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Uguaglianza nella diversità: un Manifesto per l'attuazione dell'articolo 3 della nostra Costituzione

Uguaglianza nella diversità: un Manifesto per l'attuazione dell'articolo 3 della nostra Costituzione

Detta l’art. 3 della nostra Costituzione:

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

È evidente che non sia osservato in tutte le sue possibili applicazioni. Perché si verifichi «la sua piena attuazione» rispetto, in particolare, alla disabilità si è costituito un Comitato promotore che, il 18 aprile a Roma, presso la Sala Valdese di Via Marianna Dionigi 59, ha lanciato una petizione in calce alla quale inizierà la raccolta delle firme. Durante l’incontro sono state spiegate le ragioni e le modalità della mobilitazione da: Antonello D’Elia, presidente di Psichiatria Democratica, Antonella Falugiani, presidente del CoorDown, e Virginio Massimo, presidente di Insieme Uguali e Diversi e di Tutti Nessuno Escluso.

Di seguito il Manifesto-Appello (per contatti: insart3@gmail.com)

MANIFESTO PER LA COSTITUZIONE DI UN COMITATO NAZIONALE PER LA PIENA ATTUAZIONE DELL’ART. 3 DELLA COSTITUZIONE

Le ragioni dell’iniziativa

A 70 anni dalla promulgazione della nostra Costituzione Repubblicana, la società italiana, sempre più multietnica e multiculturale, si presenta profondamente divisa e attraversata da spinte xenofobe, da atteggiamenti razzisti, sessisti, omofobi che dimostrano odio e intolleranza nei confronti di coloro che sono considerati “diversi”.

In questi ultimi anni è andata sensibilmente crescendo anche la disuguaglianza economica e sociale tra i cittadini, come dimostra l’allargamento della forbice tra ricchi e poveri.

Proprio per reagire ad una situazione diventata intollerabile i rappresentanti dei gruppi e delle categorie sociali a vario titolo discriminate, propongono a tutti i cittadini che vogliono una società pienamente inclusiva, di partecipare alla costituzione di un Comitato Nazionale che abbia l’obiettivo della piena attuazione dell’Art. 3 della Costituzione.

Il Comitato Nazionale non si limita ad agire solo sul terreno politico-culturale (a livello informativo e formativo) ma prevede di strutturarsi in maniera tale da garantire tutte le possibili forme di sostegno a tutela e difesa delle persone e delle categorie discriminate su tutto il territorio nazionale oltreché di coordinare gli interventi (a livello organizzativo e normativo) per ottenere il superamento delle situazioni di disuguaglianza economica e sociale coinvolgendo tutti i soggetti interessati.

L’importanza dell’art. 3 della costituzione

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla Legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Questa affermazione di principio esprime emblematicamente l’impegno della Repubblica al riconoscimento dell’uguaglianza di tutti i cittadini in virtù della comune dignità sociale: un diritto riconosciuto dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo che è negato da tutti coloro che manifestano atteggiamenti razzisti, malgrado ormai l’intera comunità scientifica non riconosca più alcuna validità al concetto di razza.

Il principio della pari dignità sociale non si afferma trattando tutti sempre in modo uguale, ma trattando in modo uguale le situazioni uguali ed in modo diseguale le situazioni diseguali.

L’aspetto profondamente innovativo dell’Art. 3, una volta affermato il rispetto delle differenze nel primo comma, sta in ciò che prevede esplicitamente il 2° comma, cioè l’intervento diretto dello Stato per l’eliminazione delle disuguaglianze.

“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

È quindi necessario individuare un percorso che preveda il ricorso a strumenti legislativi/organizzativi e a iniziative politico/culturali che consentano di passare dal riconoscimento formale alla concreta esigibilità di uguale dignità e uguali diritti per tutti.

In questo modo viene sancito l’obbligo istituzionale per una profonda trasformazione della realtà, adeguato a soddisfare i diritti dei cittadini nel sistema dei rapporti sociali.

Interventi necessari per la piena attuazione dell’art. 3

La società Italiana sarà pienamente democratica solo quando sarà finalmente attuato il dettato dell’Art. 3 della Costituzione, cioè solo quando saranno eliminate le disuguaglianze tra i cittadini salvaguardando il pieno rispetto delle loro differenze.

L’Art. 3 prefigura un programma in cui l’ordinamento sociale va modificato per adeguarlo all’ordinamento giuridico. Per ottenere questo risultato è necessario non solamente l’impegno delle Istituzioni Pubbliche ma quello in prima persona dei cittadini stessi.

A livello legislativo e normativo e dell’organizzazione sociale dovranno essere superate le condizioni che costringono tanti soggetti a vivere ancora oggi come cittadini di serie B e che trovano la loro ragione nella gestione, in troppi casi del tutto insoddisfacente da parte delle Istituzioni, dei problemi delle persone considerate “diverse”.

La battaglia culturale contro la discriminazione

Insieme all’impegno immediato e concreto dello Stato e delle Istituzioni Pubbliche per un deciso “cambio di rotta”, i cittadini debbono impegnarsi contro l’intolleranza che alimenta il pregiudizio nei confronti dei “diversi”.

Il pregiudizio, presente in una larga parte della società, nasce da una sostanziale ignoranza della realtà di particolari gruppi e categorie sociali e si accompagna al timore, infondato, che essi possano determinare situazioni negative per gli altri cittadini.

Ciò incoraggia la condanna sociale e determina in molti casi il ricorso ad un vero stigma nei confronti del “diverso”.

La diversità potrà essere vissuta come condizione per il reciproco arricchimento fra i cittadini solo se, insieme alle indispensabili trasformazioni economiche e sociali, si affermerà una nuova cultura basata sul rispetto delle differenze.

Sarà necessario operare in due direzioni al fine di:

-             mettere in campo efficaci politiche sociali che superino lo scarto esistente tra diritti formalmente riconosciuti e la loro attuazione concreta;

-             favorire condizioni di vita, improntate alla salvaguardia della comune dignità.

I soggetti da coinvolgere in questa iniziativa

L’iniziativa che vogliamo costruire si muove in maniera assolutamente autonoma, in quanto indipendente da Organizzazioni Politiche e/o Sindacali, cercando di coinvolgere il maggior numero di cittadini sensibili ai problemi delle persone a vario titolo discriminate, i rappresentanti di Enti ed Associazioni che le tutelano come pure di Enti ed Associazioni attive nel mondo della scuola, del lavoro, dell’informazione e della cultura.

Tra le prime azioni che intendiamo intraprendere nella lotta contro la discriminazione dei diversi sono previste:

-             un intervento informativo di approfondimento dei motivi che sono alla base del pregiudizio;

-             una proposta formativa “mirata” per i soggetti, docenti e studenti presenti nel mondo della scuola e dell’Università;

-             una iniziativa culturale specifica per i lavoratori della comunicazione.

I nostri interlocutori istituzionali

Per il Comitato Nazionale è fondamentale avere una interlocuzione con i principali responsabili delle Istituzioni Pubbliche. Per questo motivo il presente Manifesto sarà presentato in forma ufficiale al Presidente della Repubblica, principale garante della Costituzione, ai Presidenti del Senato e della Camera e a tutti gli Onorevoli Deputati e Senatori che dovranno adoperarsi per la piena attuazione dell’Art. 3 della Costituzione.

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