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Verso il voto sulle unioni civili. La politica si spacca, la Chiesa si compatta

Verso il voto sulle unioni civili. La politica si spacca, la Chiesa si compatta

Tratto da: Adista Notizie n° 2 del 16/01/2016

38395 ROMA-ADISTA. A ormai poche settimane dall'approdo in Senato del ddl Cirinnà sulle unioni civili per le coppie omosessuali, previsto per il 26 gennaio, il mondo politico va allo scontro, mentre quello cattolico serra i ranghi e affila le armi. Da parte governativa, come ha dichiarato in questi giorni il premier Matteo Renzi, l'intenzione è quella di accelerare il più possibile sul testo di legge licenziato il 26 marzo scorso in Commissione Giustizia del Senato senza ulteriori mediazioni, attingendo anche ai necessari voti delle opposizioni (Movimento 5 stelle e Sel-Sinistra Italiana) e smarcandosi così dal fronte tradizionalista che attraversa il governo, dai cattolici del Pd agli alleati del Nuovo Centro Destra di un Angelino Alfano sempre indignato ma che non può permettersi di scaricare la maggioranza, pena l'estinzione. E se da un lato Renzi è seriamente intenzionato ad uscire dal pantano che ha reso il Belpaese un anacronistico «fanalino di coda dell'Europa», come lui stesso ha dichiarato alla Stampa il 4 gennaio, il vero obiettivo del governo resta quello di incassare un rapido successo per poter poi chiudere la vera partita sulla quale il presidente del Consiglio ha dichiarato di volersi giocare la carriera, ovvero la riforma costituzionale.

Sono due i nodi più controversi, che hanno spaccato, da destra a sinistra, un po' tutti i partiti. In primo luogo la cosiddetta stepchild adoption, ovvero la possibilità per uno dei due partner di adottare il figlio preesistente dell'altro. In secondo luogo, la reversibilità della pensione, provvedimento nato negli anni '80 a tutela delle mogli, per lo più dedite ad una sorta di “welfare domestico”, che una volta vedove si ritrovavano senza reddito. Nel primo caso l'accusa – ingiustificata vista l'esplicita proibizione prevista della Legge 40 – è quella di avallare nel Paese pratiche come la gestazione per altri (volgarmente detta “utero in affitto”); mentre nel secondo i fautori del “no” agitano lo spauracchio del collasso del sistema pensionistico, incapace di accollarsi l'aumento di spesa. Ma anche in questo ultimo caso, i numeri non sembrano avallare questa ipotesi. In realtà, al di là delle argomentazioni tecnico-amministrative e giuridiche, siano esse plausibili o paraventi di convinzioni pregiudiziali, la spaccatura è sul piano etico e antropologico, e su questo le posizioni si fanno sempre più rigide avvicinandosi al voto in Senato. La parola d'ordine è “libertà di coscienza”, la migliore strategia possibile per consentire al premier di portare a casa l'ennesima vittoria (garantita questa volta dall'inedita maggioranza con Sel e M5s) e evitargli di imporre l'ennesima disciplina di partito, acuendo ulteriormente il conflitto interno al Pd e alla maggioranza.

Involuzione in casa Cei?

Sul fronte della Chiesa cattolica italiana le posizioni sono invece piuttosto chiare. Il 4 gennaio la Radio Vaticana ha intervistato mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e presidente della Commissione per la Famiglia della Cei. Secondo il vescovo, la legge deve «mettersi veramente dalla parte dei più deboli», ovvero i minori. Ogni figlio, ha detto, ha diritto «alla presenza del padre e della madre». Critico Fragnelli anche sull'idea di allineare la legislazione italiana a quella degli altri Paesi Ue: «Rischiamo di fare un Paese legale che invece di aiutare il Paese reale non lo comprende più».

Dello stesso avviso don Paolo Gentili (direttore dell’Ufficio Cei per la Pastorale della Famiglia) «La stepchild adoption è inammissibile» ma, aggiunge, «è tutta l’impostazione da capovolgere: da un’attenzione concentrata su piccoli gruppi alla capacità e alla volontà di rispondere al sentire e alle esigenze dei milioni di famiglie che costruiscono e sostengono il Paese» (Sir, 5/1).

Il direttore del quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, Marco Tarquinio, parla dei cattolici nel Pd e della loro coerenza in una risposta del 5 gennaio ad alcune lettere inviate dai lettori. «Nel Pd (e altrove) i cristiani "cattolici", se sono serenamente e convintamente tali, ci stanno anche per obiettare alle derive falsamente progressiste verso nuove ingiustizie e disumanità». Nessuno «dovrebbe mai pensare di "fare a pezzi" il magistero del papa e della Chiesa e l’umanesimo che ha generato la nostra civiltà», ha poi aggiunto, sottolineando con forza che «non si sezionano e selezionano i princìpi sulla persona (nascente, malata, lavoratrice, migrante…) e sulla famiglia per sfruttarli a proprio uso e consumo». «Ricordo ancora a noi tutti – ha proseguito – che non siamo al partito unico e che se una brutta legge sulle unioni civili verrà varata la responsabilità sarà di diverse parti, perché la tenaglia dei sostenitori del (simil)matrimonio gay si va stringendo da mesi da sinistra e da destra». Ci sono cattolici nella maggioranza che fanno scelte coerenti con il magistero, ha poi concluso: «Non ho purtroppo la certezza che riescano a essere efficaci», «ma fino all’ultimo continuerò a battermi perché lo siano e ad augurarmi e ad augurare al nostro Paese di veder smentite certe previsioni ed evitati gli incombenti errori».

