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"NOI SIAMO CHIESA" REPLICA AD "AVVENIRE": BASTA BARRICATE SULL'ICI

Tratto da: Adista Notizie n° 95 del 24/12/2011

36446. ROMA-ADISTA. «La Chiesa decida unilateralmente di pagare l’Ici su ogni attività commerciale e sconfessi l’arrogante editoriale del direttore dell’Avvenire». È l’appello lanciato dal movimento Noi Siamo Chiesa, lo scorso 9 dicembre, per bocca del portavoce nazionale, Vittorio Bellavite, indignato per la decisione del quotidiano dei vescovi di pubblicare, per due giorni consecutivi «in modo provocatorio», lo stesso editoriale, in prima pagina, firmato da Marco Tarquino. Il 7 e l’8 dicembre scorsi, il direttore di Avvenire difendeva a spada tratta l’esenzione dell’Ici: le attività commerciali riconducibili alla Chiesa – argomentava – pagano l’Ici come tutte le attività commerciali del Paese. Non la pagano, invece, gli enti che operano come una onlus, a livello sociale, religioso e culturale. «Chi dice il contrario, mente sapendo di mentire», con una «campagna di mistificazione» creata ad hoc per «colpire e sfregiare un doppio bersaglio: la Chiesa e l’intero mondo del non profit». «Vorrebbero riuscire a tassare anche la solidarietà», incalzava Tarquinio, «e vogliono farlo nel momento in cui la crisi fa più male ai poveri». «Sono militanti del Partito radicale e politicanti male ispirati e peggio intenzionati», è l’accusa finale.

Bellavite si dichiara speranzoso per le parole di apertura pronunciate a sorpresa la scorsa settimana dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco («In linea di principio, la normativa vigente è giusta, in quanto riconosce il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti no profit e, fra questi, degli enti ecclesiastici. Questo è il motivo che giustifica e al tempo stesso delimita la previsione di una norma di esenzione» ma «è altrettanto giusto se vi sono dei casi concreti nei quali un tributo dovuto non è stato pagato, che l’abuso sia accertato e abbia fine. In quest’ottica non vi sono da parte nostra preclusioni pregiudiziali circa eventuali approfondimenti volti a valutare la chiarezza delle formule normative vigenti, con riferimento a tutto il mondo dei soggetti non profit»), ma raccoglie comunque la sfida di Avvenire. Esiste una «legislazione sostanzialmente bipartisan», si legge nel comunicato, che permette a «tante attività commerciali gestite da enti ecclesiastici di non pagare l’Ici quando esse siano collegate ad iniziative ecclesiali, caritative, di culto o altro». A pagare l’imposta, precisa di seguito, sono solo le «attività “esclusivamente” commerciali». Ed è proprio su questo punto che si consumano fraintendimenti e raggiri della norma, con un danno «pesante dal punto di vista del mancato gettito fiscale». Lo dimostrano, spiega Bellavite, i contenziosi aperti da molti Comuni colpiti dal mancato introito e anche la «controversia in sede europea dove si obietta che questa esenzione rappresenterebbe un aiuto di Stato in deroga alle norme sulla libera concorrenza».

In pieno dibattito sulla manovra “lacrime e sangue” del governo Monti, da più parti è stata avanzata la richiesta di colpire – oltre ai pensionati e ai ceti meno abbienti del Paese – anche quei privilegi che in Italia ritengono di poter uscire illesi dalla crisi. Tra cui l’esenzione Ici di molto patrimonio immobiliare ecclesiastico. Con questo timore, scrive Bellavite, Avvenire «fa le barricate», proponendo «un testo tanto arrogante» che «non fa i conti con la realtà, anzi, che la nega sfacciatamente. Tanta acrimonia mi sembra una manifestazione di debolezza oppure della consapevolezza che, con lo scontro frontale, si otterrebbe il risultato di mantenere lo status quo (e quindi il privilegio) grazie anche alla nuova situazione politica e alla scarsità di “cattolici adulti” in Parlamento».

Il movimento non intende certo far pagare le attività “realmente” impegnate nel sociale e nelle attività di culto, prosegue Bellavite: chiede solo alla Chiesa «maggiore sobrietà e che inizi a rinunciare a qualcosa del molto che riceve in Italia dalle istituzioni per favorire una maggiore disponibilità ad ascoltare il proprio vero messaggio, quello del Vangelo, presso un’area di opinione infastidita (o disgustata) dall’incalzare di queste pretese clericali».

Ma il nodo è anche un altro: «Nel mondo cattolico si deve mettere in moto un movimento di base che, ispirandosi al Concilio, convinca e costringa le strutture ecclesiastiche a smantellare le barricate e a dimostrare concretamente, anche a partire da questa questione dell’Ici, di essere anch’esse partecipi delle difficoltà e dei sacrifici che incontrano in questi tempi tanti del nostro popolo». (giampaolo petrucci)

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