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"Questo non è il modo per entrare in dialogo con i cattolici". L'Azione Cattolica di Milano sulle imminenti elezioni

MILANO-ADISTA. In occasione della scandeza elettorale ormai vicinissima, l’Azione Cattolica Ambrosiana pubblica sul suo sito internet “Cinque punti di riflessione” per richiamare gli impegni cui i prossimi parlamentari europei - e gli amministratori degli enti locali itliani che vanno al voto – sono chiamati ad attenersi. Non manca però nel testo dell’Ac di Milano una elegante stigmatizzazione della sulla “speculazione” del rosario e delle immagini religiose a firma Matteo Salvini. Di seguito, il testo integrale.

 

Cinque punti di riflessione nell’imminenza di importanti scadenze elettorali

La fede dei semplici

Come Associazione che vuole esprimere e valorizzare la popolarità della Chiesa, non finiamo mai di stupirci di quanto l’esperienza della fede, se ben radicata nella Parola, sia data tanto ai semplici quanto ai fini ragionatori, a chi studia e a chi lavora, a chi opera soprattutto manualmente e a chi agisce con la relazione d’aiuto e con il pensiero, al livello privato e a quello più pubblico. La fede dei semplici non è tipica di chi è confuso o poco informato, ma è anzi la conferma di come l’adesione al Vangelo sia un fatto di vita più che una questione intellettuale. Nella fede popolare i simboli semplici portano tutti a puntare sull’essenziale.

La fede credibile

I credenti andrebbero riconosciuti da quanto si vogliono bene e dal modo con il quale scelgono di stare in mezzo agli altri e di accogliere tutti, a costo della vita. Il programma è altissimo e affascinante e perciò si parla di movimenti con cadute e slanci e non di arrivi al traguardo o di percorsi finiti. Le “Beatitudini” sono una sintesi evangelica famosa anche presso i non credenti dello stile al quale tendere (la povertà di spirito, la mitezza, la misericordia) che tra l’altro non dimentica temi di rilevanza pubblica e di politica (la giustizia, la coerenza profonda, la pace, l’attraversamento della persecuzione). Tratti distintivi sono la libertà di adesione personale, la condivisione nella Chiesa, la qualità umana intensissima dell’amore nella quale si ricollocano regole e competenze specifiche di ciascuno, il primato della relazione con i poveri come cartina di tornasole di una fede veramente piena.

Noi siamo gente da stimolare così?

In questi giorni di campagna elettorale ci stiamo domandando se davvero il mondo dei credenti cattolici – di per sé oggi contesto molto plurale che si esprime con tonalità diverse – si senta interpretato e attratto da chi non riconosce i limiti della politica, abusando dei simboli della fede cristiana per persuadere e condizionare la coscienza. Ci chiediamo se questo sia il modo per entrare in dialogo con i cattolici o se piuttosto sia linguaggio che coglie lo spavento, la fragilità e il deficit di comprensione della complessità che attanaglia moltissimi, noi cattolici compresi, che siamo nel mondo insieme a tutti gli altri. In questo secondo caso chiediamo ai nostri governanti di stimolarci con spiegazioni chiare, proposte concrete e messaggi solidi che vanno in profondità anche quando si tratta di dichiarare che ci sono problematiche difficili sulle quali una risposta si sta ancora elaborando. Sollecitiamoci poi a vicenda a condividere un lavoro culturale più preciso ed efficace, volto a informare, porre le giuste domande, raccogliere inquietudini, rassicurare, fare sintesi, dichiarare i limiti.

La laicità della politica

Poiché sappiamo che il Dio che crediamo o l’intercessione della Madonna non sono direttamente coinvolti nella scelta del partito politico, riscopriamo con parole semplici che cos’è la laicità della politica, quel valore per cui, da credenti, possiamo condividere diverse visioni di città, di soluzioni, di strategie per la salute, la scuola, il tempo libero, gli anziani, l’infanzia, i migranti, l’Europa, il lavoro, la cultura. Sentiamoci veramente “autorizzati a pensare”, come ci ha suggerito l’Arcivescovo Mario. Leggiamo in Evangelii Gaudium, esortazione apostolica di Papa Francesco, che abbiamo bisogno di “un accordo per vivere insieme, di un patto sociale e culturale” (239) e che “nel dialogo con lo Stato e con la società, la Chiesa non dispone di soluzioni per tutte le questioni particolari. Tuttavia, insieme con le diverse forze sociali, accompagna le proposte che meglio possono rispondere alla dignità della persona umana e al bene comune. Nel farlo, propone sempre con chiarezza i valori fondamentali dell’esistenza umana, per trasmettere convinzioni che poi possano tradursi in azioni politiche” (241).

Nostri compiti per il presente e il futuro

Ci aspetta una stagione di lavoro culturale semplice e popolare ma fiducioso nell’intelligenza di tutti, dove nessuno si stanchi di mettere a frutto le sue competenze, di generare momenti di riflessione e studio, di superare le paure con la conoscenza. Ciò che in questi mesi è stato fatto in Diocesi ambrosiana a proposito dell’Europa, deve diventare nostra abitudine costante sui tanti temi cruciali del vivere civile: organizzare incontri che facciano uscire dalle case per imparare dagli esperti e per discutere insieme.

Nelle famiglie, nei luoghi di vita, nelle comunità cristiane diventiamo più capaci di parlare di problemi sociali e di politiche concrete, senza timidezze eccessive e senza scimmiottare le grida ansiose e convulse di una certa comunicazione diffusa che trasforma il dibattito politico in rissa verbale. La pluralità delle visioni, anche tra cattolici, non ci deve spaventare ma deve generare una rinnovata capacità di condividere valori e di convergere su scelte sagge.

Interroghiamoci tutti molto di più sulla vocazione politica e sulla chiamata all’impegno diretto, cominciando fin da subito a tessere un dialogo franco con chi vicino a noi si attiva in prima persona per il bene pubblico.

Indigniamoci per l’ingiustizia, soprattutto per quella che danneggia i più deboli, i più piccoli, i più vessati dalle atrocità della vita. Rispondiamo con un sussulto di tensione etica, con toni amorevoli e mai perentori, con idee per costruire e non per distruggere.

Abbiamo un gran lavoro da fare, a cominciare dalle imminenti elezioni europee e locali che ci chiedono di votare e far votare, di conoscere e scegliere, di permettere che la nostra fede ci renda donne e uomini del dialogo, con la schiena dritta e la tensione continua di essere fedeli al Vangelo e ai bisogni più autentici dell’uomo.

Silvia Landra e la Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica ambrosiana

 

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