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Il cammino dopo Napoli La fatica della sinodalità e del discernimento

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 82 del 30/10/2010

“Sono stato rievangelizzato da una prostituta”: così si è espresso don Giuseppe, parroco nella difficile realtà di Catania, in una delle numerose e significative testimonianze che si sono succedute durante il convegno di Napoli dello scorso 17-19 settembre sul tema “Pregare e fare ciò che è giusto fra gli uomini”.

Prendo questa come cifra sintetica di quell’incontro. Come lo stesso Bonhöffer suggeriva, è soltanto nel pieno essere dentro questo mondo, nelle sue dinamiche sempre contraddittorie e frammentate, che si apprende l’arte di credere contro ogni regime di separatezza tra Chiesa e mondo. L’istanza, ora implicita ora esplicita a tante testimonianze, era quella di un ineludibile mettersi in ricerca verso quale uomo e quale fede ci vogliano per continuare a credere dentro questo mondo. In un presente caratterizzato dall’affacciarsi di orizzonti antropologici nuovi dentro un perenne divenire, gravido di nuove potenzialità coesistenti con forme minacciose di condizionamento, la Chiesa del post-Concilio, messa in cammino da uno spirito libero, critico ed aperto, non può più non chiedersi seriamente, nella “compagnia degli altri uomini”, quali criteri aiutino a “governare la complessità”.

Lo spettro cromatico degli interventi a Napoli – propiziato dal fatto di avere a disposizione più tempo rispetto ai precedenti incontri – è stato molto ampio e ha messo in luce l’iridescente ricchezza di una Chiesa di base capace di “fare la fatica” del discernimento. “Fare ciò che è giusto tra gli uomini” significa proprio “fare uno sforzo” di condivisione di una situazione umana in cui si cerca la giustizia che viene prima e dopo Cristo. Dove si fa lotta per la giustizia, già in quella situazione fa irruzione il Regno. Il condividere la sofferenza di Dio per il mondo ci apre – giocoforza – ad una pluralità di pratiche di giustizia che sono tante quante sono gli uomini. Non possiamo arrogarci noi, con il label di cristiani, il diritto di decidere quello che è giusto. Come ammoniva don Pino Ruggeri, Dio sta oltre il demone dell’etica, ed il cristiano non può fare altro che calarsi nella fatica umana (totalmente laica!) di capire ciò che è giusto. Comprendere, quindi, che il discernimento avviene all’interno della storia umana è individuare in ciascuno quel gemito che è già ricerca.

Se la preghiera è soprattutto ascolto, occorre, come suggeriva don Giovanni Nicolini, non salire in alto costruendo gigantesche torri di Babele ma scendere in basso come Lui per primo ha fatto perché non c’è situazione che non sia visitabile dall’Evangelo. È proprio in questa discesa che il civile e l’ecclesiale si incontrano. Solo “scendendo” si può uscire da quella condizione “eticista” della fede di una Chiesa che si è ormai “ridotta” a predicare  l’Evangelo solo al proprio interno. Ricollegandoci al tema di Firenze 2, infatti, la legge è, come diceva Giuseppe Capograssi, prima di tutto “esperienza giuridica”, vale a dire scienza impura, carnale, capace di mantenere quell’elasticità che le consenta di seguire il corpo sociale. Quell’elasticità che scorre dentro le vene della nostra Costituzione, i cui attentati interpellano la nostra coscienza come credenti e come cittadini. Essa con il convergere stesso di tradizioni culturali differenti è, prima di tutto, esercizio di sinodalità.

Il frammento di Chiesa che si è riunito a Napoli è un insieme di donne e uomini che, mi sembra, voglia iniziare ad andare oltre la semplice, e comunque doverosa, denuncia di un disagio/dissenso per faticosamente camminare, in virtù della responsabilità derivante dal Vangelo che abbiamo ricevuto, verso un esercizio a cui non si è più abituati, quello della sinodalità, dandosi necessariamente un tempo prolungato. Questa, come si è detto più volte, non vuole essere sinonimo di uniformità o peggio ancora di unanimismo, ma segno di quella “convivialità delle differenze” capace di aprirsi all’Inaspettato, di farsi evangelizzare da chi noi incontriamo.

 

* Segretario Laboratorio Sinodalità Laicale (LaSiLa), Milano

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