
Buone dall'Afghanistan: qualche spiraglio nella direzione del cambiamento
KABUL-ADISTA. «Negli ultimi tempi ci sono stati alcuni segnali positivi: a metà febbraio i talebani hanno dichiarato di essere pronti ad avviare negoziati con gli Stati Uniti; alla fine dello stesso mese, Ashraf Ghani, presidente dell’Afghanistan, ha fatto una proposta di accordo di pace con i talebani. Evidentemente, entrambe le parti sanno di non poter prevalere; così si stanno rendendo conto che è arrivato il momento di raggiungere un accordo».
Lo dice all’agenzia Fides p. Giovanni Scalese, missionario barnabita, titolare della Missio sui iuris dell’Afghanistan. Malgrado l’ultimo periodo «non sia stato certamente dei migliori» (assalto all'Intercontinental Hotel di Kabul, attacco alla sede di ‘Save the Children’ di Jalalabad, attentato all'ambulanza nella Capitale), si registrano dunque «piccoli passi verso una ricerca di dialogo».
Fra questi, la Conferenza internazionale ad alto livello, il 26 e 27 marzo 2018, dedicata all’Afghanistan, che si svolgerà a Tashkent, Uzbekistan, sul tema “Processo di pace, cooperazione nel campo della sicurezza e dell’interazione regionale”. L’iniziativa è stata presa dal presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev e da quello afgano Ashraf Ghani.
Grande è la speranza di p. Scalese, che valuta le potenzialità inesplorate dell’Afghanistan (e che chissà potrebbero essere impostate alla Conferenza internazionale) «Solo con la pace – ha detto – è possibile approfittare di alcune grandi opportunità, come lo sfruttamento delle risorse naturali, che potrebbero essere più redditizie del business criminale dell'oppio: forse l'interesse economico potrebbe riuscire dove armi, politica e diplomazia hanno fallito».
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