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Quando il gioco si fa serio

- Apartheid sociale e violazione dei diritti umani: l'altra faccia dei Mondiali di calcio in Sudafrica

Tratto da: Adista Contesti n° 54 del 26/06/2010

Tratto da “Alai Amlatina” (10/6/2010). Titolo originale: “De Sudáfrica a la resistencia hondureña... El otro Mundial”

 

L’euforia del calcio dilaga. Fra poche ore, a partire dall’11 giugno e per un intero mese – fino all’attesa finale dell’11 luglio – il pianeta prenderà le sembianze di un grande pallone.

Il mondiale di calcio diverrà allora l’epi-centro mediatico internazionale. Niente, o poco altro, sfuggirà alla febbre sportiva sollecitata da enormi interessi economici. Diritti televisivi spesso milionari, guadagni stratosferici per le industrie sponsor; premi indecenti per chi trionferà… Esaltazione – comprensibile, considerati i vantaggi economici, inimmaginabili – nel maggiore carnevale planetario mai vissuto finora. Con lo scenario particolare di un Paese dell’Africa, continente che, per la prima volta nella storia, accoglierà il Mondiale della Fifa (Federazione Internazionale del Football).

 

Apartheid sociale

 

Le organizzazioni sociali sudafricane hanno alzato nelle ultime ore i toni della loro denuncia. Accusano le autorità municipali del Capo e di altre città del Paese di cacciare migliaia di “senzatetto” verso zone periferiche non visibili ai turisti.

Sconfitto eroicamente l’apartheid  nel 1994, l’impronta coloniale non è stata tuttavia superata radicalmente in questi quindici anni di nuovo Sudafrica, principale potenza economica del Continente.

Sebbene dal 1995 il reddito medio mensile della maggioritaria popolazione di colore sia aumentato del 37%, nello stesso periodo quello della popolazione bianca ha superato l’83%. L’Africa del Sud è una delle dieci nazioni al mondo con maggiore disuguaglianza interna. Il 20% delle famiglie più ricche detiene il 62% delle entrate a livello nazionale, mentre il 40% più povero della popolazione ne gratta appena il 10%.

La disoccupazione fa il paio con la disperazione. Ufficialmente, il 24,3% della popolazione in età produttiva non ha lavoro. Cifra che in realtà oscilla intorno al 40%. Fra i giovani, uno su due è escluso dal processo produttivo. Tasso che aumenta sensibilmente fra i giovani neri: il 70% di loro alla fine della scuola non ha accesso al lavoro.

Quattro sudafricani su dieci vivono con meno di 2 dollari al giorno, cifra che rappresenta la soglia di povertà secondo le Nazioni Unite. Dal 1990 ad oggi la media della speranza di vita è scesa da 62 a 51 anni.

 

Fuorigioco!: cartellino giallo alla Fifa

 

Più di 13mila svizzeri hanno sostenuto con la loro firma la campagna lanciata lo scorso aprile contro la Fifa e in solidarietà con i settori più emarginati della popolazione sudafricana. L’iniziativa, promossa da “Aiuto Operaio Svizzero” (Aos), ha dato continuità alla Campagna Internazionale a favore del “Lavoro Degno”, lanciata dalle principali centrali sindacali mondiali nell’ambito del Forum Sociale Mondiale di Nairobi (Kenia), nel gennaio 2007. Già allora si intravvedevano i potenziali scempi che avrebbe comportato il mondiale 2010.

Questa organizzazione di solidarietà elvetica accusa la Federazione, che ha sede a Zurigo, di passività o di mancanza di serio impegno in tre aree sensibili: nessuna pressione sui Paesi organizzatori di competenza (in questo caso, l’Africa del Sud) perché le sue industrie e gli sponsor rispettino le norme minime di lavoro degno e consultino i sindacati; nessuna denuncia di violazione dei diritti umani, in particolare le espulsioni dei “senzatetto”; e, terzo, totale mancanza di rispetto della libertà di stampa.

Le organizzazioni del settore denunciano le restrizioni imposte al lavoro informativo e le condizioni per l’accredito giornalistico: in particolare un inciso che stabiliva che l’attività giornalistica “non  deve mettere in discussione la reputazione della Fifa”. La forte reazione ha costretto la Federazione ad ammorbidire questo punto.

La pressione internazionale e la mobilitazione sociale interna hanno prodotto frutti parziali. Il caso degli operai che hanno costruito gli stadi è significativo. Sono riusciti a ottenere 3mila rands (circa 460 dollari Usa) al mese in luogo dei 2.500. Sempre meno, tuttavia, dei 700 dollari richiesti come salario minimo-vitale dai sindacati sudafricani.

 

Flagelli sociali contro l’infanzia

 

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oit) il 10 giugno ha chiamato alla sua campagna “Facciamo  gol. Eliminiamo il lavoro minorile” entro il 2016. Mentre cresce l’esaltazione planetaria per il Campionato Mondiale di calcio, segnala la Oit, “215 milioni di bambini in tutto il mondo devono lavorare per sopravvivere. Per loro l’educa-zione e il gioco sono un lusso”.

Ed è l’organismo internazionale a convocare, in questo caso in collaborazione con la Fifa, alla giornata “Cartellino rosso al lavoro infantile”, da celebrarsi in 60 nazioni il giorno dell’apertura del Mondiale.

In parallelo, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef) profitta dello scenario della competizione calcistica per lanciare un allerta sul rischio di abusi sessuali potenziali contro bambine e bambini durante questo campionato, che vedrà affluire sul posto quasi 3 milioni di spettatori.

 

La resistenza honduregna

 

La faccia nascosta dell’“altro mondiale” verrà alla luce in attività creative di protesta e denuncia nei più diversi angoli del pianeta.

L’Honduras – che fa parte del girone in cui giocano Spagna, Cile e Svizzera – ha subìto nel giugno dello scorso anno un colpo di Stato. L’attuale “normalizzazione” democratica condotta da Porfirio Lobo è fortemente criticata in America Latina e da ambienti solidali europei. La repressione contro i militanti del Fronte di Resistenza continua e si acuisce.

Associazioni di solidarietà e residenti latinoamericani in Svizzera, per esempio, hanno deciso di dare visibilità alla resistenza. Durante la trasmissione televisiva delle partite che giocherà l’Honduras, militanti solidali distribuiranno nei locali pubblici figurine tipo “Panini” con foto non di calciatori ma di alcune vittime della resistenza.

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