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Appello di donne cristiane contro il Congresso mondiale delle famiglie

Appello di donne cristiane contro il Congresso mondiale delle famiglie

ROMA-ADISTA. «Chiediamo che le istituzioni pubbliche non finanzino e non diano il patrocinio  a iniziative discriminatorie e intolleranti», come il Congresso mondiale delle famiglie che si svolgerà a Verona dal 29 al 31 marzo 2019.

Le donne delle Comunità cristiane di base – insieme ad altri gruppi: Donne in Cerchio; Donne in ricerca di Padova, Ravenna, Verona; Identità e differenza, Spinea (Ve); Il Graal; Osservatorio interreligioso sulla violenza contro le donne – che hanno partecipato all’incontro nazionale sul tema “I nostri corpi di donne, da luogo del dominio patriarcale a luogo di spiritualità incarnata” (alla casa internazionale delle donne di Roma dal 22 al 24 marzo 2019) lanciano un appello contro il XIII Congresso mondiale delle famiglie a cui parteciperanno come relatori gli ultrà antigay e antiabortisti dei cinque continenti e i ministri Matteo Salvini, Lorenzo Fontana e Marco Bussetti e «manifestano il profondo sconcerto per il sostegno che alcune Istituzioni politiche e religiose hanno dato al Congresso mondiale delle famiglie, che vuole riportarci su posizioni retrograte e omofobe».

«Siamo donne che da molti anni hanno intrapreso un percorso per liberarsi dalle gabbie di un sistema religioso, sociale e politico, impregnato di patriarcato», si legge nell’appello. «Quanto lavoro per uscire da un mondo di istituzioni, di segni, di linguaggi che continuamente riproducono una immagine stereotipata della donna “sposa e madre”, una disparità di poteri, di diritti, di autorevolezza. Che tristezza adesso constatare che alcune Istituzioni pubbliche patrocinano un Congresso mondiale sulla famiglia impropriamente definita “naturale”.

C’è ben poco di naturale in questa istituzione sociale fondata sul matrimonio nata come forma di contratto sociale e religioso, in un determinato contesto storico.

La famiglia “naturale” non esiste, esiste una struttura  familiare che ha dato molto alla società, ma che ora è in crisi e in cambiamento. Non serve uno sguardo nostalgico al passato, serve il coraggio di dire che possono esistere vari modelli di famiglia che sperimentano forme anche nuove di solidarietà, genitorialità basate sull’amore e il rispetto reciproci.

Denunciamo che gli slogan utilizzati e gli obiettivi proposti sono la quint’essenza del dominio patriarcale, responsabile della violenza sulle donne, di cui ci siamo liberate e di cui non vogliamo il ritorno.

Chiediamo quindi che le istituzioni pubbliche non finanzino e non diano il patrocinio  a iniziative discriminatorie e intolleranti».

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