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CONFUSI E FELICI. E CON TANTI PROGETTI IN CANTIERE. VITTORIO BELLAVITE COMMENTA IL SUCCESSO DELL’ASSEMBLEA

Tratto da: Adista Notizie n° 34 del 29/09/2012

36852. ROMA-ADISTA. Sulle ragioni e le prospettive, oltre che sui risultati e gli obiettivi raggiunti, dell’assemblea del 15 settembre Adista ha interpellato Vittorio Bellavite, coordinatore di Noi Siamo Chiesa, tra coloro che più si sono impegnati affinché la sinergia tra le tante realtà ecclesiali che si sono incontrate a Roma potesse realizzarsi. (valerio gigante)

Quali sono, secondo te, le ragioni dell’intensa e numerosa partecipazione al convegno?

Ti dirò sinceramente che siamo un po’ frastornati dopo sabato. Ora stiamo cercando di esaminare con attenzione tutte le caratteristiche delle presenze registrate. Comunque, mi pare che l’assemblea abbia testimoniato che esiste nel nostro Paese, come in tanti altri, un’area “conciliare”, ancora diffusa e frammentata, che probabilmente si è ampliata negli ultimi dieci anni per l’insofferenza per le sbagliate “campagne” dei vescovi italiani e per la gestione del Vaticano con i suoi scandali e le sue retromarce rispetto al Concilio. Ha significato molto per i presenti il riferimento al cambiamento del proprio modo di vivere la fede e di concepire il modo di stare nella Chiesa che ha le sue radici nel Concilio. Ha contribuito l’assoluta novità dell’assemblea del tutto organizzata dal basso in modo artigianale e l’intuizione che si sarebbero ascoltati discorsi veri e non la solita minestra riscaldata di tanti altri incontri diocesani. È così partito un tam-tam sull’importanza di esserci, di incontrarsi, anche di vivere delle emozioni, di riconoscersi reciprocamente, di non sentirsi isolati nel proprio impegno di base.

Quale itinerario avete immaginato per dare seguito al percorso iniziato a Roma e che intende arrivare fino al 2015, anno in cui si celebrerà il cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II?

Le presenze e lo svolgimento dell’assemblea hanno più che confermato l’attesa per un sistema di contatti permanente, di relazioni reciproche, di sinergie all’interno dell’area che si richiama veramente al Concilio per il futuro della Chiesa. Il percorso che abbiamo in mente, ma che approfondiremo presto (allargando l’attuale Comitato Promotore sulla base di criteri di rappresentatività), prevede che incontri e documenti sul Concilio, già in cantiere o ipotizzati dalle varie associazioni e riviste promotrici del 15 settembre, siano conosciuti da tutti, circolino, facilitino convergenze, distribuzione di tematiche da approfondire in modo da realizzare, a livello locale, iniziative a rete, tipo quelle già realizzate a Milano da anni. Questi incontri potrebbero riconoscersi esplicitamente nel percorso “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri” (anche usandone il logo) che si concluderà nel dicembre del 2015 con la grande assemblea mondiale già convocata a Roma a 50 anni dalla conclusione del Concilio. Per accompagnare e facilitare questo percorso abbiamo ipotizzato un Coordinamento nazionale leggero, l’apertura di un sito Internet e un incontro nazionale annuale. Per il 2013 due sollecitazioni esplicite ci vengono dai 50 anni dalla Pacem in terris, in aprile, e dai 1.700 anni dall’editto di Milano (per una riflessione sulla fine dell’era costantiniana e sul rapporto tra Chiesa e potere). Su tutto ciò apriremo una discussione.

Ti sei fatto un’idea sui motivi per cui l’assemblea di Roma sia stata totalmente ignorata dalla stampa cattolica istituzionale?

La stampa cattolica ufficiale, probabilmente in base a direttive esplicite della Cei, da tempo ha deciso di ignorare l’esistenza dell’area “conciliare” della Chiesa in Italia. L’informazione, anche in modo molto critico, sulla sua esistenza e su quanto essa sostiene significherebbe farla conoscere a un’opinione più vasta (penso ad Avvenire che va in ogni parrocchia o istituto religioso, oltre che ad un’opinione cattolica tradizionale). Questa direttiva viene applicata con grande costanza e rigore e - diciamolo pure - senza pudore. Era del tutto prevedibile che sarebbe stata seguita anche in questa occasione. È una scelta professionalmente censurabile, ma che risponde alla logica speculare di gran parte della stampa laica e degli altri media che parlano delle cose di Chiesa solo quando la notizia riguarda il papa, la Cei e le loro politiche. Tv2000 (la tv dei vescovi) non c’era e alla redazione Tg1 non è stata concessa la troupe. Notizie dell’assemblea sono state date solo dall’Unità, dal Manifesto e da Radio Radicale (Avvenire ha scritto un trafiletto di poche righe tre giorni dopo, trascrivendo i nomi pubblicati sul programma). Ma siamo in buona compagnia. L’autocensura ha colpito anche il card. Martini, dal momento che la stampa cattolica ha del tutto ignorato l’ultima sua intervista pubblicata sul Corriere, rendendo così manifesta l’ostilità nutrita nei suoi confronti dai vertici ecclesiastici negli ultimi trenta anni. (v. g.)

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