonomia del pensiero religioso". L'appello di Alberigo, continua il testo di Ferrara, è "improprio, e sintomo di un uso politico della sfera religiosa" e sarebbe frutto di "un pensiero illiberale e veteroconcordatario che intende censurare con argomenti obliqui la libertà religiosa e la sua funzione sociale". Per sottoscrivere l'appello di Alberigo, si può visitare il sito www.febbraio2007.it. (alessandro speciale)

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