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In Cile, crollo della fiducia nella Chiesa cattolica. I risultati di un'indagine

In Cile, crollo della fiducia nella Chiesa cattolica. I risultati di un'indagine

SANTIAGO DEL CILE-ADISTA. Fiducia nella Chiesa cattolica? No, grazie, non più, è la risposta di tanti cileni dopo la scoperta dei tanti abusi su minori commessi da sacerdoti e coperti dai vescovi. Un anno terribile da quando, a gennaio scorso, papa Francesco ha dovuto prendere atto del suo errore di valutazione sul vescovo Juan Barros – da lui nominato ad Osorno, malgrado le tante testimonianze che il vescovo stesse comprendo l’abusatore seriale Fernando Karadima –  e scoperchiare il vaso di Pandora di uno dei reati più odiosi: la violenza, sessuale e di potere, sui più piccoli (sono124 i casi su cui sta indagando la magistratura, con 222 vittime e 178 indagati, di cui 105 sacerdoti e otto vescovi). Sicché, se nel 1998 era il 73% della popolazione cilena a dichiararsi cattolico e nel 2008 il 69%, ora la cifra è precipitata al 55%. E se in altri Paesi latinoamericani la diminuzione si è risolta in un trasferimento alle confessioni evangeliche, in Cile si è trattato di un abbandono: 20 anni fa era il 7% dei cileni a dichiararsi non credente, ora il numero è salto al 24%.

Secondo l’inchiesta del Cep, Centro di Studi Pubblici, il 65% dei cittadini asserisce di connettersi a Dio senza mediazione alcuna e un 46% pensa che la religione sia cosa del passato, non del futuro. Il 16 % dei cileni, inoltre va a messa la domenica, mentre il 42% assicura non ci va mai. Dati, questi ultimi, coerenti con un’altra risposta: afferma Ricardo González, coordinatore del programma di opinione  pubblica del CEP, che «non si osserva una caduta della stessa grandezza nella credenza in Dio», che si mantiene intorno all’80% negli ultimi 20 anni (86% nel 1998 e 80% nel 2018).

*Foto di Eliazar Parra Cardenas tratta da Flickr immagine originale licenza

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