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Tabaccaio di Pavone Canavese: la “legittima” difesa tra realtà e propaganda

Tabaccaio di Pavone Canavese: la “legittima” difesa tra realtà e propaganda

Il tabaccaio legale detentore di armi, Marcellino Franco Iachi Bonvin, di Pavone Canavese (vicino Ivrea), che nella notte del 7 giugno ha sparato e ucciso il 24enne moldavo Ion Stavila, è indagato per eccesso colposo di legittima difesa. È il primo caso a balzare agli onori della cronaca dall’entrata in vigore della cosiddetta “legittima difesa”, legge bandiera della Lega e del ministro dell’Interno Matteo Salvini, votata da una larga maggioranza a marzo scorso e osteggiata dalla società civile pacifista e disarmista, che ha denunciato il rischio della proliferazione di armi tra i cittadini e della legittimazione di una cultura della giustizia fai-da-te.

Il tabaccaio aveva già collezionato 7 rapine negli ultimi anni e per questa ragione, intorno a lui, si sono raccolti in tanti per esprimere solidarietà. Un migliaio di cittadini – accompagnati dal sindaco del piccolo centro, dal sindaco di Ivrea e da un manipolo di consiglieri leghisti – sono scesi in strada la sera dell’11 giugno per una fiaccolata aperta dallo striscione “Siamo tutti Franco”. Sul caso è intervenuto anche Salvini, pronto a cavalcare l’onda emotiva del momento. «Purtroppo qualcuno è morto – ha commentato il ministro – ma, se invece di fare il rapinatore avesse fatto un mestiere onesto, oggi staremmo parlando di altro». Salvini ha poi espresso «totale solidarietà» a Franco Iachi Bonvin augurandogli di poter «fruire della nuova legge che garantisce la legittima difesa a tutti».

Ma la nave dell’incauta propaganda potrebbe presto scontrarsi sullo scoglio della realtà: infatti, la versione “ufficiale” del tabaccaio e della moglie – secondo i quali Franco avrebbe aperto il fuoco per difendersi dall’aggressore che, dicono, lo avrebbe colpito con un piede di porco – è stata messa seriamente in discussione dai rilievi condotti l’11 giugno sul corpo del giovane moldavo. Secondo l’autopsia Franco Iachi Bonvin avrebbe colpito il giovane, forse alle spalle, sparando da una posizione rialzata, probabilmente dal balcone della sua abitazione.

Secondo Giorgio Beretta dell’Opal (Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere) di Brescia, sono molti i nodi ancora da sciogliere, che definiranno meglio se c’è stata davvero una difesa “legittima”. Di certo c’è che il caso di Pavone Canavese, aggiunge in un’intervista a Radio Onda d’Urto, ci dirà molto su questa nuova legge, su come sarà applicata dalla magistratura e sulla distanza incolmabile tra provvedimento e propaganda salviniana.

La legge considera infatti «sempre proporzionale la difesa con un arma legittimamente detenuta ma, attenzione, sempre a fronte di una minaccia in atto. E qui si apre la questione grossa». Secondo Beretta la macchina della propaganda ha voluto sdoganare l’idea che la difesa sia sempre legittima e non solo sempre proporzionale.

Nelle idee degli estensori, prosegue l’analista dell’Opal Brescia, si voleva «introdurre una specie di automatismo»: se qualcuno entra indebitamente in casa o nel negozio la difesa è sempre legittima, senza nemmeno il bisogno di indagare sull’accaduto. Ma questo non è possibile, prosegue Beretta, «perché ovviamente occorre sempre un accertamento dei fatti», come dimostra questo ultimo caso di Pavone Canavese.

«Nel background culturale di chi ha scritto questa legge e di chi l’ha fortemente sostenuta – denuncia ancora Beretta – c’è certamente questa idea di farsi giustizia da soli, perché tanto lo Stato non mi difende, cosa tra l’altro non vera perché il numero di furti e rapine sono perfettamente nella media europea e sono anche in nettissimo calo. Ricordiamo un altro dato importantissimo: ci sono stati, nel 2017, 16 omicidi per furti o per rapine, a fronte di oltre 40 omicidi fatti con armi legalmente detenute, ed è questo il punto che non si vuole vedere: questa legge finisce per incentivare l’acquisto di armi».

* Foto di Geoffrey Fairchild, tratta da Flickr, immagine originale e licenza. L'immagine è stata ritagliata.

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