DIRITTI UMANI: I DIECI PUNTI IN CUI L'ITALIA È INADEMPIENTE
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 93 del 20/12/2008
L’Italia è rimandata in Diritti umani. Inadempiente. E non è certo il modo migliore per festeggiare il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale di tali diritti. Il nostro Paese dovrebbe svolgere un bel po’ di compiti per inserirsi nel gruppo dei promossi. Sono passi concreti che governo, parlamento e forze politiche sono chiamate a “fare rapidamente”, sottolineano le associazioni che fanno parte della Tavola della pace.
“I diritti umani interrogano la politica, ma la politica - affermano - ancora non risponde”. E per questo è stata promossa il 10 dicembre, giorno della proclamazione della Dichiarazione, una Giornata nazionale d’azione per i diritti umani, con 201 manifestazioni che si sono svolte in 159 città italiane. È stato presentato il decalogo delle richieste: praticamente un’ agenda per i Diritti, proposta all’intero mondo politico.
C’è un po’ di tutto. Ecco il decalogo: 1) ratificare il Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU contro la tortura e riconoscere il reato di tortura nel nostro ordinamento; 2) approvare la legge sul diritto d’asilo, aumentando le risorse per l’accoglienza e promuovendo una campagna di sensibilizzazione a favore delle persone che fuggono da persecuzioni, guerre, conflitti e disastri ambientali; 3) riconoscere il diritto di voto nelle elezioni amministrative per i cittadini migranti che risiedono da tempo nel nostro paese; 4) istituire il “Garante dell’Infanzia”; 5) istituire il “Difensore civico nazionale”; 6) ratificare le Convenzioni Internazionali rispettivamente sui diritti umani delle persone con disabilità, sulla protezione di ogni persona dalle sparizioni forzate, sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie; 7) organizzare una sessione annuale del Parlamento in seduta comune per discutere dello stato dei diritti umani in Italia e delle raccomandazioni che i pertinenti organismi internazionali rivolgono al nostro paese; 8) definire un piano d’azione dell’Italia per il rafforzamento delle istituzioni internazionali democratiche deputate a promuovere e difendere i diritti umani nel mondo, contro tutte le dittature ma anche contro gli abusi di cui sono responsabili i governi democraticamente eletti; 9) rendere permanente l’educazione ai diritti umani, alla pace e alla nonviolenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado valorizzando le esperienze sin qui realizzate, anche tramite l’emanazione di una apposita direttiva del Ministero della Pubblica Istruzione; 10) ridurre le spese militari per liberare le risorse da investire nelle politiche nazionali e internazionali di lotta alla povertà, di cooperazione internazionale e di promozione delle pari opportunità e dello sviluppo sostenibile.
Non è bene accontentarsi in fatto di diritti. Ma di certo attuare entro l’anno anche solo la metà degli impegni sarebbe un grande obiettivo…
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