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Croazia: annullata la sentenza di condanna del card. Stepinac. Serbia: sorpresa e irritazione

Croazia: annullata la sentenza di condanna del card. Stepinac. Serbia: sorpresa e irritazione

ZAGABRIA-ADISTA. Il 22 luglio, il tribunale di Zagabria ha annullato la sentenza di condanna a 16 anni di carcere emessa nel 1946 dal regime comunista contro il cardinale croato – beatificato da Giovanni Paolo II nel 1998 e prossimo alla canonizzazione – Alojzije Stepinac, all'epoca arcivescovo di Zagabria. Era accusato di collaborazionismo, durante la seconda guerra mondiale, con il regime ustascia croato, genocida del popolo serbo (v. Adista Notizie nn. 6, 7 e 27/16; 22/15; 48/11). Per inciso, il giudizio è stato preceduto, circa 25 anni fa, nel 1992, dalla risoluzione di riabilitazione del cardinale da parte del Parlamento croato.

Secondo il sito del quotidiano Jutarnji list (ne riferisce il 24/7 Agenzia Nova), la revisione del processo è stata chiesta dal nipote del cardinale. Il giudice Ivan Turudic ha motivato la sua decisione affermando che «il processo del 1946 ha infranto in modo pesante gli attuali principi di base del diritto penale nella parte civilizzata dell'umanità».

Dure le reazioni serbe. Il ministro degli Esteri di Belgrado Ivica Dacic ha dichiarato ai giornalisti che «l'annullamento della sentenza al criminale di guerra Stepinac rappresenta un tentativo di riabilitare lo Stato indipendente croato ustascia e fascista». Ed è tanto più grave, ha spiegato, perché «le Nazioni Unite e l'Unione Europea vietano la revisione del fascismo e di ideologie fasciste», e dunque non si tratta «di una questione che riguarda soltanto la Serbia e la Croazia, ma di un problema mondiale ed europeo».

Secondo lo stesso lancio di Agenzia Nova, il presidente serbo Tomislav Nikolic, ha ricordato che, durante la sua visita in Vaticano, l'11 settembre del 2015, ha espresso a papa Francesco la sua posizione contraria alla canonizzazione del cardinale croato e «il leader della Chiesa cattolica – ha riferito Nikolic – mi ha detto di non intendere affrettarsi con la decisione, dato che in caso di una canonizzazione di Stepinac, l'ex cardinale sarebbe il primo santo cristiano non riconosciuto dalla Chiesa ortodossa serba e dalle altre Chiese ortodosse».

Che Bergoglio non intenda affrettarsi a proclamare santo Stepinac è d'altronde cosa nota: il papa ha voluto la creazione di una Commissione ecclesiale mista cattolico-ortodossa per studiare la vicenda storica del cardinale prima di procedere alla dichiarazione di santità, pur se la santità del cardinale croato non è e non sarà argomento della Commissione (la cui prima riunione, peraltro, è avvenuta nei giorni 12-13 luglio in Vaticano – v. Adista Notizie n. 27/16). La sua santità infatti non è in discussione in Vaticano: è stata “comprovata” da un miracolo. L’annuncio del riconoscimento del miracolo fu dato dal card Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, durante la messa nella chiesa romana di San Girolamo dei Croati il 10 febbraio 2014, memoria liturgica del beato Stepinac: «venerdì pomeriggio [7 febbraio] – rivelava Amato – ho informato il Santo Padre che i medici avevano valutato come scientificamente inspiegabile il presunto miracolo presentato dalla postulazione per la canonizzazione del beato martire Alojzije Stepinac». Interessante, nella cronaca della cerimonia pubblicata da L’Osservatore Romano del 12/2/2014, è il seguito delle parole del cardinal prefetto quando riferisce del commento di Bergoglio: papa Francesco, non solo «si è rallegrato molto di questo passaggio importante» nell’iter della causa di canonizzazione; gli ha anche confidato «che da giovane, in Argentina, aveva seguito con grande interesse e partecipazione la vicenda del martire croato, aggiungendo – sottolineava Amato – un particolare a me sconosciuto: alla fine degli interminabili e micidiali interrogatori», questa la rivelazione di Bergoglio, «quando l’arcivescovo Stepinac, sfinito dalla stanchezza, era costretto a firmare false confessioni, aggiungeva alla sua firma due lettere: cf». E il papa, precisava il cardinale prefetto, «mi ha poi spiegato il significato di queste due lettere: coactus feci. Cioè: l’ho fatto perché costretto». «Nonostante la spossatezza fisica – era stata la considerazione di Amato – il suo spirito di fede manteneva ancora un residuo di lucidità per comunicare al mondo la sua indomita fedeltà al Vangelo, che non era stata piegata nemmeno dalla più atroce tortura».

* Ante Pavelic e Alojzije Stepinac. Immagine tratta dal sito Commons Wikimedia. Licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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