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Il papa in Africa condanni l'omofobia: appello delle organizzazioni cattoliche Lgbt

Il papa in Africa condanni l'omofobia: appello delle organizzazioni cattoliche Lgbt

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Papa Francesco è in partenza (25-30 novembre) per un impegnativo viaggio in Uganda, Kenya e Repubblica Centrafricana, Paesi tradizionalmente omofobi, nei primi due dei quali l’omosessualità è addirittura illegale. La deriva omofobica dilagante nel Continente e l’iter parlamentare delle leggi anti-gay in Nigeria e Uganda, con i tentativi di promuovere provvedimenti simili in Camerun e Tanzania, avevano suscitato l’accorata reazione dei vescovi dell’Africa meridionale della Sacbc (la Conferenza episcopale cattolica che raccoglie i vescovi di Sudafrica, Botswana e Swaziland) che in un editoriale del 29 gennaio 2014 comparso sul Southern Cross, settimanale pubblicato dalla Sacbc stessa, avevano definito tali leggi «non solo ingiuste», ma responsabili anche di «rischiare di lacerare il tessuto sociale qualora venissero utilizzate con scopi ambigui come l’arricchimento personale, l'avanzamento di carriera, o la vendetta. Gli stessi rischi che corrono i cristiani in Pakistan, a causa dell’intollerabile legge sulla blasfemia».

In quell’occasione, e nel contesto dell’appello alla solidarietà contenuto nel messaggio papale per la Giornata mondiale della Pace, si era levata anche la voce di alcune organizzazioni statunitensi di difesa dei diritti Lgbt, tra cui New Ways Ministry, fondata da suor Jeannine Gramick, le quali avevano lanciato una campagna per chiedere a papa Francesco di condannare le leggi oppressive, campagna approdata anche su Twitter, con l’hashtag #PopeSpeakOut.

Oggi, alla vigilia del viaggio pontificio, queste organizzazioni rilanciano con forza quell’appello per incoraggiare il papa a opporsi alla criminalizzazione e alla discriminazione contro le comunità Lgbt, sfruttando l’occasione della sua visita pastorale. Dal momento che nel tempo l’autorità morale di Francesco non ha fatto che crescere, scrive ora New Ways Ministry, una condanna netta delle strutture sociali e giuridiche che mettono in pericolo le persone Lgbt sarebbe un chiaro messaggio che «la Chiesa cattolica davvero non approva né tollera discriminazione e violenza contro le minoranze sessuali e di genere». Il papa, è l'invito dell’organismo statunitense, dovrebbe affermare «che la Chiesa non appoggia la criminalizzazione dell’orientamento sessuale/identità di genere e che tutte le leggi di questo tipo devono essere abolite; che ogni caso di discriminazione e violenza contro le persone Lgbtqi è moralmente sbagliato e va combattuto con forza; che l’aiuto economico fornito dalle nazioni occidentali non si basa affatto sul riconoscimento delle relazioni omosessuali, come affermato invece nel documento finale del Sinodo sulla Famiglia».

La petizione al papa, che finora ha raccolto circa 100mila adesioni, sfrutta diversi canali. Vi si può aderire a questo indirizzo. Su questo sito la petizione è riportata in diverse lingue (anche in italiano). In alternativa o in aggiunta, qui è possibile aderire all’hashtag #PopeSpeakOut, compilando con i propri dati una mail già pronta da inviare al papa, o twittando un breve testo direttamente all’account pontificio. Questo il testo della mail già approntata: «Caro papa Francesco, hai detto “Oggi è un tempo di misericordia!”. Ma troppe persone Lgbtqi nel nostro mondo subiscono ancora discriminazione e violenze per il semplice fatto di essere come Dio li ha creati. Diverse nazioni, tra cui Uganda e Kenya, che visiterai, hanno criminalizzato le persone Lgbtqi. La tua imminente visita apostolica in Africa è una grande opportunità per affermare i diritti umani di tutte le persone, soprattutto delle minoranze sessuali e di genere. Contribuisci a fermare la discriminazione, l’odio e la violenza contro le persone Lgbtqi condannando pubblicamente le leggi ingiuste. Chiarisci che il pregiudizio non ha posto nella vita cristiana. Sollecita i cattolici, soprattutto i vescovi, ad annunciare l’amore di Cristo per tutti, dal momento che dalla nostra testimonianza in solidarietà e a sostegno di queste persone dipende la loro stessa vita».

* Limpopo Lgbt Pride, Soweto Pride (2012). Immagine di Charles Haynes, tratta dal sito Flickr, immagine originale e licenza. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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