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Messico: crociata omofoba contro nozze gay e gender. Con la benedizione di vescovi e papa

Messico: crociata omofoba contro nozze gay e gender. Con la benedizione di vescovi e papa

Tratto da: Adista Notizie n° 34 del 08/10/2016

38696 CITTÀ DEL MESSICO-ADISTA. Mondo cattolico tradizionalista messicano in fermento contro il progetto di revisione costituzionale proposto da Enrique Peña Nieto (presidente del Messico dal 2012 ed esponente del Partito Rivoluzionario Istituzionale), per estendere a tutto il Paese il diritto delle persone omosessuali di convolare a nozze e di adottare bambini. La sfida del presidente è stata lanciata, circa un anno fa, in seguito alla sentenza della Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN) che ha definito incostituzionale la proibizione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. La stessa SCJN ha poi confermato la sua posizione il 28 settembre, dichiarando discriminatoria la normativa sulla famiglia degli Stati del Chiapas, Nuevo Leon e Hidalgo, poiché proibisce il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Al momento, in America Latina sono quattro i Paesi che hanno legalizzato il matrimonio gay (Argentina, Colombia, Uruguay e Brasile), mentre in Messico esiste una normativa sul matrimonio igualitario solo in 10 Stati su 31 (compreso nel distretto di Mexico City), quelli più “avanzati” per tradizione economica e culturale, mentre resta ancora un tabù nelle zone centrali della Repubblica federale.

La marcia del no

Dopo aver dato vita ad una capillare mobilitazione di piazza nei vari Stati messicani, che avrebbe raccolto secondo gli organizzatori un milione di persone, lo scorso 24 settembre, il Frente Nacional por la Familia (frentenacional.mx) e l'Union Nacional Cristiana por la Familia (unpf.mx) hanno indetto a Città del Messico un imponente corteo nazionale in sostegno della famiglia tradizionale, per il diritto dei genitori ad educare i loro figli secondo i propri principi e contro l'imposizione di un'ideologia di genere. Compatto contro la proposta di riforma del presidente Peña Nieto, il corteo ha percorso il tragitto compreso tra l'Auditorio Nacional e la Colonna dell'Indipendenza (monumento noto come el Ángel, eretto per celebrare i cento anni dall'indipendenza) ed ha registrato numeri imponenti: 80mila i partecipanti, tutti vestiti di bianco, secondo l'amministrazione di Città del Messico; un numero compreso tra 250mila e 400mila, invece, secondo i partecipanti e i media loro vicini. Oltre alla manifestazione, il Fronte ha lanciato anche una petizione, che ha superato le 100mila firme, per la presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare volto a contrastare misure tolleranti nei confronti delle coppie omosessuali.

Frenare il cambiamento...

Ai legislatori messicani i promotori, in un comunicato diffuso in chiusura della manifestazione di Città del Messico, chiedono di «respingere l'iniziativa dell'esecutivo sul matrimonio egualitario e di approvare la prima proposta di iniziativa popolare che protegge il matrimonio tra uomo e donna». Tra le crociate del fronte cattolico conservatore, quella sull'adozione («diritto non dell'adulto, ma del bambino») e quella contro la cosiddetta “ideologia di gender” nelle scuole: «I contenuti dell'educazione sessuale devono essere fondati su una visione integrale della persona, su criteri scientifici e non sotto la pressione di movimenti che disconoscono la realtà genetica, biologica e psicologica della sessualità umana». L'obiettivo dei convenuti è quello costituirsi in movimento civico permanente, al fine di stabilire un dialogo con le istituzioni, che al momento langue. Bersaglio del comunicato – similmente a quanto accaduto anche in Italia, dove i movimenti cattolici hanno più volte attaccato l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) per le sue prese di posizione contro l'omofobia – il Conapred (Consejo Nacional para Prevenir La Discriminación), organo federale fondato nel 2003 per promuovere l'inclusione sociale e garantire il diritto costituzionale dell'uguaglianza. Il Conapred, secondo i cattolici, si sarebbe «convertito nel principale organo di esclusione e discriminazione del Messico», rischiando di trasformare lo Stato laico in uno Stato laicista che marginalizza e non tutela le convinzioni religiose. «In modo pacifico, civile e rispettoso», conclude il comunicato, questa manifestazione ha reso evidente l'opinione della maggioranza dei messicani, i quali ritengono che la cellula basilare della società sia una e solo una: la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.

