BENI COMUNI, ULTIMA CHIAMATA. UN LIBRO DI BUONE PRATICHE PER SALVARE IL PIANETA
Tratto da: Adista Notizie n° 90 del 27/11/2010
35879. ROMA-ADISTA. Quella dei “beni comuni” è ormai una delle questioni su cui si sta decidendo il “futuro prossimo” del nostro Pianeta: la difesa dell’aria, dell’acqua, dei suoli e delle risorse energetiche è la condicio sine qua non per la sopravvivenza della comunità umana. Per questa ragione, in molte parti del mondo, questi beni sono considerati non-negoziabili, non disponibili cioè ad essere alienati, sotto qualsiasi forma, a vantaggio di interessi privati. In Italia, però, le cose non stanno così: anzitutto a causa del “decreto Ronchi” che ha, di fatto, aperto la strada alla cessione della gestione delle risorse idriche ai privati (un provvedimento contro il quale nei mesi scorsi 1milione e 400mila cittadini si sono mobilitati sottoscrivendo un referendum abrogativo, v. notizia su questo numero); ma anche in conseguenza del cosiddetto “federalismo demaniale” (dl 85/2010), cioè il passaggio dallo Stato a Regioni, Province e Comuni di laghi fiumi, coste, miniere, ferrovie, boschi, montagne; di tutto quel patrimonio naturale, ma anche culturale (biblioteche, archivi, pinacoteche) di opere pubbliche, che il codice civile (artt. 822 e 823) aveva sinora considerato inalienabili e che oggi invece il ministro Tremonti intende affidare alla gestione degli Enti Locali. Si tratta di una sorta di “risarcimento” rispetto ai circa 10 miliardi di tagli che entro il 2012 il governo realizzerà attraverso minori trasferimenti dallo Stato alle Regioni, molte delle quali si vedranno perciò costrette a vendere, in tutta fretta, i beni demaniali ricevuti per evitare il tracollo finanziario o il drastico ridimensionamento dei servizi essenziali ai cittadini.
A chiarire il vasto e complesso orizzonte in cui si articola la lotta a difesa dei commons, arriva un libro, appena pubblicato da Ediesse (case editrice della Cgil) e Carta (settimanale dei movimenti sociali che, a causa di una grave crisi economica, non è più in edicola e che il 27 novembre, a Roma, discuterà con lettori e soci del proprio futuro): La società dei beni comuni (Ediesse 2010, pp. 192, euro 10: il volume acquistabile anche all’indirizzo internet: http://bottega.carta.org), curato da Paolo Cacciari e dal gruppo di riflessione dell’Officina delle idee di Rete@Sinistra di cui è animatore. Il libro raccoglie 19 opinioni di autrici e autori italiani che da diversi punti di vista e da diversi ambiti disciplinari (storico, giuridico, filosofico, antropologico, ambientalista…) si confrontano con il tema dei beni comuni, della loro definizione, della loro declinazione (anche in termini innovativi, come il software libero), della loro difesa e promozione. Personalità del mondo dell’università, della cultura, della politica, del sindacato come Bruno Amoroso, Luigi Lombardi Vallauri, Emilio Molinari, Tonino Perna, Riccardo Petrella, Mario Pezzella, Giovanna Ricoveri, Edoardo Salzano si sono alternati per raccontare teorie, ma anche buone pratiche per comprendere, fronteggiare guasti e fallimenti del capitalismo. E proporre strade alternative al saccheggio (così lo definisce Salzano) neoliberista che si sta perpetrando nel silenzio-assenso delle istituzioni, come il principio della gratuità dei beni comuni che, spiega Petrella, “non significa assenza di costi (‘nessuno paga!’). Ma che i costi molte volte particolarmente elevati sono presi in carico dalla collettività”, in proporzione al proprio reddito e secondo principi di “giustizia, solidarietà e responsabilità”. (valerio gigante)
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