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BRACCIO DI FERRO NELLA CHIESA DI AVIGNONE: IL CONSIGLIO PRESBITERALE PERDE 8 DECANI

Tratto da: Adista Notizie n° 28 del 14/03/2009

34897. AVIGNONE-ADISTA. Mancanza di concertazione e assenza di veri progetti pastorali, oltre ad una gestione economica poco condivisibile. Con queste accuse, mosse all’arcivescovo di Avignone mons. Jean-Pierre Cattenoz, gli otto decani che compongono il Consiglio presbiterale della diocesi - responsabili dei diversi settori pastorali - hanno motivato le loro dimissioni: il 3 febbraio scorso avevano già sbattuto la porta in sei; fra questi, p. Régis Doumas, anche membro del Consiglio episcopale, e p. Christophe Pécout, parroco di Sarrians. Poi, il 18 febbraio, sono arrivate anche le dimissioni degli ultimi due decani. “È un grido di disperazione per attirare l’attenzione della gerarchia ecclesiastica sui comportamenti del vescovo e sulle disfunzioni della diocesi”, ha affermato uno dei dimissionari.

Tra le disfunzioni di cui soffrirebbe la diocesi di Avignone figura in primo luogo un deficit stimato per il 2008 in un milione di euro che mons. Cattenoz aveva pensato di sanare chiedendo aiuto ai parroci (in particolare invitandoli a versare alla diocesi parte delle entrate derivanti dalle offerte dei fedeli per le celebrazioni). “Mons. Cattenoz, che non ha mai tenuto conto dei nostri giudizi, ci chiede di tappare i buchi che lui stesso ha scavato”, aveva commentato uno dei decani. Tra le spese contestate all’arcivescovo ci sono quelle dovute alla trasformazione dell’antico seminario in casa diocesana e residenza episcopale che, secondo p. Emmanuel Deluëgue, ex economo diocesano, “ha inghiottito i sei milioni derivanti dalla vendita del vecchio arcivescovado”; o ancora, i salari versati ai laici che lavorano per la casa diocesana, triplicati in sei anni (da quando mons. Cattenoz è stato ordinato vescovo, nel 2002, si è infatti passati da 9 tempi pieni o mezzi tempi a 28); e infine, le ingenti somme investite nelle comunità straniere che hanno messo radici ad Avignone, anche grazie all’impegno dell’arcivescovo che parte sovente alla volta di Brasile, Polonia, Vietnam in cerca di vocazioni. “Noi non ci rifiutiamo di accogliere preti stranieri - ha commentato p. Doumas - ma deploriamo l’assenza di concertazione, di preparazione e di veri progetti pastorali”. “Effettivamente c’è un malessere”, ha confermato p. Lucien Aurard, parroco a Apt, “i viaggi di mons. Cattenoz costano cari e non si è neppure sicuri che questo serva veramente la causa dell’evangelizzazione”.

Sulla questione è intervenuto direttamente l’arcivescovo: il 9 febbraio scorso, prima della seconda tranche di dimissioni, in un comunicato inviato al quotidiano locale Vaucluse Matin (che ha svelato la vicenda), mons. Cattenoz si è detto cosciente delle tensioni create dall’arrivo dei preti stranieri ed ha ammesso la mancanza di adeguata preparazione sicuro però che dalla crisi attuale si uscirà ancora più forti. Ma non tutti sono dello stesso avviso. A pochi giorni dall’incontro di mediazione che lo scorso 26 febbraio ha visto riunirsi gli otto decani e l’arcivescovo di Marsiglia, mons. Georges Pontier (la diocesi di Avignone è infatti suffraganea di quella di Marsiglia), così si esprimeva uno dei ‘contestarori’: “Senza dubbio [mons. Pontier] ci chiederà di ripartire da nuove basi. Ma non è più possibile. La situazione è bloccata”. (ingrid colanicchia)

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