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Corsa alle armi, insicurezza, incostituzionalità e sfiducia nelle istituzioni. Appello contro la riforma della legittima difesa

Corsa alle armi, insicurezza, incostituzionalità e sfiducia nelle istituzioni. Appello contro la riforma della legittima difesa

Un appello contro «una nuova legge sulla legittima difesa illimitata» è stato lanciato da Archivio Disarmo (IRIAD) e associazione Antigone ed ha raccolto l'adesione di numerose associazioni, come 21 luglio, Luca Coscioni, Beati i Costruttori di Pace, e di altre realtà sindacali e della società civile, tra le quali A buon diritto, Arci Nazionale, Fiom-Cgil, LasciateCIEntrare, Lunaria, Mir Nazionale, Movimento nonviolento, Noi Siamo Chiesa, Opal Brescia (osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza), Pax Christi Italia, Radicali Italiani, Rete Italiana per il Disarmo e Un ponte per… Tra le firme, anche quelle di numerose personalità di spicco della società civile, come don Luigi Ciotti (presidente di Libera), Riccardo De Vito (presidente di Magistratura Democratica), Luisa Morgantini (presidente di Assopace Palestina) e Alex Zanotelli (missionario comboniano a Napoli).

«Investigatori, magistrati, giuristi ed esperti concordano sul fatto che non vi è alcuna necessità di una nuova legge sulla legittima difesa» si legge nell'incipit dell'appello, ma il governo a trazione leghista non sente ragioni e preme sull'acceleratore per l'approvazione di questa riforma tanto cara a Matteo Salvini, all'industria delle armi e alle diverse associazioni del comparto.

Il nodo di fondo di questa proposta di legge, criticato dalle associazioni, sta nell'eliminazione definitiva del «principio di proporzionalità tra il bene minacciato dall’autore del reato e il bene offeso. Vorrebbe assicurare una sorta di immunità a chi usa le armi contro un presunto ladro». Il vizio è anzitutto giuridico, spiegano i firmatari, perché tale principio di proporzionalità «ha una sua origine costituzionale», per la quale «non si possono mettere sullo stesso piano la vita e la proprietà privata».

Allo stesso modo, prosegue, «la proposta mira poi a evitare l’intervento del giudice», ma «l’azione giudiziaria è obbligatoria» e la presunta innocenza deve essere verificata in tribunale. L'intervento del magistrato, chiarisce l'appello, «è ineliminabile: in un Paese democratico solo un giudice può verificare l’esistenza effettiva di un’intrusione e accertarsi dell’identità e del ruolo della persona uccisa».

Per queste ragioni, invitano i firmatari, «noi che crediamo nello Stato di diritto, nella gerarchia costituzionale dei valori e dei beni da proteggere, nel ruolo di garante della sicurezza delle forze dell’ordine e nell’indipendenza della magistratura, invitiamo tutti i parlamentari a non votare» la proposta di riforma della “legittima difesa”, che «metterà a rischio la sicurezza di tutti determinando un aumento esponenziale delle armi in circolazione e una conseguente maggiore probabilità del loro uso. Una silenziosa corsa dei cittadini ad armarsi individualmente non è la soluzione. Come dimostra l’esperienza degli Stati Uniti, la diffusione delle armi da difesa personale non fa altro che diffondere il senso di insicurezza e di sfiducia nelle Istituzioni».

* Foto di Greta Ceresini, tratta da Flickr, immagine originale e licenza. L'immagine è stata tagliata

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