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In difesa della vita sulla Terra. Un appello al papa sull’emergenza ambientale

Tratto da: Adista Documenti n° 35 del 12/10/2013

DOC-2558. BRASILIA-ADISTA. Marciamo a grandi passi verso l’abisso e non c’è allarme che basti a fermarci: a ben poco servirà, è facile prevederlo, anche l’allarme rosso lanciato dal V Rapporto di Valutazione dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), la task force delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici vincitrice nel 2007 del Premio Nobel per la Pace. Frutto di sei anni di lavoro di oltre 200 scienziati di tutto il mondo, coadiuvati da 1.500 esperti, il V Rapporto - che pone l’accento, ora con un grado di certezza del 95% (era del 90% nel rapporto precedente), sul peso determinante dell’intervento umano sui cambiamenti climatici - prevede nel migliore dei casi, entro la fine del secolo, un aumento del livello dei mari di almeno 26 centimetri e una crescita della temperatura di 1,5 gradi rispetto all’epoca preindustriale (entro dunque quella soglia dei 2 gradi centigradi considerata dagli scienziati il limite massimo per scongiurare eventi catastrofici, ma non certo per impedire fenomeni climatici estremi) e, nel peggiore, un innalzamento del livello delle acque fino a 82 centimetri e un incremento della temperatura di oltre 4 gradi rispetto ai livelli preindustriali, con conseguente nuova estinzione di massa. La salvezza, secondo il rapporto dell’Ipcc, potrebbe venire dal contenimento dell’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera entro un tetto – peraltro altissimo – di 421 parti per milione di Co2, a fronte delle oltre 400 di oggi e delle 280 dell’epoca preindustriale. Ma se l’aumento della concentrazione di anidride carbonica (la maggiore in 800mila anni) continua a procedere al ritmo di 2 parti abbondanti l’anno, l’umanità ha solo poco più di dieci anni per invertire la rotta. Una speranza assai fragile, considerando che solo nel 2020 - se non vi saranno altri rinvii - dovrebbe andare in vigore un nuovo piano globale con disposizioni vincolanti per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra (v. Adista Notizie n. 46/12) e che gli attuali impegni di riduzioni volontarie non sono bastati ad evitare, nel 2012, un incremento delle emissioni di Co2 del 2,6% rispetto al 2011.

Dinanzi a tale emergenza, rispetto a cui ogni altra questione, per quanto importante sia, è inevitabilmente destinata a passare in secondo piano, organizzazioni, reti e pastorali sociali, nell’ambito della V Settimana Sociale Brasiliana, promossa dalla Conferenza dei vescovi del Brasile attraverso la Commissione episcopale per il Servizio della Carità, la Giustizia e la Pace, hanno deciso di rivolgersi a papa Francesco, riconoscendogli l’autorità morale per convocare un’Assemblea Globale per la Difesa della Vita sulla Terra. Un’iniziativa che renderebbe giustizia al nome scelto da Bergoglio, il quale ha fatto di tanto in tanto qualche cenno alla questione ecologica (per esempio nel suo discorso agli operai del 21 settembre a Cagliari, quando il papa ha evidenziato la necessità che il lavoro sia «coniugato con la custodia del creato, perché questo venga preservato con responsabilità per le generazioni future»), esprimendo anche l’auspicio di scrivere in un prossimo futuro un’enciclica sull’acqua, ma senza essersi ancora mai soffermato sull’emergenza climatica.

Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, la lettera a papa Francesco, firmata, tra molti altri, da dom Guilherme Antônio Werlang, presidente della Commissione episcopale per il Servizio della Carità, la Giustizia e la Pace, da João Pedro Stédile del Movimento dei Senza Terra, da Roberto Malvezzi della Commissione Pastorale della Terra, da Ivo Poletto del Forum sui cambiamenti climatici e la Giustizia Sociale, da p. Marco Passerini della Pastorale Carceraria. (claudia fanti)

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