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VICENZA SIAMO NOI. E LA BASE NON LA VOGLIAMO. PROSEGUONO LE MOBILITAZIONI NO DAL MOLIN

Tratto da: Adista Notizie n° 22 del 28/02/2009

34860. VICENZA-ADISTA. “Non siamo un’associazione a delinquere” ma “un grande movimento popolare che si batte per la difesa del proprio territorio e per la democrazia”. È la risposta del Tavolo della Consultazione “Sìamo Vicenza” – a cui afferiscono, fra gli altri, i Beati i costruttori di Pace, Coordinamento cristiani per la pace, Mir-Movimento nonviolento, Pax Christi e Preti No Dal Molin –, alla ulteriore militarizzazione dell’area a ridosso dell’aeropor­to civile “Dal Molin” dove sorgerà la nuova base militare Usa autorizzata dal governo italiano, al divieto di manifestare imposto dal questore e dal commissario di governo e al fermo di decine di persone che, a metà febbraio, avevano bloccato alcuni camion diretti al cantiere della nuova base, non per “compiere atti di violenza” – precisano dal Tavolo – ma per “denunciare l’avvio del cantiere al Dal Molin mancante di un progetto definitivo, della valutazione di impatto ambientale e di qualsiasi atto autorizzativo”.

E a ribadire la non pericolosità ma anche l’assoluta fermezza di un movimento che da due anni si batte contro la costruzione della nuova base, i cittadini hanno sfidato i divieti e lo scorso 14 febbraio sono scesi in piazza per una manifestazione pacifica che ha visto la partecipazione di oltre 7mila persone. “Sono molti mesi che una comunità trasversale di donne e uomini si mobilita per impedire la realizzazione della nuova base militare statunitense. Voci plurali, ma univoche nell'amore per la propria terra”, si legge in un comunicato del movimento No Dal Molin. “Ma ora ci vogliono togliere la nostra dignità. Negli ultimi giorni il governo ha consegnato alla città di Vicenza un messaggio inequivocabile quanto autoritario: chiunque si opponga, seppur pacificamente e in modo pubblico, è considerato un deviante da denunciare e colpire. Tanto che, per le forme di opposizione pacifiche ma determinate di questi giorni, è stato ipotizzato il reato di associazione per delinquere”. “Ritrovarsi, discutere, condividere, opporsi non è più il sale della democrazia. La partecipazione democratica contro una decisione statuale che gran parte dei vicentini avversano, da fatto politico viene trasformata in azione eversiva, come se opporsi collettivamente alla nuova base militare corrispondesse a costruire un cartello mafioso”. Ma Vicenza “non è un’associazione a delinquere”, Vicenza è “uno spazio di democrazia”.

E a sostenere la lotta nonviolenta della città arriva anche l’appoggio del Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani che ha promosso la costruzione della Rete delle “Città amiche di Vicenza”, con l’obiettivo di portare la “questione Vicenza” nelle città italiane ed europee e promuovere un rinnovato impegno delle città per la pace e la costruzione di una nuova politica della sicurezza comune fondata sul disarmo, la prevenzione e soluzione pacifica dei conflitti e la promozione dei diritti umani. “La decisione di trasformare Vicenza nella più grande base militare americana in Europa è tutt’altro che irreversibile”, dice Flavio Lotti, direttore del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani. “La politica militare americana ha fallito ed è destinata a cambiare anche sotto la pres­sione della crisi economica che sta sconvolgendo gli Stati Uniti. Se il nuovo presidente degli Stati Uniti manterrà le sue promesse molte cose dovranno cambiare anche nella gestione degli affari del mondo e tutti dovranno riconoscere che costruire una nuova grande base militare americana nel cuore dell’Europa, al di fuori dell’Onu e della stessa Nato, è una scelta anacronistica. Dunque sbagliata”. (l. k.)

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