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CI LASCIA MAURO DEL NEVO, LO “XILOFONO DI DIO”

Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 24/05/2014

37653. ROMA-ADISTA. Lo «xilofono di Dio»: così l’amico Ernesto Miragoli ha definito, su ildialogo.org, Mauro Del Nevo, per anni presidente di Vocatio – l’associazione da lui stesso fondata nel 1978 per riunire laici e preti, religiosi e religiose, impegnati in una dimensione ecclesiale “dal basso” che si ispira alle istanze innovatrici innescate dal Concilio Vaticano II, per sensibilizzare la Chiesa e la società riguardo al problema dei preti sposati e chiedere la revisione delle norme ecclesiastiche sul celibato – e rappresentante per l’Italia della Federazione internazionale dei preti sposati, morto a Livorno all’età di 85 anni il 15 maggio scorso. «A me piace pensare la comunità ecclesiale come una grande, immensa orchestra in cui ognuno suona un proprio strumento», scrive Miragoli. «Non sempre la sinfonia esce orecchiabile e perfetta perché la partitura è sempre in fieri in quanto l'Autore lascia libertà di azione creativa ai musici. Mauro, in questa orchestra, è stato lo xilofono. Lo strumento, si sa, copre quattro ottave. È poco impiegato, ma quando lo è, svolge un ruolo da solista».

Una metafora che racconta bene la parabola umana e spirituale di una delle figure più significative della Chiesa di base, del movimento delle Comunità Cristiane di Base, di quello dei preti sposati.

Estromesso dalla sua parrocchia nel luglio 1977 soprattutto per il suo impegno contro il Concordato fra Stato e Chiesa (per questa ragione  aveva rinunciato all’insegnamento della religione nelle scuole e alla "congrua" che percepiva come parroco), Del Nevo, dopo un periodo di gravi difficoltà economiche, era riuscito a trovare un lavoro e con esso una certa indipendenza economica. Si era poi sposato nel 1985 con Pina, da cui ha in seguito avuto una figlia, Miriam, che oggi ha 25 anni. Quando aveva deciso di sposarsi, non aveva chiesto nessun permesso o “dispensa”, limitandosi solo a comunicare per lettera al vescovo la sua decisione. Amato e rispettato dalla sua comunità ecclesiale, all’interno di una diocesi, Livorno, che negli anni ’70-’80 era stata una realtà molto vivace dal punto di vista politico e religioso (con un vescovo dal forte afflato conciliare, mons. Alberto Ablondi), anche dopo aver lasciato il ministero presbiterale Mauro aveva continuato a vivere nello stesso rione, Coteto, proseguendo il suo impegno ecclesiale all’interno della comunità di base cui aveva dato vita insieme ai tanti parrocchiani che avevano scelto di seguirlo dopo la sua espulsione. Nel frattempo aveva anche dato vita ad una cooperativa sociale che si occupa di tossicodipendenti e alcolisti. Ma il suo impegno principale era quello della tutela dei preti che lasciavano il ministero, per scelta o perché indotti dall’autorità ecclesiastica. Soprattutto di quelli sposati, che decidevano cioè di far uscire alla luce del sole quel rapporto sentimentale fino ad allora vissuto nella clandestinità; situazione che riguarda tanti preti (si parla di circa il 30%), anche per le difficilissimi condizioni cui i presbiteri che lasciano sono costretti a vivere da parte dell’autorità ecclesiastica.

Si può infatti ottenere una “dispensa”, ma ci si deve sottoporre ad una trafila – spesso mortificante – di interrogatori e memorie scritte. Una sorta di processo, che passa attraverso il vescovo (o, per i religiosi, il superiore maggiore) e arriva poi alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che emette la sentenza di fronte alla quale, però, il diretto interessato non ha la possibilità di spiegare di persona le proprie ragioni.

Anche per chi ottiene il permesso di sposarsi in chiesa, la vita non è semplice: ci sono clausole che impediscono di dedicarsi alla pastorale in parrocchia e di tenere corsi di teologia, cioè le uniche attività che un "ex" prete ha i titoli per esercitare. Con il consenso di un vescovo, potrebbe insegnare religione nelle scuole, ma non sempre si trovano diocesi ben disposte. E anche scrivere e pubblicare presso riviste e case editrici cattoliche non è facile.

Proprio per far valere i diritti di questi preti la cui unica colpa è quella di amare e di voler amare senza ipocrisie e sotterfugi (che finiscono spesso per penalizzare soprattutto le compagne di questi preti; e gli eventuali figli) è nata Vocatio, che sotto la presidenza di Mauro Del Nevo ha conosciuto i suoi anni di attività più intensa, con una rivista – Sulla strada – nata nel 1987; e poi convegni, attività di sostegno, anche materiale, ai preti che lasciavano l’abito, ma soprattutto un grande impegno affinché il tema del celibato ecclesiastico e dei preti sposati smettesse di essere considerato un tabù nell’opinione pubblica laica e cattolica del nostro Paese. Nel settembre 2010 Del Nevo, anche per la malattia che ne cominciava a compromettere seriamente la salute, aveva lasciato la presidenza dell’associazione. Era rimasto però un punto di riferimento costante per il movimento, come per tutto il movimento delle Comunità di Base. Che oggi ne piangono la scomparsa. (valerio gigante)

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