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Diocesi di Torino: un corso sulla fedeltà per coppie omosessuali. Anzi no.

Diocesi di Torino: un corso sulla fedeltà per coppie omosessuali. Anzi no.

TORINO-ADISTA. Un ritiro spirituale sul tema della fedeltà per le coppie omosessuali: era nuova e singolare l’iniziativa della Diocesi di Torino proposta da don Gianluca Carrega, responsabile della “pastorale degli omosessuali”: «Non vogliamo erigerci troppo a maestri, ma vogliamo dire che anche i gay meritano la fedeltà», aveva spiegato, il 4 /2 a Vatican Insider.  Il fatto  che la legge sulle unioni civili non preveda l’obbligo alla fedeltà per don Gianluca, docente di Nuovo Testamento alla Facoltà Teologica torinese, era paradossale. Di qui l’idea del ritiro, avallata dall’arcivescovo card. Cesare Nosiglia.

L’entusiasmo è durato poco.  La notizia ha causato un tale putiferio mediatico che l’iniziativa, prevista per fine febbraio, è stata sospesa. Tra due persone dello stesso sesso il rapporto può essere di amicizia e «di benevolenza», ma non può «mai assomigliare al matrimonio, perché la differenza e la complementarietà sono necessari per una famiglia», tuona don Robert Gahl, Opus Dei, docente di Etica fondamentale all’Università Santa Croce, dalle pagine de La Stampa ( 4/2); don Gianluca viene definito dalla rivista ultraconservatrice Il Timone «omoeretico»; la paladina dell’ortodossia cattolica Costanza Miriano dal suo sito accusa il prete di «invitare ad essere fedeli al peccato».

Tutto questo deve aver spaventato l’arcivescovo torinese, che il 5 febbraio, in una nota, spiega perché ritenga opportuno soprassedere: «La Diocesi di Torino ha da diversi anni promosso un servizio pastorale di accompagnamento spirituale, biblico e di preghiera per persone omossessuali credenti che si incontrano con un sacerdote e riflettono insieme, a partire dalla Parola di Dio, sul loro stato di vita e le scelte in materia di sessualità». È un servizio che si pone in linea con «quanto l’esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco afferma e invita a compiere». Si tratta dunque, ribadisce mons. Nosiglia, di «aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro. Ciò non significa approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili». Il percorso intrapreso dalla Diocesi, insomma,  «non intende in alcun modo legittimare le unioni civili o addirittura il matrimonio omosessuale su cui la Amoris Laetitia precisa chiaramente che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie neppure remote tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (n. 251). E «poiché si tratta di persone in ricerca, che vivono situazioni delicate e anche dolorose, è essenziale che anche l’informazione che viene pubblicata corrisponda alla verità e a una retta comprensione di quanto viene proposto, con spirito di profonda carità evangelica e in fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia. Per questo ritengo, insieme con don Gianluca Carrega di cui apprezzo l’operato, che sia opportuno sospendere l’iniziativa del ritiro, al fine di effettuare un adeguato discernimento».

Un’occasione perduta, almeno per il momento, in cui si sarebbe discusso «del valore della fedeltà e dell’amore, alla luce del messaggio biblico» insieme al padre gesuita Pino Piva, spiegava don Gianluca a Vatican Insider prima della sospensione, perché «una coppia credente che fa un’unione civile dovrà pur portare la sua fede religiosa all’interno della convivenza» e, dal canto suo, anche la Chiesa deve «fare una riflessione sul valore dell’affettività omosessuale»; «Noi dobbiamo valorizzare ciò che di bello c’è nella loro vita».  

* Foto di Drama Queen tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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