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Evangelici e valdesi italiani premiati dall'Onu per i corridoi umanitari

Evangelici e valdesi italiani premiati dall'Onu per i corridoi umanitari

ROMA-ADISTA. Poco noto ai più, il premio Nansen per Rifugiati dell'Unhcr è stato istituito nel 1954 e viene conferito ogni anno ad una persona o un'organizzazione che si è dedicata ad assistere le persone costrette a fuggire dalle loro case. Quest’anno è stato assegnato alla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) e alla Tavola valdese per il loro impegno nei corridoi umanitari, progetto che dal 2015 ad oggi ha consentito l’arrivo in Italia in sicurezza e un percorso di accoglienza ed integrazione per circa duemila profughi siriani.

«Siamo orgogliosi e onorati di ricevere questo prestigioso premio – dichiarano Luca Maria Negro, presidente della Fcei e Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese –. I corridoi umanitari sono un'esperienza e un progetto nel quale crediamo molto e che pensiamo possa essere di esempio, come buona pratica, per tutta Europa, come già in parte avviene. Vogliamo ringraziare tutte le persone che rendono possibile l'imponente lavoro che sta dietro alla complessa macchina dei corridoi umanitari e in particolare modo i nostri beneficiari, le persone che dal Libano arrivano in Italia attraverso questo canale legale e sicuro. Li vogliamo ringraziare per la fiducia che ci accordano e per l'umanità che ci ricordano e regalano. Vogliamo dedicare questo premio a chi invece non ha ancora avuto quest'opportunità, a tutte le persone rinchiuse nei lager libici, alle persone che purtroppo continuano a morire nel Mediterraneo. Speriamo di poter presto realizzare un grande corridoio umanitario europeo per portarle in salvo. Vorremmo evitare nuove stragi in mezzo al Mediterraneo. Ma nel frattempo, chi è costretto a prendere la via del mare, deve essere salvato e per questo sosteniamo convintamente il prezioso lavoro delle Ong che salvano vite. Chi salva una vita salva il mondo intero: il riconoscimento che ci viene consegnato oggi è per noi uno sprone a continuare a fare meglio quello che la nostra fede e la nostra etica ci impongono, essere il buon samaritano che si ferma a soccorrere».

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