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Ex membro della Commissione vaticana antipedofilia:

Ex membro della Commissione vaticana antipedofilia: "Anche io diedi le dimissioni, in segreto".

PARIGI-ADISTA. La neuropsichiatra infantile francese Catherine Bonnet, specializzata in violenze sessuali su minori, che ha fatto parte della Commissione vaticana antipedofilia per il primo triennio, aveva presentato a papa Francesco le proprie dimissioni, in modo confidenziale, lo scorso giugno, gettando la spugna così come avevano fatto, prima di lei, Marie Collins e Peter Saunders (V. Adista Notizie n. 8/18), vittime essi stessi di abusi. In un’intervista al quotidiano francese L’Express (20/2) spiega perché. «Chiedevo a titolo personale che i vescovi e i superiori degli ordini religiosi avessero l’obbligo di segnalare alle autorità civili i sospetti di violenze sessuali su minori, come si fa già negli Stati Uniti anche per i membri del clero. Avevo ricevuto sostegno, ma quando ho visto, a giugno, che non sarei riuscita a convincere i due terzi dei membri della Commissione, come prescrive il regolamento, ho scritto la mia lettera di dimissioni e ho chiesto al card. O’Malley che la consegnasse al papa. Il quale, peraltro, non l’ha accettata». La richiesta che la Bonnet aveva avanzato era importante: «Permette di porre in evidenza la responsabilità dei vescovi e dei responsabili religiosi», rendendo più facile «perseguire quelli che tacciono e che impediscono con il loro silenzio alle vittime di ricostruirsi e di sperare nella giustizia. Inoltre, questa misura avrebbe completato il motu proprio del papa “Come una madre amorevole”», spiega la Bonnet. Il documento pontificio infatti sollevava l’idea che vescovi o religiosi negligenti possano essere sottoposti a una commissione disciplinare costituita ad hoc. «L’anno prima – continua la psichiatra – la nostra commissione aveva chiesto un’altra cosa: la creazione di un tribunale per i vescovi che avessero mantenuto il silenzio su casi di pedofilia. Nel giugno 2015 il papa e il suo consiglio dei cardinali, il C9, avevano accettato la nostra proposta». Proposta che non ha però avuto seguito: «Non siamo stati informati sulle ragioni del cambiamento», afferma la Bonnet. «Ma la cosa fondamentale era che si facesse qualcosa. Il motu proprio sarebbe dovuto entrare in vigore nel settembre 2016. A oggi, invece, non è stato istruito nessun caso».

Altra questione decisiva è la richiesta di abolire, per i casi di violenza sessuale su minori, il segreto pontificio per i casi oggetto di procedura canonica (in vigore nella forma attuale solo dal 1974): in base a questo principio, nemmeno le vittime hanno accesso agli elementi della procedura. «Quando inviano posta, non ricevono nemmeno risposta!», sottolinea la Bonnet, ricordando come questo aspetto fosse particolarmente insopportabile a Marie Collins. Eliminare il segreto in questi casi «ci avrebbe permesso di stabilire i diritti delle vittime nelle procedure e soprattutto di determinare se esistessero o meno dei freni alle segnalazioni nei casi specifici». Ma su tale questione «il papa non ha risposto».

La Bonnet aveva anche molto insistito sulla necessità di ascoltare le vittime : «In 35 anni di esperienza in questo campo, tutto ciò che ho imparato l’ho tratto dalle testimonianze che ho raccolto e dalla ricerca sul campo. È essenziale ascoltare adulti che sono stati vittime, singolarmente o nel quadro di associazioni come l’Ending Clerical Abuse. Abbiamo voluto lavorare con la Congregazione per la Dottrina della Fede, incaricata ufficialmente dal Vaticano di questioni di pedofilia, ma non è stato facile». E anche se il papa ha nominato il card. O’Malley membro della Congregazione e non ha rinnovato l’incarico di prefetto al card. Gerhard Müller, non ha però mai partecipato alle assemblee plenarie della Commissione: «Avremmo dovuto potergli presentare i temi in discussione prima degli incontri, sarebbe stato necessario che venisse a riflettere con noi. Senza contare che ci ritroviamo per una settimana due volte all’anno! È troppo poco. Papa Francesco deve ora fare della tutela dei minori una priorità».

Quanto alla nuova Commissione, la cui composizione è stata resa nota con oltre due mesi di ritardo rispetto alla scadenza degli incarichi, la Bonnet ha un giudizio ambivalente: se da un lato vi sono membri con un profilo molto prestigioso e importante, «una Commissione come questa deve fare raccomandazioni, ma non solo. Se si vogliono arrestare dei criminali, bisogna che ci sia un cambiamento delle norme, perché è l’unica cosa che fa loro paura».

* Il card. Sean O'Malley. Foto di Pufui Pc Pifpef I tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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