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La denuncia del Tavolo Asilo, dopo l'inchiesta di

La denuncia del Tavolo Asilo, dopo l'inchiesta di "Avvenire" e l'ennesimo naufragio nel Mediterraneo

Il Tavolo Asilo Nazionale – di cui fanno parte A Buon Diritto, Acli, ActionAid, Arci, Asgi, Associazione Papa Giovanni XXIII, Casa dei Diritti Sociali, Centro Astalli, Cnca, Emergency, Intersos, Legambiente, Médecins du Monde-Missione Italia, Senza Confine, Oxfam – chiede che «si faccia immediatamente chiarezza sui rapporti tra Governo e milizie libiche», che «si ripristini un programma di ricerca e salvataggio», che «cessi il boicottaggio delle Ong», che «si cancellino gli accordi con la Libia» e che «si istituisca una commissione d’inchiesta».

Dopo l’abbandono di ogni missione di ricerca e salvataggio e la criminalizzazione delle Ong, Il Mediterraneo è oggi un «mare deserto» nel quale i migranti continuano a morire, come ha dimostrato il naufragio a largo di Lampedusa nella notte tra il 6 e 7 ottobre (22 superstiti, 15 dispersi di cui 8 bambini). E i governi, denuncia il Tavolo Asilo in un comunicato odierno, si sono dimostrati «impegnati soltanto a contrastare i flussi migratori senza alcun interesse a governarli». E dunque, attacca ancor più duramente, «le persone muoiono per le scelte fatte dalla politica e non per colpa del fato».

Pochi giorni prima del naufragio, il 4 ottobre, Avvenire ha pubblicato un’agghiacciante inchiesta di Nello Scavo. L’11 maggio 2017 al Cara di Mineo, durante un incontro ufficiale Italia-Libia sulla gestione dei flussi migratori, ha preso parte, senza lasciare traccia, il noto boss libico dei trafficanti di esseri umani Abd al-Rahman al-Milad, più noto come Bija, comandante di una personale “guardia costiera” che si avvale anche di una nave donata dall’Italia (qui un profilo di Bija di Avvenire). Le più che imbarazzanti rivelazioni di Avvenire sembrano dimostrare che, a stringere accordi con i trafficanti libici, non erano tanto le ong – sotto attacco mediatico e politico in quel periodo – ma proprio i servizi segreti italiani. E che la sedicente “guardia costiera” libica, alla quale l’Italia affida il compito di contenere i flussi migratori, fornendo mezzi e ingenti capitali, è un soggetto ben poco affidabile sul fronte della legalità internazionale e dei diritti umani.

«L’inchiesta di Avvenire – aggiunge il Tavolo Asilo – ha mostrato le evidenze del cinico sostegno economico e politico del governo italiano a un gruppo criminale: lo stesso che da un lato comanda le motovedette libiche e dall'altro gestisce i lager dei migranti. Un governo che nel frattempo si preoccupava di svuotare il Mediterraneo, criminalizzando in maniera strumentale e irresponsabile le Ong, uniche testimoni del massacro in atto».

Ancora una volta, le associazioni per i diritti dei migranti ribadiscono che «la cosiddetta guardia costiera libica non è la soluzione» e, anzi «è una parte centrale del problema». Inoltre, denuncia ancora il comunicato, «l’interesse pubblico e i principi del diritto sono stati piegati all’ideologia xenofoba che produce, come si può vedere, morte, ingiustizia e corruzione».

Il polverone sollevato dall’inchiesta di Nello Scavo è destinato a scuotere i palazzi e i media e a mettere finalmente in discussione tutto quel filone di politiche migratorie che, da ormai molti anni, si è fondato sulla delega ai libici della “protezione” delle frontiere meridionali d’Europa. La palla ora passa al governo giallo-rosso, anche in virtù del cambio di passo annunciato dopo l’anno nero di Matteo Salvini all’Interno.


* Foto di Tomasz Baranowski, tratta da Flickr. Immagine originale e licenza. L'immagine è stata ritagliata.

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