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Movimenti di tutto il mondo, unitevi! La lotta di classe secondo i Senza Terra brasiliani

Tratto da: Adista Documenti n° 1 del 11/01/2014

DOC-2584. ROMA-ADISTA. È il più grande, rappresentativo e autorevole (e anche il più odiato dall’élite) movimento popolare del Brasile, se non dell’intera America Latina, e uno dei più noti e apprezzati in Italia e nel mondo: una fama, quella del Movimento dei Senza Terra, che si è andata alimentando, nella sua ormai trentennale storia, degli echi delle occupazioni di terra e delle lunghe marce, come pure delle persecuzioni e dei massacri che nel corso degli anni si sono consumati in Brasile, ma soprattutto dell'immagine di un movimento in cui la lotta di massa per la terra e per la riforma agraria si accompagna a quella di una radicale trasformazione della società; in cui il senso di appartenenza si coniuga con la decisa volontà di stringere alleanze (con movimenti contadini nazionali e internazionali, con movimenti urbani, con i movimenti sociali del mondo intero), in cui la chiarezza ideologica (a partire da elementi diversi, dal marxismo alla Teologia della Liberazione) e il rigore delle analisi (alimentato da una formazione politica permanente) si sposa con il calore dei sogni (che è, anche, colore di bandiere, ritmo di canti, forza di gesti, quello che i brasiliani traducono con un parola che si fa sempre un po' fatica a spiegare in italiano: “mistica”). Un movimento che dispone in abbondanza di ciò che solitamente è così difficile trovare: la forza morale, quella che permette ai suoi militanti di resistere per anni al sole, al vento, alla pioggia, alla fame, alle intimidazioni, sotto i teloni di plastica neri che ancora oggi costituiscono il noto paesaggio degli accampamenti del Mst. Quella che consente a uomini, donne, bambini e anziani di marciare per centinaia di chilometri, ordinatamente disposti, in un'organizzazione perfetta, senza lasciare dietro di sé neppure la traccia del proprio passaggio. Un movimento, infine, che, con la sua scelta di affidarsi a una direzione collettiva contro ogni rischio di leaderismo e a un processo decisionale realmente democratico; di mantenere posizioni di forte autonomia senza però mai rinunciare al dialogo con governi e partiti; di mirare ad alleanze sempre più ampie rifuggendo ogni forma di autoreferenzialità, ha di sicuro molti spunti di discussione da offrire ai movimenti italiani. Ed è stato infatti un bel momento di dialogo quello che si è svolto - il 7 dicembre scorso al Teatro Valle Occupato di Roma - tra uno dei rappresentanti più in vista del Movimento dei Senza Terra, João Pedro Stédile, e alcuni dei movimenti italiani (Forum italiano dei movimenti per l'acqua - Movimento NoTav - rete StopEnel - Genuino Clandestino - Ex Colorificio Liberato di Pisa - Presidio No Discarica Divino Amore e diversi altri, oltre naturalmente al Comitato Amig@s Mst Italia).A Roma Stédile era venuto su invito della Pontificia Accademia delle Scienze, per partecipare, il 5 dicembre, al workshop “Emergenza Esclusi”, promosso in Vaticano, per volontà di papa Francesco, con l’obiettivo di esaminare la realtà, le cause e le vie di uscita relative al mondo degli esclusi. «Un avvenimento senza precedenti», hanno commentato in un comunicato il Mst-Via Campesina e il Movimento dei Lavoratori Esclusi (Mte) dell’Argentina: con questo incontro - promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze in collaborazione con l’Università Lumsa e il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace (e con la presenza, tra gli altri, dell’arcivescovo Marcelo Sánchez Sorondo, del card. Peter Turkson, dell’avvocato argentino e rappresentante del Mte Juan Grabois, di Romano Prodi, inviato speciale del Segretario generale dell'Onu per il Sahel, e del climatologo Veerabhadran Ramanathan) - «le organizzazioni popolari hanno potuto far sentire la propria voce in Vaticano», evidenziando la necessità «di comprendere le cause della moltiplicazione degli esclusi nel mondo, anziché concentrarsi esclusivamente sulle conseguenze». E dunque evidenziando l’offensiva scatenata dal capitale finanziario e transnazionale contro la natura, al fine di appropriarsi dei beni comuni dell’umanità - la terra, l’acqua, il sottosuolo e persino l’aria -; la concentrazione del potere economico nelle mani di non più di 300 transnazionali; la crisi della democrazia rappresentativa; il limitato accesso all’educazione e l’esistenza di monopoli mediatici. E quanta fiducia ripongano su papa Francesco i movimenti latinoamericani, lo indica chiaramente anche la nota di solidarietà nei confronti del papa - in seguito agli attacchi sferrati contro di lui dalla destra statunitense - sottoscritta da una lunga lista di organizzazioni (a cominciare proprio dal Mst e dal Mte) e di personalità (da Theotonio dos Santos a Marta Harnecker, da Marcelo Barros a José María Vigil). La riportiamo qui di seguito in una nostra traduzione dallo spagnolo, insieme all’intervento pronunciato da Stédile al Teatro Valle Occupato (tratto da registrazione e non rivisto dall’autore). (claudia fanti)

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