La presa di posizione definitiva dei vescovi italiani è arrivata il 6 gennaio, a margine della messa dell'Epifania, con le parole del presidente della Cei e arcivescovo di Genova, card. Angelo Bagnasco. La famiglia non si tocca, ha detto il cardinale, e sulle stepchild adoption o su qualsiasi altra forma di adozione (come la forma indebolita dell'“affido rafforzato”, proposto dai più retrivi del Pd) il no della Chiesa è secco e non negoziabile. «Nessun’altra forma di convivenza di nucleo familiare, pur rispettabile», può «oscurare o indebolire la centralità della famiglia», ha dichiarato nella stessa occasione, perché «significa veramente compromettere il futuro dell’umano». Secondo Bagnasco, la famiglia tradizionale resta un pilastro centrale della società e dell'educazione. «La Chiesa conferma la propria profonda convinzione verso la famiglia come il grembo della vita umana, come la prima fondamentale scuola di vita, di umanità, di fede di virtù civiche, umane e religiose».

Il voto al Senato rappresenta, per i vescovi italiani, più di una generica preoccupazione, e questo lo conferma anche il «sostegno» che lo stesso numero uno della Cei – secondo quanto dichiarato da Tommaso Labate sul Corriere della Sera (7/1) – avrebbe garantito al “Family Day 2016” in programma per il 30 gennaio prossimo. Una scelta strategica che, se confermata, sposterebbe le lancette della Chiesa italiana indietro di quasi dieci anni, a quel lontano 2007 attraversato dalla polemica sui Di.Co., quando l'interventismo della Cei, dominata dalla figura del card. Camillo Ruini, aveva spinto il cattolicesimo conservatore in piazza contro il governo allora guidato dal cattolico democratico Romano Prodi. Oggi questa decisione risulterebbe quantomeno stonata, in piena epoca “francescana” e soprattutto alla luce del rifiuto di un appoggio esplicito all'evento di piazza San Giovanni promosso a giugno scorso dal Comitato “Difendiamo i nostri figli” di Massimo Gandolfini.

La lotta del Bene contro il Male

Non più (solo) in piedi e non più (solo) in piazza. Data l'imminente scadenza parlamentare, le veglie delle “sentinelle” della destra cattolica, per la difesa della famiglia tradizionale, ormai si fanno ovunque e h24. Bisogna pregare, e pregare tanto, affinché Dio allunghi la sua mano sui legislatori e fermi il provvedimento. «Siamo alla battaglia finale», ha scritto il 4 gennaio sul suo blog la scrittrice Costanza Miriano, esponente di punta, insieme a Mario Adinolfi e compagni, del Family Day di giugno. Di fronte alla «arroganza» e alla «superficialità» dei politici che ignorano la piazza preparando lo «scempio», ha proseguito l'ultracattolica, «abbiamo un’arma potentissima: la preghiera. Dobbiamo chiedere, chiedere, chiedere con tutte le forze a Lui che intervenga». La leader dei movimenti cattolici tradizionalisti e omofobi ha poi invitato ad iscriversi al sito “Un'ora di guardia” (www.unoradiguardia.it), «creato da amici», che «ha trovato il modo di organizzare un calendario di preghiera ininterrotta». Il sito si apre con una suggestiva copertina, raffigurante la silhouette di un giovane soldato inginocchiato di fronte al proprio fucile. È esplicitamente rivolto ad un pubblico di cattolici contrari al ddl, sottolineando che la mobilitazione «non è una semplice lotta politica» ma rappresenta «una battaglia escatologica delle forze del Bene contro quelle del Male». L'immagine di copertina, la ricorrenza di parole come battaglia, resistenza, armi, volontà di Dio, sono gli ingredienti di una ricetta che ha il sapore della crociata. Una crociata che, però, va combattuta con «l'arma più potente», ovvero la preghiera: dal 5 al 30 gennaio (prima ma anche durante i primi giorni del dibattito parlamentare), gli utenti possono «prenotare» la loro «ora di guardia», impegnandosi a pregare per 60 minuti, soli o in compagnia, «per fermare il ddl sulle cosiddette unioni civili. In compagnia di Maria, di San Giuseppe e dei Santi, grazie all’intercessione dei quali ogni cosa ci può essere accordata da Dio se è secondo la Sua Volontà e per il Bene del suo popolo». L'operazione è semplice: si accede al sito, si clicca sul calendario scrivendo il proprio nome nella casella che individua giorno e fascia oraria desiderata. Più sotto, un contatore tiene aggiornati sulle ore di preghiera prenotate (quasi 7mila al momento in cui si scrive), sui giorni mancanti all'inizio della discussione in Senato e sul totale degli oranti (oltre 3mila). A seguire, il sito raccoglie un'invocazione a Maria «per fermare la legge sulle unioni civili», da recitare durante la propria “ora di guardia” e una serie di suggerimenti, corredati da opportuni link, di altri “metodi” efficaci di preghiera, come il rosario, le novene e le coroncine, le preghiere dei papi sulla famiglia, forme di digiuno e di adorazione. E questo dovrebbe bastare affinché il Bene (la negazione dei diritti civili alle coppie omosessuali) vinca sul Male (il ddl in dibattito). Amen!

* Immagine di ___GDM___!, tratta dal sito Wikimedia Commons. Licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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