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MAURIZIO DI GIACOMO, TRA SOLITUDINE E VANGELO. A DUE ANNI DALLA MORTE, UN’INIZIATIVA A ROMA

Tratto da: Adista Notizie n° 44 del 29/05/2010

35615. ROMA-ADISTA. Fra non molto una parte consistente degli scritti pubblici e privati di don Milani sarà resa disponibile in un unico grande archivio elettronico accessibile a tutti, per iniziativa, fra gli altri, dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna – che già dispone di un ampio Fondo Milani ancora non del tutto inventariato –, della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, degli ex allievi della scuola popolare di Calenzano e di Barbiana, del giornalista e biografo di Milani Giorgio Pecorini e di Adele Corradi, insegnante e collaboratrice del priore di Barbiana. Il progetto è in costruzione – al momento, e quasi sicuramente anche in futuro, ne rimane fuori il più famoso degli ex allievi di Barbiana, Michele Gesualdi, che conserva gelosamente ancora centinaia di lettere e di documenti di don Milani – e se arrivasse a buon fine sarebbe una svolta decisiva nella possibilità di raccogliere, catalogare e rendere effettivamente disponibili i materiali milaniani, fino ad ora dispersi in mille sedi o sequestrati da eredi più o meno autorizzati (v. Adista nn. 27 e 49/07).

E sarebbe anche la realizzazione del sogno di Maurizio Di Giacomo, giornalista già collaboratore di Adista negli anni ‘70 e ‘80 e appassionato studioso di don Milani – su cui ha scritto uno dei libri migliori: Don Milani tra solitudine e Vangelo (Borla, 2001, v. Adista n. 71/01) –, ricordato lo scorso 7 maggio, a due anni dalla morte (v. Adista nn. 59 e 69/08), in un incontro alla Comunità Cristiana di Base di San Paolo in cui, oltre all’annuncio della prossima pubblicazione online dell’archivio Milani, è stato presentato il volume Lorenzo Milani memoria e risorsa per una nuova cittadinanza (a cura di Sergio Tanzarella e Luigi Di Santo, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2009, pp. 204, euro 20) che contiene anche un profilo biografico e uno degli ultimi interventi di Di Giacomo. Il libro riporta gli atti del convegno promosso dalla Facoltà teologica dell’Italia meridionale nel 2007 (v. Adista nn. 27/07 e 18/10) e organizzato da Tanzarella e da Di Giacomo a partire da una domanda: “L’azione pastorale e civile di don Lorenzo Milani può ispirare la formazione delle coscienze e delle genti del Sud d’Italia aiutandole a superare la rassegnazione e il giogo delle associazioni criminali e della politica ridotta a clientela e a dominio?”. Sulla questione si confrontano preti, studiosi e operatori sociali meridionali: Tanzarella e Anna Carfora, che parlano della parresia dell’ortodossia di don Milani, Cosimo Scordato, che scrive della “pedagogia globale” del priore di Barbiana, Giorgio Marcello, Rocco D’Ambrosio e Fabrizio Valletti, che trasferiscono gli insegnamenti di don Milani in Calabria, Puglia e Campania, Di Santo che scrive della profezia di Milani e Umberto Santino che parla del “Mezzogiorno tra dominio criminale e progetto di liberazione” (il libro, senza spese aggiuntive, può essere richiesto ad Adista, tel. 06/6868692, e-mail: abbonamenti@adista.it, oppure acquistato online sul sito www.adista.it).

“Maurizio venne all’Acquedotto Felice molto giovane”, ha raccontato Roberto Sardelli, allora giovane prete della parrocchia romana di San Policarpo che scelse di vivere insieme ai senza casa nelle baracche dell’Acquedotto Felice dove, ispirandosi a don Milani, mise in piedi la Scuola 725, un dopo-scuola popolare per i bambini e gli adolescenti che la mattina frequentavano le scuole pubbliche – spesso nelle “classi differenziali” create appositamente per isolare e ghettizzare gli studenti con maggiori difficoltà (v. Adista n. 30/10) – a cui Di Giacomo collaborò per diversi anni, prima di trasferire quell’esperienza in un altro dei “borghetti” nati alla periferia di Roma negli anni ‘60 e ‘70. “Aveva capito che fare scuola ai poveri era fare politica, non si risparmiava e si era pienamente incarnato nella realtà dell’Acquedotto: aveva fatto la scelta degli ultimi, senza se e senza ma, come don Milani, il suo ‘maestro’”. Scelta degli ultimi, ma anche “internazionalismo” di Milani, come ha ricordato nel corso dell’incontro Tullio De Mauro, che si avvicinò alla realtà dell’Acquedotto Felice – tenendovi anche qualche lezione – proprio grazie a Maurizio, che lo avvicinò per portargli una copia del libro dei ragazzi della Scuola 725: “Don Milani, sebbene confinato a Barbiana, era uno dei pochi ad avere una visione internazionale e internazionalista dei problemi della società e della necessità di un’alleanza fra i poveri del mondo”. (luca kocci)

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