…per il bene dei minori

Parole inequivocabili anche quelle pronunciate al comizio di chiusura del corteo dal Frente Nacional por la Familia. «Siamo qui di fronte all'Angelo dell'Indipendenza, un monumento che ci ricorda che siamo una nazione libera e sovrana». Dal microfono il Frente attacca l'ideologia gender, rievocando lo spettro del colonialismo e l'imposizione straniera di tale dottrina al fine di minacciare l'integrità nazionale messicana. Come nella migliori delle tradizioni integraliste omofobe, in ogni parte del pianeta, si ricorda che «siamo qui senza odio e in pace», invitando al rispetto, al dialogo e alla libertà di pensiero ed espressione... nulla contro le persone omosessuali. Per poi affondare la lama quando si attribuisce la dignità di famiglia e il diritto di matrimonio alle sole unioni tra un uomo e una donna, unici in grado di generare vita ma anche di accoglierla nell'adozione. E tutto questo per il bene esclusivo e superiore dei bambini, per proteggere la loro innocenza e la loro infanzia, per garantire loro di crescere in «un ambiente di amore e cura sotto la protezione del padre e la madre». Per questo, dicono dal microfono, «il matrimonio deve essere rafforzato, non ridefinito», e per questo va respinta la proposta del presidente.

Gerarchie contro

I vescovi della nazione – la seconda “più cattolica” del mondo dopo il vicino Brasile – sono schierati decisamente sul fronte del no al matrimonio gay e in sostegno, sebbene non ufficiale, alla mobilitazione del Frente che ha percorso in lungo e in largo il Paese, negli scorsi mesi, fino alla marcha nacional del 24 settembre. La notizia non sta tanto in questo, quanto piuttosto nel conflitto aperto con le istituzioni laiche dello Stato, acuito dal recente scontro con la Conapred, che ha duramente condannato la posizione dei prelati in sostegno alle cosiddette “terapie riparative”, con cui alcune frange tradizionaliste della Chiesa cattolica intendono “guarire” le persone omosessuali. I vescovi hanno gridato allo scandalo, accusando «la dittatura gay» di imporre i comportamenti sessuali ai giovani e di impedirne un ritorno alla “normalità”. Nel mese di settembre, quando la crociata omofoba ha mosso i passi più importanti contro la proposta di legge, la Conapred ha velatamente accusato le gerarchie cattoliche di fomentare la discriminazione contro le persone con diverso orientamento sessuale e di marginalizzare le famiglie che non si rifanno al modello tradizionale proposto dalla Chiesa e dalle destre.

Da sottolineare inoltre la campagna anti-gay promossa dal settimanale Desde la fe, dell'arcidiocesi di Città del Messico. Il settimanale ha più volte sottolineato che nelle coppie omosessuali i bambini sono più esposti a bassa autostima, instabilità emotiva, basso rendimento scolastico e problemi di definizione dell'identità sessuale; che nei Paesi in cui vigono normative sul matrimonio omosessuale chi esprime pubblicamente il suo disaccordo rischia multe e carcere; che la decisione dell'Oms di cancellare l'omosessualità dalla lista delle patologie non ha fondamento scientifico, e così via.

Nell'Angelus di domenica 25 settembre, anche papa Francesco è sceso in campo a dar man forte ai vescovi e a chi ha manifestato contro il matrimonio egualitario: «Mi associo ben volentieri ai vescovi del Messico nel sostenere l’impegno della Chiesa e della società civile in favore della famiglia e della vita, che in questo tempo richiedono speciale attenzione pastorale e culturale in tutto il mondo».

Catto-paradossi

Curiosità a margine della marcha nacional. Lo scorso 26 settembre, il quotidiano inglese The Telegraph ha raccontato che alcuni attivisti Lgbt del National Pride Front, alla vigilia del grande corteo di Città del Messico, hanno rivelato i nomi di quattro preti cattolici sostenitori del corteo omofobo, ma essi stessi omosessuali e anche, come dire, “praticanti”. L'iniziativa ha spaccato l'associazionismo Lgbt e in molti hanno accusato il National Pride Front di aver attaccato delle persone per il loro orientamento sessuale, un metodo che appartiene tipicamente agli omofobi e non a chi questo genere di attacchi li subisce ogni giorno sulla propria pelle. «Tutti hanno il diritto di restare nascosti», ha invece motivato allo stesso quotidiano il portavoce Cristian Galarza, «ma quando ti impegni pubblicamente per condannare l’omosessualità e il matrimonio gay, e cerchi di influenzare le decisioni di uno Stato laico, perdi il diritto a rimanere nascosto».

* Immagine di Javier Samaniego, tratta da Flickr, licenza, immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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