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«Pensiamo che Pell ci abbia mentito e ingannato»: le reazioni delle vittime

«Pensiamo che Pell ci abbia mentito e ingannato»: le reazioni delle vittime

Tratto da: Adista Notizie n° 10 del 12/03/2016

38469 ROMA-ADISTA. Oltre 150 persone – che sono state perquisite all’ingresso da una incredibile task force di poliziotti italiani, australiani e vaticani – hanno assistito alla testimonianza del card. George Pell (v. notizie precedenti), seduto ad un piccolo tavolo in un angolo della sala Verdi dell’hotel Quirinale, a Roma, location scelta dalla Royal Commission australiana che lo interroga in videoconferenza, stanti le fragili condizioni di salute del prelato, comprovate da certificati medici che sconsigliavano il lungo viaggio aereo. Tra queste persone, in prima fila, una quindicina di vittime di Ballarat – arrivate a Roma grazie ad una raccolta fondi avviata qualche settimana prima, che ha consentito di pagare le spese del viaggio – accompagnate da psicologi e medici. Alcune indossano una maglietta con la scritta No more silence (“basta silenzio”) o Some don’t remember, others don’t forget (“alcuni non ricordano, altri non dimenticano”). Sono qui perché vogliono, come ha detto il loro portavoce Andrew Collins, «sentire la verità dalla bocca di Pell»: «Occupava posizioni di rango a Ballarat – ha aggiunto – quando sono accaduti gli abusi peggiori. Vogliamo sapere cosa e quando ha saputo. Vogliamo anche sapere perché le vittime non sono state prese in seria considerazione e perché la Chiesa ha tentato di insabbiare questi crimini». «Un certo numero di vittime», ha affermato Carolyn Worth, del Centro di aiuto “The Victorian Casa Forum” di Melbourne, «ritiene che Pell non sia stato trasparente nelle risposte che ha dato in passato alla Royal Commission. Soprattutto in merito alle risposte sugli abusi di Ballarat, quando era vescovo ausiliare di Melbourne. Per le vittime è importante vedere il cardinale testimoniare, lo considerano parte del loro processo di recupero». 

Le loro storie, alcune delle quali raccolte da Repubblica (2/3), sono raccapriccianti, dando la misura della devastazione portata nella vita dei sopravvissuti dagli abusi sessuali compiuti da preti (altissimo il tasso di suicidi: una delle vittime, che più volte in passato ha cercato la morte, ha parlato di sei casi solo nella sua classe). Come quella della famiglia Foster, tre figlie, di cui due vittime di pedofilia; una, dopo anni di tossicodipendenza e diversi tentati suicidi, si è tolta la vita a 26 anni; l’altra, caduta nell’alcolismo, è stata investita da un’auto ed è ora gravemente disabile. 

Ma i sopravvissuti non vogliono la “crocifissione” di Pell: «Se ci liberassimo di lui, diventerebbe il capro espiatorio, e al ritorno saremmo tutti lasciati soli», ha detto a Crux (1/3) il nipote del prete Gerald Ridsdale, David, anch’egli abusato dallo zio. «Vogliamo che le cose cambino, e ciò non può accadere se le persone coinvolte non ci aiutano». «Voglio che Pell riconosca che questo abuso sistemico non ha colpito solo noi, ma tutta la città – ha continuato –, voglio essere sicuro che il futuro sia migliore per i nostri figli, per i nostri nipoti, e la Chiesa cattolica ha la responsabilità di far sì che ciò accada». «La gerarchia del Vaticano deve prendere posizione, invece di nascondersi dietro ai processi legali. Non abbiamo bisogno di altri sopravvissuti, dobbiamo essere gli ultimi».

Nel frattempo, nel momento in cui scriviamo (4/3), le vittime non hanno ancora ricevuto una risposta alla lettera inviata a papa Francesco e al suo vicario card. Agostino Vallini, in cui chiedono di incontrarlo prima della partenza, programmata per il 4 marzo stesso. Hanno però incontrato Pell, anche se la loro opinione sulla sua deposizione non è positiva: «Noi pensiamo che ci abbia mentito e ingannato», hanno commentato al Corriere della Sera (3/3).

Secondo dati del Vaticano pubblicati nel 2014 in occasione dell'inchiesta aperta in sede Onu nel Comitato contro la tortura, in dieci anni, dal 2004 al 2013, sono stati circa 900 i preti dimessi dallo stato clericale, a fronte di circa 600 denunce che arrivano in Vaticano ogni anno. La Chiesa degli Stati Uniti, negli ultimi dieci anni, ha pagato risarcimenti, spese legali e terapie per un totale di circa 3 miliardi di dollari.

*L'ingresso dell'Hotel Quirinale, che ha ospitato la testimonianza in videoconferenza del card. Pell

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