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CHE COSA OCCORRE PER FAR CRESCERE IL PD?

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 3 del 03/01/2009

Tratto dalla voce “Partito Democratico” del libro
di Paolo Prodi “Lessico per un’Italia civile” (ed Diabasis pp. 312 euro 17)

La discussione che si sviluppò con grande intensità soprattutto a partire dal 2006 fa intorno alla nascita del Partito Democratico, e che ancora per molti aspetti perdura, mi sembra assai simile a quella che accompagnò nel mondo la notizia degli esperimenti condotti dai fisici Martin Fleischmann e Stanley Pons, i quali annunciarono nel 1989 di aver ottenuto una “fusione fredda” dell’atomo, fusione ottenuta senza bisogno di arrivare alle terribili temperature necessario ancora oggi.

In realtà, come in natura, così in politica ogni creazione di energia ha un costo, esige calore e non esistono “fusioni fredde”. Credo, perciò, che sia opportuno, se non si vuole sognare (e io non appartengo alla categoria di coloro che pensano di risolvere tutto con «I have a dream»), sottolineare il difficile cammino che tutt’oggi aspetta i membri del Partito Democratico, proprio nella misura in cui essi desiderano e vogliono raggiungere questa meta. Si possono programmare e prevedere tappe graduali e successive di un progetto organico, ma si deve tenere sempre presente che queste richiedono ad ogni stadio sacrifici, tensioni, lacerazioni e soprattutto “alte temperature”.

Mai nella storia vi sono state creazioni di nuove forze senza la macerazione di idee e di uomini. Si possono e si devono evitare le deflagrazioni di tipo rivoluzionario che portano non tanto a produzione di energia, quanto piuttosto ad esplosioni termonucleari: non si possono evitare, invece, le alte temperature. Per innescare il processo di fusione, bisogna innalzare costantemente la temperatura. Tutte le strategie elaborate da anziani politologi o da giovani apprendisti della politica, anche se sono necessarie, producono scartoffie, non identità, specie in presenza in un mondo massmediatico che omogeneizza tutto.

Nella stesura dei propri programmi elettorali futuri e nello stesso sviluppo del Partito Democratico, ben poco credo possano servire estenuanti contrattazioni su ogni singolo problema o settore: ciò rischia di provocare pericolose perdite di calore verso l’esterno. Viceversa, la temperatura aumenta concentrandosi su grandi princìpi che – come quelli della solidarietà, dell’uguaglianza e della libertà – sono tradizionalmente cari a qualsiasi movimento che si definisca in senso progressista. Il pericolo maggiore, forse, è rappresentato dal fatto che le culture presenti nel Centro-Sinistra tendono, spinte dal sistema elettorale e dalla difesa del proprio orticello, ad esasperare posizioni secondarie che enfatizzano antichi richiami e messaggi legati ai singoli gruppi, alle “foto di famiglia” degli attuali partiti o movimenti.

Che cosa occorre, dunque, per far crescere il Partito Democratico? Le diverse componenti culturali (socialista, cristiana, liberale e ambientalista) che ne stanno alla base, a mio giudizio, non soltanto devono convivere, ma anche alimentarsi e “riscaldarsi” reciprocamente, innalzando la temperatura di fronte alla società “fredda” dei “furbi”, sino ad arrivare a una vera fusione. È necessario che ciascuna di queste culture sia consapevole di aver bisogno delle altre per entrare e svilupparsi nel XXI secolo: se ciò non sarà davvero compreso, la fusione potrà essere decisa soltanto a tavolino, ma – in tal modo – la sorte dell’Italia sarà fatalmente quella di cadere in mano al potere incontrollato del consumo o ai fondamentalismi della più varia natura.

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